Un po’ di fuffa – Come rovinare Blade runner

Warner bros attraverso la Alcol Entertainment è alla stretta finale per acquistare i diritti cinematografici e televisivi per realizzare dei prequel e sequel di Blade runner.
È un’idea che mi terrorizza ed è l’ennesima dimostrazione che le idee sono fuggite da Hollywood da anni e ormai ci si preoccupa solo del battage pubblicitario e di marketing che è possibile spremere da un titolo.
La cosa che mi indigna è poter considerare un’opera come Blade runner alla stregua di un comunissimo bene di consumo di celluloide, la classica franchigia da fare in mille pezzi per guadagnare.
Il film di Ridley Scott ha incassato appena 32 milioni di dollari al botteghino, è stato quasi un fallimento al cinema, soprattutto per un film di “fantascienza”. Ma è entrato nella storia del cinema. La sua messa in scena è grandiosa nel creare un futuro in cui l’uomo non è riuscito con la tecnologia a migliorare ma semplicemente a rendere più oscuro e complicato il nostro presente. Se oggi il mondo è inquinato, sporco, corrotto, pieno di conflitti, il 2019 di Blade runner è semplicemente più inquinato, più sporco, più corrotto, con più conflitti, in cui si fa fatica a comunicare perchè le nostre differenze hanno frammentato anche il linguaggio. Ci sono le macchine volanti e la tecnologia per creare dei replicanti umani che è quasi impossibile distinguere da quelli in carne e ossa ma il mondo non è migliore, anzi. È peggiore. E fondamentalmente Blade runner è un noir, su un detective che cerca dei fuggitivi che si sono macchiati di alcuni omicidi; ed è un film sulla natura umana, anzi, dell’umanità; ed è un film con quel monologo finale.
Ora. Che cosa si può standardizzare di tutto questo? Cosa si può riprodurre allo sfinimento per un guadagno? Non mi sembrano merci spendibili a livello di marketing. Francamente sono beni la cui “ripetizione” può solo svilire e inflazionare.
Maledetti.