Visioni successive – Il maestro e il 3D
La stazione dei treni di Gare Montparnasse è un piccolo mondo antico. C’è il commissario della stazione con una vecchia ferita di guerra che non guarirà mai; la bella fioraia; la signora un po’ in là negli anni con cane e un vecchietto un po’ appesantito con un cane che cerca di attaccare bottone; c’è un giocattolaio dallo sguardo spento e la figlia adottiva che gioca vicino al suo negozio; c’è un bambino, vive nei cunicoli e nei locali dimenticati della stazione: è orfano, suo zio era il responsabile della manutenzione degli orologi. Il suo nome è Hugo, Hugo Cabret e dal padre ha imparato a prendersi cura e riparare gli oggetti meccanici e ha ereditato un automa scrivano rotto. Hugo è convinto che se riuscirà a ripararlo, la macchina trasmetterà un messaggio del padre. Quel messaggio nasconderà un segreto e rivelerà l’identità di un mago.
Hanno scritto tutti di come Scorsese abbia messo in scena il proprio tributo a un cinema che non c’è più; come l’automa di Hugo, il messaggio più o meno nascosto è che il cinema è a un incrocio straordinario, ha a disposizione una tecnologia di cui è impossibile capire i limiti e le possibilità. Oggi come all’inizio del secolo scorso, i cineasti sono pionieri a caccia di sogni. Bisogna essere temerari e disposti a giocarsi tutto pur di realizzarli. Come il George Valentin di The artist, il pioniere di Scorsese, Georges Melies, resta scottato nella lotta tra i suoi sogni e un mondo che cambia e sembra autodistruggersi; come il protagonista di Hazanavicius, in un raptus di follia disperde l’archivio dei suoi film. Ma non si possono bruciare i sogni e dal recupero del suo passato può nascere una nuova consapevolezza del presente.
Quello che sento di dover aggiungere è che Hugo Cabret è un film meraviglioso e miracoloso, in cui finalmente la tecnologia del 3D è utilizzata per raccontare una storia e disegnare magie, e non solo per tirare oggetti in faccia allo spettatore. Scene come l’incubo di Hugo che sembra prendere forma dalla prima proiezione pubblica dei Lumiere è il fondamentale passaggio di consegna tra due epoche.
Il miracolo di Scorsese è dimostrare ancora una volta che tutto è cinema, dall’occhio curioso di un bambino fin dentro i suoi ricordi.
***** A volte c’è così tanta bellezza nel mondo, che non riesco ad accettarla…
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Sottoscrivo, un ottimo film per un omaggio alla “nostra” splendida arte!
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Sono sincera, l’ho amato come omaggio al cinema e come regia, semplicemente meravigliosa. Ma la storia non mi ha presa, quindi non l’ho goduto come speravo.
E la cosa mi fa disperare, perché amo Scorsese.
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