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Serial&Co(cci)/Il Trono di Spade/The Dance of Dragons Recap

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Questo commento segue alla visione in lingua originale del nono episodio della quinta serie de Il Trono di Spade, trasmesso in lingua originale su Sky Atlantic lunedì 8 giugno 2015. Chi non l’avesse visto è pregato di tenersene alla larga o qualunque spoiler è a suo rischio e pericolo.

Che cos’è
La serie che ti fa riscoprire le gioie di quando hai visto per la prima volta uno squalo omicida, le guerre stellari, un archeologo correre inseguito da un enorme masso o una regina cavalcare un drago sopra le piramidi di Meereen.

Cosa è successo?

Dorne
Iniziamo dalla storyline più inutile di questa quinta stagione. Jaime è condotto al cospetto di Doran. Il signore di Dorne ricorda cosa significa la guerra e non vuole trascinare la sua gente di nuovo in quell’incubo. Ecco perché libererà Jaime e lo lascerà ripartire con Myrcella verso Approdo del Re. Doran brinda a Re Tommen, ma Ellaria non riesce proprio ad accettare la sua fedeltà ai Lannister e lo insulta. Doran la minaccia: se non si rimette in riga pagherà con la vita. Chiede che Trystane prenda il posto di zio Oberyn nel consiglio ristretto del re, ricordando quanto sia importante per i Sette Regni la alleanza tra Lannister e Martell, e come l’amore tra Trystane e Myrcella lo suggelli. Anche Bronn è liberato non prima di ricevere la vendetta di Trystane per il colpo subito: ordina alla monumentale guardia del corpo del padre di colpire il cavaliere delle Acque Nere. Questa sequenza (e insieme a quella in cui le Serpi delle Sabbie giocano in carcere a darsi gli schiaffi sulle mani) è un’altra prova di come la storyline dorniana sia utilizzata come momento esclusivamente leggero de Il Trono di Spade o per rendere ridicoli i dorniani. Segue un colloquio privato tra Ellaria e Jaime in cui prima la donna si mostra comprensiva e rispettosa nei confronti dell’amore di Jaime per Cersei, chiamando Myrcella “tua figlia” e poi, a scusarsi dei problemi causati, scagiona la ragazzina e lo stesso Jaime di qualsiasi implicazione nella morte di Oberyn. Ora, il principe dorniano è morto in un regolare duello, più per la sua logorrea e tracotante sicurezza nei confronti de La Montagna che per una trama dei Lannister. Quindi tutto sto smottamento de viscere, perchè? Di una cosa sono sicuro: Doran ha un piano, come i cyloni o il feroce Salatino de Le Crociate.

Braavos
Il titano è sempre uno spettacolo e incombe sull’arrivo di Mace Tyrell a Braavos per incontrare i rappresentanti della Banca di ferro. Qualcun altro assiste al suo sbarco in compagnia di Meryn Trant, Arya che li osserva mentre si aggira per il porto gridando “ostriche, vongole e fasolari” (essì i fasolari hanno preso il posto dei mitili, chissà se è frutto di un’indagine di mercato). Arya perde subito di vista la missione – ammazzare Il Magro – e si mette a pedinare Tyrell e Trant il quale, ricordiamo, è il numero due della sua lista di morte. Per un paio di volte la guardia reale scruta Arya, nella sua mente sarà passato un pensiero tipo “dove ho già visto sta cozza al sugo? Me la sarò già fatta in passato?”. Così scopriamo che Meryn non solo ignora il giuramento di castità, ma gli piace la patata giovane: nel bordello di Braavos dove si reca con il resto della scorta, lo scopriamo ricordare che, se fosse stato per Tyrell, ora il re sarebbe quel “cock sucker” di Renly, poi nel bordello respinge tutte le prostitute con il fisico da top model che la tenutaria gli propone, rispondendo sempre “Troppo vecchia”, finché non gli è proposta la sguattera, certamente non bella come le altre ma senz’altro più giovane, approssimativamente dell’età di Arya. Stai a vedere che la più giovane degli Stark si spaccia per prostituta pur di  restare sola in una stanza con Meryn Trant. Infine, Arya mente a Jaqen che gli chiede che progressi ci siano stati con Il Magro. Chissà se l’uomo ha fatto finta di crederci o se l’è bevuta per davvero.

La Barriera
La lunga marcia di Jon Snow con ciò che rimane dei Bruti raggiunge la destinazione. Dalla cima della Barriera, Ser Alliser Thorne guarda i nemici di un tempo ed esita prima di dare l’ordine di aprire. Jon è pervaso da un senso di fallimento, pensando a tutti coloro che non ce l’hanno fatta, ma è Sam che lo fa riflettere invece su quante vite ha salvato. Come nota Jon, tutti i confratelli sanno chi “ringraziare” per  i Bruti salvati ed è anche il motivo per cui Olly lo guarda stortissimo della serie “ti pianterò un paletto di legno nel petto Jon Snow”; Alliser gli dice pure che “Hai un cuore tenero che ci farà uccidere tutti”. Alla Barriera era il lunedì della positività.

Il Risiko al tempo delle Cronache del ghiaccio e del fuoro
Il Risiko al tempo delle Cronache del ghiaccio e del fuoro

Tra la Barriera e Grande Inverno
Vediamo subito cosa riesce a organizzare Ramsay con 20 uomini: distrugge le scorte dell’armata di Stannis e uccide più di cento cavalli. L’esercito è al freddo, senza cibo. Stannis manda Davos al Castello Nero a chiedere a Jon Snow vettovaglie e cavalli, ma da come lo guardano Melisandre e Selyse capiamo che è una scusa per allontanare l’uomo mentre il re pianifica la sua mossa più disperata: sacrificare sua figlia al Signore della Luce. Dopo che abbiamo visto Davos renderle omaggio con un cervo intagliato da lui, c’è un ultimo dialogo padre-figlia nella tenda della principessa. Shireen racconta del libro che sta leggendo, La danza dei draghi e di come la lotta fratricida tra due principi Targaryen quasi distrusse il regno. La ragazzina capisce che c’è qualcosa che non va. “Chi avresti scelto tra i due principi?” chiede Stannis. “Non avrei scelto”. E poi: “Come posso aiutarti padre? Sono la principessa Shireen Baratheon e sono tua figlia”. Queste parole, che proprio suo padre le disse nell’episodio 4 quando le raccontò della lotta contro il morbo grigio per salvarle la vita, hanno condannato Shireen. “Perdonami” è l’ultima parola che l’uomo le rivolge. I soldati la condurranno al rogo. Le invocazioni della ragazzina a Stannis non lo smuoveranno, saranno quelle alla madre che sveglieranno Selyse dal suo torpore fondamentalista, ma il suo grido di dolore si perde nel gelido inverno.

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Meereen
Daenerys già vuole controllare il marito. “Dove sei stato?” -“Ad accertarmi che fosse tutto in ordine”. -“Sei stato dalle tue puttane! Guarda che ti do in pasto a Viseryon!”. I Grandi Giochi iniziano e il presentatore dei combattimenti è fantastico, un giusto mix di drammatico e tribale. Hizdhar e Daario battagliano verbalmente come galli cedroni su chi vincerà il primo duello. Stranamente è Hizdhar ad avere la meglio, ma nel secondo gruppo di combattenti c’è una sorpresa: Jorah. Il cuore di Daenerys vibra per il suo cavaliere. Inutile stare qui a raccontare i modi in cui Jorah si è ritrovato a essere l’ultimo in piedi nell’arena. Quel che conta è che come il Mormont volge lo sguardo verso il palco reale, cambia espressione, prende la lancia ancora incastrata nel petto del suo ultimo avversario e la scaglia per uccidere un figlio dell’Arpia che era quasi arrivato fino a Daenerys. È il momento dell’attacco, i ribelli sono ovunque, Daario e gli altri cercano di mettere in salvo la regina, ma non ci riescono. Finiscono nel centro dell’arena circondati da centinaia di Arpie, come giubbe blu circondate dagli indiani, Daario si guarda intorno con l’espressione “Semo der gatto, anzi dell’Arpia” finché Drogon non appare fiammeggiante nel cielo. Brucia non so quanti rivoltosi, poi sua madre gli si avvicina, gli sale in groppa e i due volano via tra le piramidi di Meereen.

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Come è stato?
La puntata gira intorno due eventi drammatici: il sacrificio di Shireen e i 16 minuti e 2 secondi di battaglia della fossa da combattimento. Il primo è una scena da grande tragedia greca. Tutta la sequenza che si svolge tra le tende immerse nella neve dell’accampamento di Stannis non sarebbe stata così intensa e penosa e capace di strapparti il cuore dal petto se gli attori non fossero stati – per tutta la durata di questa storyline – così bravi e (in)credibili: Stephen Dillane distrugge uno dei personaggi più positivi de Il Trono di Spade, ma il conflitto tra ciò che ritiene essere fatto e il dramma del suo cuore è contenuto ma al tempo stesso contenuto che sembra quasi di sentire il suo cuore incrinarsi. Tara Fitzgerald/Selyse resta in stato di ipnosi, soggiogata al Dio della Luce fino al momento in cui la figlia non grida il suo nome dal rogo, in quel preciso momento si rende conto e dice a Stannis “non possiamo”. Cercherà di liberare la figlia ma il re dà ordine ai soldati di fermarla. È un peccato perdere Kerry Ingram nei panni della piccola principessa, sognatrice e dolce, vittima del gioco de Il Trono di Spade e che nell’ultima scena con il padre dimostra di aver capito che per essere un leader non bisogna seguire il proprio destino e scegliere tra le opzioni che ci sono imposte dagli eventi, ma che la strada è da costruire con le proprie mani. E’ vero, il suo è proprio sangue di re. Alla fine niente è più inquietante delle grida di Shireen che si mescolano con le urla di giubilo del pubblico raccolto a Meereen per assistere all’apertura dei grandi giochi.

L’altro momento che entra di diritto nel best five de Il Trono di Spade è la carneficina nella fossa da combattimento. Siamo al livello di Blackwater o Hardhome o Le Nozze rosse (tra l’altro il regista è proprio lo stesso della 3×9, David Nutter, su Wikipedia, alla voce corrispondente al suo nome deve esserci il rimando alla definizione di “ritmo”). Non si tratta di un semplice attentato a un monarca, è un vero e proprio massacro indiscriminato. Tutti sono vittime dei Figli dell’Arpia: i soldati e gli spettatori del grande evento, compresi coloro che avevano un posto nei pressi del palco reale. Ciò mi fa riflettere su chi ci sia veramente dietro gli attentatori. Chi ha letto i libri, ha ben compreso il ruolo che Hizdhar gioca nella ribellione: quando Daenerys  scompare portata in salvo da Drogon lui controlla Meereen anche perché nei libri è già sposato alla regina e, di fatto, è il re. All’inizio della sequenza nella fossa da combattimento Daenerys chiede all’uomo il motivo del suo ritardo. “Controllavo che fosse tutto in ordine”. Chi di voi non ha pensato che stesse finendo gli ultimi dettagli dell’attentato? Ora potete abbassare le mani. Però lo vediamo cadere sotto i colpi di pugnale dei Figli dell’Arpia e allora sorge il dubbio: è una messa in scena? Il terrorista infligge a Hizdhar dei colpi superficiali di modo che nessuno possa avere dei dubbi sulla sua fedeltà? Ma subito dopo lo vediamo agonizzante a terra e i contorni dell’attacco divengono inquietanti. E se i mandanti non fossero i Padroni di Meereen quanto una potenza esterna che vuole conquistare la città? Dubbio supportato dal fatto che i Figli dell’Arpia affluiscono a centinaia dentro la fossa da combattimento: come hanno potuto nascondersi per così tanto tempo, tenendo nascosto il loro piano? Sembravano un esercito non dei congiurati appartenenti a una setta segreta. E se il complotto fosse esterno a Meereen? Se fossero i padroni di Junkai a cercare di prendere la città? All’inizio della quinta serie ricordiamo proprio Hizdhar relazionare Daenerys al suo ritorno da una missione a Junkai: e se in quella occasione si fosse accordato proprio con i padroni della città schiavista per rovesciare la khaleesi? Aldilà delle teorie complottiste, resta una delle sequenze più imperiose, piene di ritmo e bene coreografate di tutta la serie: prima i duelli tra i gladiatori, poi la lotta per la sopravvivenza e la salvezza della regina fino a quando Drogon irrompe nella scena. La fine è bellissima con la regina che ordina ansuo figlio “Vola” e il drago che si alza in volo.

Il resto di The Dance of dragons è contorno che probabilmente serve a traghettare la serie nei colpi di scena che ci saranno nell’ultima puntata, Mother’s Mercy. Dorne continua a rivelarsi fonte di risate e scene francamente incomprensibili. La vendetta di Trystanne nei confronti di Bronn è più umiliante per il ragazzo che per il cavaliere delle Acque Nere. La scenetta tra le due Serpi delle Sabbie che giocano a Scaldamani, ovvero darsi degli schiaffi sulle mani, è degno di un film con Tomas Milian: Schiaffi nelle Celle nere con Bombolo e il Commissario Giraldi. Forse Ellaria che chiede scusa a Jamie può rientrare in un disegno più generale in cui si vuole dimostrare il pentimento della donna e giustificare così il perdono di Doran. Spero solo che la fatica sopportata questa stagione per tollerare i minuti trascorsi a Dorne sia ripagata il prossimo anno.

Sotto la Barriera, con migliaia di Bruti alle sue spalle, Jon si è cagato sotto quando Ser Alliser Thorne ha esitato prima di aprire il tunnel. Lo sguardo di Olly/Lee Harvey Osvald la dice lunga su cosa possa accadere nel finale della quinta stagione.

A Braavos aspettiamo di vedere se Arya avrà la sua vendetta: conoscendo la storia degli Stark, attendo che il suo piano le si ritorca contro. Qualunque esso sia.

C’è un altro filo conduttore in The Dance of Dragons: gli sguardi. Solo una grande prova corale di attori e attrici ha potuto trasmettere così intensamente i sentimenti, i drammi,  gli animi tribolati e le trame che hanno pervaso come un fiume carsico l’episodio, così fortemente inespresse ma cosi vigorosamente evidenti allo spettatore perché affidate non alle parole, ma al lavoro degli attori su ogni singolo muscolo dei loro volti. Le occhiate di Meryn Trant ad Arya, cercando di ricordare dove può aver visto la piccola venditrice di ostriche o come lo stesso Trant (interpretato da Ian Beattie) muova il corpo scosso da un brivido di piacere quando la tenutaria gli offre l’ultima ragazza. Gli stessi sguardi di Arya che cerca di studiare il suo avversario e capirne il punto debole per poterlo colpire. La bonarietà di Mace Tyrell che cerca di ammorbidire il dirigente della Banca di ferro a suon di pacche sulle spalle, ma tutti i suoi trucchi – come il promettere una cassa di buon vino di Alto Giardino oppure il trasformare un appuntamento di lavoro in una scena da osteria con canti in strada – non scalfiscono la corazza rigida dell’uomo: “non bevo” è la sua risposta e di certo non tratterà sui debiti dei Sette Regni verso la Banca di ferro. Circa lo sguardo di Olly a Jon abbiamo già commentato come sia foriero di cattivi presagi, o quello che Alliser Thorne lancia ai Bruti dall’alto della Barriera. C’è Jaime che rimprovera alla figlia/nipote il vestito scollacciato e la ragazza che risponde pepata dimostrandosi ormai una perfetta dorniana. Il siparietto tra Daario, Hizdahr e Tyrion in seconda fila è un ballo di guerra tra maschi alfa che si disputano la stessa femmina: anche qui sarebbe carino soffermarsi sui sottintesi delle schermaglie verbali tra i tre. E poi c’è Emilia Clarke/Daenerys, che, ci spiace notarlo, è forse la peggiore di tutta la compagnia, elargendo facce da mal di pancia a Jorah e Drogon, indistinguibili come se provasse per l’uomo che l’ha tradita e dice di amarla lo stesso sentimento che ha per Drogon e credibile solo quando ordina “Vola” al drago.

Il mollusco della settimana (da Wikipedia)

La fasolara o fasolaro (Callista chione) è un mollusco bivalve della famiglia dei Veneridae. Vive infossato su fondali sabbiosi e fangosi, dalle isole britanniche a tutto il mar Mediterraneo. Caratterizzata da conchiglia grande e ovale, esternamente lucida e interamente porcellanacea, con margine liscio. Di colore marrone rosato è percorsa da striature concentriche di colore marrone-rossastro e raggi più scuri che partono dall’apice proiettandosi verso il margine. Raggiunge una larghezza di 8-10 cm

Su Giallo Zafferano scoprirete che “fasolari sono deliziosi molluschi dalla carne morbidissima che vengono pescati soprattutto nella zona dell’alto Adriatico. I fasolari possono essere consumati crudi o cotti: in entrambi i casi è importante aprirli correttamente e pulirli dalla sabbia accumulata durante la loro permanenza sul fondale marino, loro habitat naturale. I fasolari sono ricchi di peculiarità che li rendono unici nel loro genere: la sapidità è dovuta ad una particolare concentrazione salina, le carni sono molto consistenti e infine la conchiglia li rende anche esteticamente adatti a piatti raffinati e d’effetto”.

Le battute

Cambia secondo le epoche chi è lecito amare e chi invece no. L’unica cosa che non cambia mai è che vogliamo chi vogliamo. (Ellaria Sand)

A volte dobbiamo scegliere. A volte è la vita a chiederlo. Ma se un uomo sa chi è e rimane fedele a se stesso, non sta piu scegliendo, sta adempiendo al proprio destino, per diventare chi è nato per essere, per quanto penoso sia. (Stannis, padre dell’anno)

È facile confondere ciò che è con ciò che dovrebbe essere, specie quando ciò che è risulta in tuo favore. (Tyrion)

Bel discorso, eloquente. Di solito chi è come te o è un genio o un imbecille. (Tyrion)

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