Another Year – Primavera estate autunno inverno
Guardare un film di Mike Leigh può essere un’esperienza abbastanza stressante. Si perchè dietro le storie “elementari”, semplici, di vita insieme, in famiglia e con gli amici, si nasconde una complicata geografia di personalità ed emozioni. Anche la disposizione spaziale dei personaggi, assume un significato che vale la pena esplorare. Come la veglia funebre in Another Year, in cui il modo in cui i protagonisti stanno in piedi, seduti o aspettano, ci dice qualcosa su di loro.
Presentato in anteprima a Venezia, Another Year è esattamente quello che dice il suo titolo: un anno, dalla primavera all’inverno, nella vita della famiglia di Gerri e Tom (giuro, si chiamano così). Loro sono felici e realizzati: hanno un figlio con cui vanno meravigliosamente d’accordo, coltivano un orto che dà il tempo, con tono meravigliosamente bucolico, alle loro esistenze, crescendo e, anche, morendo poco a poco nell’alternanza delle stagioni. Intorno a loro però regna l’infelicità. Quella dei loro amici che, al contrario, non riescono a realizzare il sogno di avere una famiglia, un lavoro che dia soddisfazioni e si perdono nelle loro esistenze oscure.
In questo andirivieni tra infelicità e soddisfazione, possiamo percepire un sincero spaccato della Gran Bretagna di oggi, tra umorismo prettamente inglese e una società che perde le speranze di felicità nei fumi dell’alcol, del cibo, della solitudine.
In questo spaccato, spicca il personaggio di Mary, interpretato da Lesley Manville, drammaticamente ridicolo nelle sue speranze di una vita insieme al figlio di Gerri, specchio di una solitudine che è il male del nostro tempo accompagnandosi alla stupidità che solo certi esseri umani possono dimostrare.
****½
Fa un po’ di tutto, anche se tutto quello che fa è bello ma inutile, un po’ come la matematica pura:magari non serve, ma è sublime.
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