Un Gelido Inverno – Winter’s Bone: Pastorale americana
Winter’s Bone è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Daniel Woodrell. Candidato a 4 quattro premi Oscar (miglior film miglior attrice, Jennifer Lawrence, miglior attore non protagonista, John Hawkes, e miglior sceneggiatura non originale) fin qui è senz’altro una delle sorprese più belle del 2011.
Un Gelido Inverno – Winter’s Bone è fortissimamente un racconto, il racconto di un viaggio di una ragazza, la diciassettenne Ree Dolly, alla ricerca del padre spacciatore che ha impegnato la fattoria e il terreno dove vivono per pagarsi la cauzione e uscire di prigione sparendo poi nel nulla. Ree va alla ricerca dell’uomo perchè se l’uomo non si presenta all’udienza del processo, la sua famiglia perderà tutto.
La parola viaggio è altamente evocativa: spostarsi da A verso B ha sempre solleticato la fantasia e di solito è il modo per raccontare qualcos’altro. Qui non è così. O almeno non lo è del tutto. Interessa soprattutto raccontare il disagio, il disastro di una delle zone più profonde degli Stati Uniti, le montagne del Missouri, dove si sopravvive solo di espedienti come lo spaccio, come la violenza. Ree deve accudire i fratellini, perchè la madre è affetta da una grave forma di depressione ed è in stato quasi catatonico. Per cercare il padre sfida la criminalità locale, che pretende di tenere chiuse certe porte.
Winter’s Bone è un film crudo, violentissimo, spietato e freddo, freddissimo nel raccontare il degrado delle facce, delle case, delle strade, le ferite aperte dell’America dei pick-up, della desolazione di camicie appese come degli impiccati e della disperazione che non è quella delle periferie delle grandi città, delle minoranze ispano-americane o afro-americane. Qui siamo nella provincia della provincia, in piccole comunità che faticano a vivere ed esprimono tutta la violenza di chi è stretto ai margini. Non c’è lo stato, non c’è Obama, non c’è auto-miglioramento. C’è solo la tribù, la gente si riconosce, si annusa, si accetta solo sulla base dei legami familiari e vive di sangue, vendetta e debiti, in cui si insegna a sparare ai bambini, perchè devono imparare presto a non avere paura. I momenti di pace umana sono pochi: cantare insieme, accudire la famiglia o gli animali.
****&1/2
Fa un po’ di tutto, anche se tutto quello che fa è bello ma inutile, un po’ come la matematica pura:magari non serve, ma è sublime.
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Bel film "robusto"….davvero niente male!..
F.
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Molto coinvolgente e visivamente potentissimo secondo me. Ambientazione da paura, nel verso senso del termine…
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Continuando su un parere già espresso da altre parti, mi chiedo cosa possiede un film così per essere grande.
Classico filmetto da Sundance portato a cantore di situazioni a noi sconosciute ai limiti del capolavoro?
Boh.
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