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Il cigno nero

black swan locandinaL’amore è oscurità, canta qualcuno. La vita è oscurità o quanto meno un lato oscuro almeno secondo Darren Aronofsky che in Black Swan mescola le grandi aspirazioni dei suoi personaggi più classici (dal matematico pazzo di Pi, allo scienziato che cerca una cura per il cancro de L’albero della vita) con i buchi neri dell’anima che portano in luoghi oscuri della vita che abbiamo imparato ad amare in tanta letteratura di Hollywood. 

 

Black swan è un capolavoro basico. Ispirato da Il lago dei cigni, l’autore e regista di The Wrestler mette in scena un’opera su più livelli, quasi un Inception completamente analogico che parla di paranoia, sesso, ambizione, estasi, delirio, sogno. 

 

Quella di Nina è una vicenda avvolgente che ricorda in tutto e per tutto i grandi noir psicologici degli anni Trenta e Quaranta, in cui il conflitto era tutto interiore, un’aspirazione, che trae origine da un rapporto, fondante, come quello con la madre che crea un’ombra, un riflesso capace di portare a perdere se stessi. 

Nina è una ballerina del Balletto di New York. Lei vuole semplicemente essere perfetta. Movimenti, gesti, tutto è forgiato da anni di allenamento e di ritiro quasi monastico. Così ha sacrificato tutto sebbene i meccanismi dello show business sembrano essere uguali in ogni paese e in ogni ambito, che sia tivvu, cinema, televisione o discipline più classiche. 

Ma Nina è stata notata, le viene offerta una grande occasione: etoile ne Il Lago dei cigni. Essere la protagonista implica essere il cigno bianco, simbolo di razionalità, purezza e integrità, e il cigno nero, istintivo, perverso, spregiudicato. Lei è un perfetto cigno bianco ma della sua vita ha vissuto così poco, senza mai portarsi ai confine piu lontani delle esperienze, protetta dal bozzolo ingombrante della casa e di una madre ossessiva. Il suo essere così perfetta, studiata, precisa la preclude dall’essere un altrettanto perfetto cigno nero. Destino crudele. La perfezione è, alla fine, imperfezione. L’esigente coreografo Vincent Cassel le chiede di andare in luoghi dove lei non era mai stata, di perdersi sulla strada della ricerca del lato oscuro. Nel percorso è accompagnata per un tratto dalla conturbante Mila Kunis che, come tutte le ballerine di fila, vuole rubargli il ruolo. 

Lentamente la mente di Nina cede ed il suo corpo ne risente, sotto la sua pelle cresce la paranoia e, allo stesso tempo, il cigno nero prende possesso di lei. 

 

Il parallelo è perfetto, l’interpretazione della Portman è sentita e vera come quella di Barbara Hershey nei panni di sua madre. Aronofsky ci conduce in un percorso in cui anche la città gioca un ruolo importante, con le sue luci, il suo stordimento, in cui onirico e horror si confondono, dove manipola le nostre percezioni, così come accade alla sua protagonista. Come il coreografo offre un ruolo ma chiede se siamo disposti a tutto per viverlo. Credo sia necessario rispondere sì.

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A volte c’è così tanta bellezza nel mondo, che non riesco ad accettarla…

8 pensieri riguardo “Il cigno nero Lascia un commento

  1. Bel film….."forte…visionario….coraggioso"…

    Di Aronofsky ho visto solamente "The Wrestler" e "Requiem for a dream"….
    (del quale questo "Cigno nero", a tratti, evoca un "mix"…..)

    …Mi hai messo curiosità per gli altri due…
    Ho già attivato……."le mie conoscenze della Rete" (….!!….)

    FRANCO

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  2. Scusa "l'invadenza"…
    Ma non avevo visto il "fantastico" commento compreso nel titolo
    riguardo Mila Kunis…..

    Complimenti……
    Sto ancora "ridendo"……
    E comunque……riguardo al coraggio, anche li Aronofsky non ne
    difetta affatto….
    Sai quanti a Venezia si sono abbandonati a grasse risate…

    ….per così poco!!!!…..

    FRANCO

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  3. Giusto, la perfezione è imperfezione. Lo sapeva alla fine della sua carriera Randy Ram l'Ariete di The wrestler e l'ha imparato a sue spese Nina de Il cigno nero. Film straordinario secondo me.

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