The Fighter – I pugni in tasca
The Fighter non è un film sullo sport. Per fortuna. The Fighter è un grandioso conflitto di personalità, il racconto delle speranza di emancipazione del sottoproletariato urbano nella provincia americana, lontano dai grattacieli e dalle mille luci di New York. È la storia di una famiglia e delle interazioni tra i membri della stessa nella ricerca di un percorso di realizzazione e liberazione dalla povertà. È una storia di auto-miglioramento, di come un pugile non smetta mai di lottare, che sia sul ring o contro l’abuso di droghe.
The Fighter è la storia di due fratelli: Dicky (Christian Bale) ha avuto la sua chance, ha messo al tappeto Sugar Ray Leonard ma si è bruciato con il crack. È ancora l’orgoglio della sua città, Lowell, un luogo che assume i contorni di un personaggio per il suo aspetto ordinario e povero, covo di gente disperata tra stupefacenti e lavori alienanti. Allena suo fratello, Micky (Mark Wahlberg), carattere più introverso e timido, che si lascia guidare da Dicky, dalla madre manager e dalla pletora di sorelle che non lo lasciano mai. Micky ha talento, ha delle offerte da manager quotati ma i guai del fratello lo trascinano in basso. Sarà l’incontro con Charlene (ancora una donna) a smuoverlo dal torpore in cui si lascia guidare ma sarà l’influenza del fratello finalmente “pulito” a portarlo alla gloria.
In The Fighter la vicenda sportiva è assolutamente residuale. C’è spazio per gli incontri – un po’ l’unica pecca del film, girati curiosamente ricorrendo a riprese molto televisive che contribuiscono ad accorciare la distanza con gli appassionati – ma sono soprattutto i confronti verbali, la disperazione, le paure, i sogni infranti e quelli da realizzare a guidare la scena. È un film di personaggi e di pugni, dati coi guantoni contro le difficoltà della vita. È anche un film di attori che ha consentito a Christian Bale di portare a casa un Oscar, in una notte di fine febbraio in cui ha presenziato alla premiazione stranamente sobrio. Anche Melissa Leo ha vinto l’Oscar ma io lo avrei dato ad Amy Adams, strepitosa nei panni della ragazza di Micky, Charlene, assolutamente bona, protagonista di una scena con Christian Bale che resterà tra le cose che maggiormente mi hanno emozionato quest’anno.
****½
Fa un po’ di tutto, anche se tutto quello che fa è bello ma inutile, un po’ come la matematica pura:magari non serve, ma è sublime.
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E' vero che Amy Adams è proprio bona. Però anche Christian Bale, questo film a parte, fa la sua porchissima figura.
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