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Hunger Games – Chi glielo spiega a Melita Toniolo che i reality del futuro ti costano la vita? O forse è già così?

Hunger games è una trama che abbonda di sincretismo culturale e di riferimenti al mondo più pop raccontata in una forma espressiva raffinata. In un futuro distopico che sembra uscito direttamente dalla penna di George Orwell o Margharet Atwood e invece è quella di Suzanne Collins – Suzanne chi? L’ennesima miliardaria che campa alle spalle di genitori con figli troppo pigri per leggere libri veri – la città di Capitol, capitale della nazione di Panem, che sorge dove un tempo c’erano gli Stati Uniti,  organizza ogni anno un reality in cui 24 giovani si fronteggiano in un’arena. Solo uno vincerà e sopravvivrà. I ragazzi sono scelti con un sorteggio nei 12 distretti di Panem (quindi Capitol + 12 distretti? come Cristo e gli apostoli o le colonie americane che si ribellarono al Re d’Inghilterra, cazzo che fantasia), in ricordo di un’antica ribellione contro la capitale… Perché ero sempre disattento alla lezione di miti e storie dell’Antica Grecia? Teseo? Medea? La furia dei Titani? O quegli Orsi che giocano a baseball?
Così conosciamo Katniss che si offre volontaria per salvare la sorella rincoglionita, una di quelle gnocche di provincia che poi ti ritrovi sulle copertine dei settimanali e in barca con Cristiano Ronaldo, ma non puoi toglierti il pensiero dalla testa che da qualche parte in una miniera siberiana c’è un tizio che ricorda con nostalgia – e sotto la doccia si masturba – quando la modella che ora è su tutte le copertine dei settimanli e mensili gli ha fatto un pompino nella sua Trabant rossa. Così, non so se aveva già praticato servizietti orali ma Katniss deve lasciare il fidanzato per partecipare agli Hunger games.

La gnocca in questione ha la faccia da Barbie un po’ pienotta di Jennifer Lawrence, autentica prezzemolina della cinema di Hollywood: dopo le riprese di Catching fire, secondo capitolo della saga di Hunger games, la  troveremo sul set del secondo episodio dei “nuovi” X-men. Be’ la scelta è particolarmente felice: la ragazza del Kentucky mette un po’ del personaggio di Winter’s bone – una ragazzina forte da sopportare il peso della famiglia – ma anche l’attitudine più action appresa interpretando Mystica nel reboot degli X-men.

E se Jennifer Lawrence non è una sorpresa anche Gary Ross si conferma. I belli Pleasantville e Seabiscuit non sono stati casuali: mette in scena una prima parte nelle miniere e nei boschi del Distretto 12 nervosa e sincopata, tutta cinepresa a mano. Nella seconda spettacolarizza il tutto, esaltato dalle luci della grande capitale, vestiti sfarzosi e il brilluccichio della televisione, braccio armato del potere dittatoriale. Puro entertainment che scorre veloce e, almeno per me che non lo conoscevo, ha reso superflua la conoscenza del libro, anche se, unico neo per me, alcune scene d’azione sono un po’ confuse.
Il cast è tutto buono: non stupiscono Woody Harrelson, Elizabeth Banks, un po’ invece Lenny Kravitz sorprende, riuscendo a non essere del tutto odiooso; solo i due polentoni che interpretano i love affair di Katniss sono sembrati capitati per caso da quelle parti.

**** La vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai cosa ti può capitare

5 pensieri riguardo “Hunger Games – Chi glielo spiega a Melita Toniolo che i reality del futuro ti costano la vita? O forse è già così? Lascia un commento

  1. te l’appoggio. molto divertente la parte surreal-siberiana, e lapidaria la definizione delle scrittrici miliardarie di fantasy. anche se ho come l’impressione che buona parte del loro pubblico abbia dai trent’anni in su. la mia è una constatazione, non necessariamente una critica.

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    • sono d’accordo e la cosa mi ha stupito. avevo letto che the hunger games era sostanzialmente una saga per adolescenti o young adult ma il film e la trama – tutta una rimasticatura – lo conferma. la il film ha una forma espressiva matuta. mi dispiace che gary ross non diriga il secondo episodio

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