Inception – Nolan, l’uomo dei sogni
Dove cominciare un post su Inception? Forse con la considerazione finale: è il film dell’anno, sì, ma probabilmente del decennio, per il futuro chi lo sa? È un atto di assoluta libertà di Christopher Nolan che, dopo i successi de Il Cavaliere Oscuro, si è guadagnato un budget che ormai è stanziato solo per Spielberg o Cameron (S P I E L B E R G o C A M E R O N), alla produzione di pellicole sui supereroi o maghetti miopi, e lo ha speso per una sceneggiatura su un ladro di sogni, un impianto a cerchi concentrici in cui immerge lo spettatore in un mondo che viola le leggi della fisica e dello spazio-tempo e che dai contorni dell’incubo assume la fisionomia del dramma.
Perfetto il cast, con DiCaprio protagonista nei panni di Cobb, il ladro di sogni che di professione si intrufola nelle menti di magnati dell’industria mentre dormono per carpirne i segreti. Un mestiere pericoloso che lo ha allontanato dal suo Paese, dove è ricercato, e dai suoi figli. Da qui, la trama è ovvia, quasi di maniera: il riccone di turno gli offre una chance per riabilitarsi promettendogli il perdono in Patria se porterà a termine un’ultima missione, l’Inception ovvero instillare nella mente del suo unico concorrente l’idea che lo porti all’autodistruzione.
Al suo fianco un freddo e composto Joseph Gordon Levitt, braccio destro di Cobb; Ellen Page impeccabile nei panni della secchiona Ariadne che dovrà ideare un labirinto (!); i sempre inappuntabili Michael Caine, Ken Watanabe e Cillian Murphy, tutti e tre già presenti nelle precedenti esperienze dei due Batman di Nolan; Marion Cotillard, implacabile regina dei sogni di Cobb (e dalla bellezza quasi divina).
Il resto semplicemente esplode con una potenza assordante come la perfetta colonna sonora di Hans Zimmer. Nolan viola tutto: le leggi che governano il nostro mondo, portandoci in esperienze su tre livelli di tempo e di spazio, ed anche quelle che dovrebbero regolare la ricetta per il perfetto blockbuster, creando un labirinto in cui perdersi, fatto di sogni e sogno dentro il sogno, ma lasciandoci vicino una bussola, un totem, per orizzontarci… Soprattutto inventa tre sequenze che al cinema non si sono mai viste, tre momenti che, guardandoli, resterete a bocca aperta.
Nel suo viaggio nei sogni, nel subconscio e nella nostra fragilità nel distinguere realtà e fantasia, un appunto sento di muoverlo: una freddezza generale dell’impianto, per i personaggi, ad esempio, che non riescono mai a far scattare una scintilla di empatia, un’eco di umanità che possiamo riascoltare in stessi, lontani come sono persi nella loro immaginazione. Eccezion fatta per Mal interpretata da Marion Cotillard – ma forse sono traviato dal mia amore per l’attrice francese. E tutto questo muovere città, strade e invenzioni resta limitato all’oggetto del film, senza stimolare o quanto meno approcciare, almeno in me, una riflessione più profonda sull’essere umano, sulla sua realtà e i mondi che costruisce con la fantasia, insomma senza una vera introspezione, addirittura vorrei scrivere, spirituale. Però, che cazzo di film…
C H E C A Z Z O D I FILM.
***** A volte c’è così tanta bellezza nel mondo, che non riesco ad accettarla…
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