Beau ha paura di Ari Aster
Beau ha paura di Ari Aster consiste in tre ore di viaggio in bilico tra ucronia, distopia, commedia nera, horror, perfino animazione. Beau ha paura vuole essere tante cose e riesce ad esserle, ma non mi è chiaro se, in fondo, valga la pena di raccontarle.
Avete presente quella battuta da campetto da calcio in pietra e polvere ai confini delle metropoli “ao ma che sei cascato da piccolo?”? Beau è proprio cascato da piccolo e, insomma, non è tanto sveglio. Capiamo subito che la madre è iperprotettiva e quindi, crescendo, Beau è scappato dalla genitrice. Vive in un quartiere che fa sembrare Juarez l’angolo più elegante di Soho. Pensate che Beau deve entrare nel suo palazzo di corsa per non essere aggredito da teppisti tatuati usciti da Interceptor e un tantinello incazzati. Da questo momento Beau acciacca una serie di cacche epocali, tutte accompagnate da sfighe colossali.
Beau ha cambiato medicine e le sue nuove pillole vanno ingoiate rigorosamente con l’acqua, ma nel palazzo di Beau (ricordate Soho di cui ho accennato sopra?) hanno tolto l’acqua e nel frattempo a Beau hanno rubato le chiavi di casa mentre stava per partire e andare dalla madre. L’acqua. Beau ha bisogno di acqua e allora va di corsa al negozietto sotto casa, tanto chi mi vede?, e pensa di bloccare il portone del palazzo con l’elenco telefonico, tanto chi se ne accorge?, ma invece continua ad andare tutto male e la carta di credito non va più e Beau non trova gli spicci per pagare mezzo litro di acqua e il negoziante si incazza e chiama la polizia mentre fuori c’è l’apocalisse e i disperati si accorgono che c’è il tana libera tutti per andare a fare festa nel palazzo di Beau. Ci credete che è solo l’inizio? Beau sarà investito, accoltellato, accolto nella casa di due buoni samaritani, ma presto si accorge che sono due mezzi matti e allora scappa attraverso un bosco, ma nel frattempo la madre è morta e Beau deve sbrigarsi a raggiungere casa perché non la seppelliscono se non in presenza di Beau.
Fin qui è solo un pezzo e il film dura tre ore e questa è solo una parte delle sfighe capitate a Beau e vi dico che il ritmo è buono e in effetti non pesano tanto, ma il punto è… Proprio così: qual è il punto Ari Aster? Beau fa paura sembra la storia di un tizio non proprio sveglio alle prese con la figura materna e i complessi e le paure con cui cresciamo per colpa dei genitori. Il nostro ragazzone deve attraversare un mondo cattivo e vivere anche momenti avventurosi, rappresentazione di una possibile crescita e passaggio, ma Beau non sembra proprio imparare nessuna lezione. Beau fa paura sembra un Forrest Gump horror riletto per far piacere a Lynch, ma se volete la verità io Beau fa paura non credo di averlo capito e non credo che chi lo ha scritto avesse le idee chiare, forse voleva fa lo strano ma tant’è che non mi è piaciuto e mi sembra un film troppo problematico e pretenzioso di uno a cui possiamo dare una seconda possibilità perché in fondo Midsommar ed Hereditary erano molto buoni.
Ps: ammazza come sta ancora in forma Parker Posey, che dio la benedica.
*1/2 Male, signor Anderson. Sono deluso, molto.
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