Julie & Julia – L’insostenibile leggerezza del cibo: recensione, cast, trama
Ho visto il gradevolissimo film della Ephron nell’ambito del Festival Internazionale del film di Roma e ne ho scritto qui.
Prendo questo spazio solo per concedermi alcune precisazioni e magari spoilerare scene e finale solo per chiarire alcuni concetti.
Il film è ispirato a due storie vere: quella di Julia Child, interpretata da Meryl Streep, la donna che nel secondo dopoguerra ha letteralmente insegnato agli americani a cucinare. Durante la sua permanenza in Francia per seguire il marito, addetto culturale dell’ambasciata statunitense a Parigi, inizia a prendere lezioni di cucina, una passione che la travolgerà, fino a spingerla a scrivere un libro che, dalla lingua fino al sistema metrico, “traduca” la cucina francese e introduca ai suoi segreti i rozzi americani che campavano di scatolette e cibi precotti (a pensarci bene, Julia, è stata tutta fatica sprecata, visto che oggi i tuoi connazionali si imbottiscono di panini e patatine fritte). La seconda storia è quella di Julie Powell (Amy Adams) ex enfant prodige dell’università, sconfitta dal confronto con il suo di libro, non riuscendo a ultimarlo. Ne esce con le ossa a pezzi: mentre le sue amiche fanno carriera, lei si trova incastrata in un cubicolo a rispondere al telefono ai parenti delle vittime dell’11 settembre. Ma adora Julia. Allora decide di raccontare in un blog la sua particolare sfida: cucinare tutte le 524 ricette della Child in un anno.
Il risultato è davvero molto divertente, malgrado la voce fuoricampo che accompagna le vicende delle due protagoniste, mentre l’interpretazione sardonica e travolgente della Streep è aggraziata ma travolgente. La Adams è l’altro perfetto piatto della bilancia: mentre la Child è solare e affamata di vita (e forse manca un pochino di profondità), la Powell ha tutti i dubbi di una donna del nostro tempo, la medesima necessità di esprimersi, i dubbi e le paure. Trova se stessa in cucina, una nuova forma di arte, cultura e comunicazione. Non è più solo un modo per nutrire la famiglia: spesso i mariti delle due chiudono la giornata con un digestivo. Sfacchinare ai fornelli è un modo per essere libere e raggiungere il successo facendo quel che desiderano.
La Ephron sceglie volutamente di sviluppare le storie in parallelo, a volte forzando anche la mano nell’empatia tra le due. Ma qui, benché aiutata da due attrici in forma smagliante (senza dimenticare uno Stanley Tucci sempre multiforme) , Nora perde un po’ la misura, perché l’incontro finale è a questo punto quanto meno dovuto, ma non avverrà mai, lasciando una sensazione di incompiuto nell’aria quando le luci si accendono in sala.

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a dire il vero non solo gli americani andrebbero avanti a pizza e patatine fritte.
Vogliamo parlare dei maschi italiani che non sono in grado di farsi nemmeno un piatto di pasta e adorano i cibi precotti i risotti in busta, e i 4 salti in scodella perchè non fanno fatica e li mangiano direttamente dalla padella?
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ah, guarda: io faccio un sugo e dei fiori di zucca fritti che sono una poesia, anche le cipolline in umido.
4 salti in padella? puahhh
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Questo film mi è piaciuto è delicato e divertente
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Scocci, carino il film, ma la doppiatrice della Steep, di solito bravissima, sembrava ubriaca per tutto il lungometraggio.
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in effetti e in alcuni tratti, sembrava effettivamente ubriaca
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