Il virgolette Fantastic Mr. Fox
“CHIAMATELA PURE FELICITÀ. E QUESTA VOLTA CI CASCHERETE ANCHE VOI” (Kekkoz – cineblogger)
“UNA PELLICOLA PREGNA DI MOMENTI MOLTO INTENSI E COINVOLGENTI” (Ale55andra – cineblogger)
“UN GIOIELLO” (Luca Ruffini – amico mio)
“EH CARUCCIO DAI” (Mario Barca – amico di Luca)
“AHO, MA QUANDO FINISCE?” (Ignoto al Warner Village)
Una favola di film non un film da favola. Molta attesa, soprattutto di chi scrive, per l’ultima fatica di uno dei migliori narratori che ci siano in giro, quel Wes Anderson che ha focalizzato la propria attenzione artistica intorno alla famiglia e al complesso nodo di rapporti, reciproche suggestioni e influenze, ma anche nevrosi e disturbi, dell’alimentazione e non, che nascono lungo le diagonali affettive delle mura domestiche. Ciò che si capisce dalla letteratura cinematografica di Wes Anderson è che la famiglia è tutto, il principio e la fine, che le doti caratteriali del singolo ne escono inevitabilmente potenziate e al tempo stesso depotenziate dalle implicazioni del legame genitori-figli e anche tra i fratelli.
Fantastic Mr. Fox è una favola su di una famiglia di volpi, borghesi e socialmente accettate. Il giorno in cui ha scoperto che sua moglie era incinta, Mr. Fox, ha abbandonato il mestiere di ladro di polli per diventare giornalista. Ma la tranquilla vita da “middle-middle class” gli va stretta, chiuso nel ruolo sociale e le responsabilità della famiglia, tra il figlio Ash che cresce nel suo cono d’ombra. Così, per rivivere i brividi di un tempo, decide di organizzare un ultimo, clamoroso colpo ai danni dei tre fattori di zona.
Tutto è allegorico in Fantastic Mr. Fox: il richiamo e l’impulso alla natura selvaggia del capofamiglia, che malgrado un lavoro stabile, di prestigio e di un certo peso sociale come giornalista (???) vuole vivere ancora l’ebbrezza del rischio del ladro di polli (vorrei poter leggere un qualche collegamento con Feltri e Belpietro ma al momento non sono ispirato, quando mi verrà, vi metterò a parte); il complesso di inferiorità del figlio nei confronti del padre, spinto a seguirne le orme e a superarlo ma in difficoltà nel trovare il proprio passo sul percorso paterno; i vari simboli di cui è disseminata la pellicola, come il lupo. Alla fine di un’ora e mezzo di deliziosa proiezione, trasportati in una dimensione parallela del cinema di oggi, la conclusione sembra essere che la famiglia è il posto più sicuro in cui possiamo trovarci ma anche quello che ci cambia irrimediabilmente e fa di noi quel che siamo, spesso più nei nostri difetti che nei nostri pregi, dove possono nascere i nostri migliori istinti o almeno aiutarci a esprimerli.
Ciò che non è allegorico in Fantastic Mr. Fox ma sostanziale e letterale è come Anderson sia suo agio con la stop motion, tecnica che ne esalta l’attenzione per la messinscena e i movimenti di macchina: finalmente libero di dare sfogo al proprio occhio interiore e di curare i dettagli anche nella loro essenzialità, Anderson regala un’opera leggera ma, a modo suo, difficile, che proprio nel linguaggio da favola trova l’assoluta esaltazione di certi tratti quasi grotteschi dei suoi personaggi: un personaggio con le umane debolezze di Mr. Fox è più credibile come volpe che con i lineamenti di George Clooney. Stupenda la colonna sonora, come sempre sottolineatura inconscia di certi sviluppi dei caratteri e situazioni.
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Che è sta novità delle citazioni? Ahah, sono onorata devo dire. Inutile aggiungere che si concorda alla grande.
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Meraviglioso film. Già da ora è certo che se la batterà tra i migliori di quest'anno. Fino a questo momento comunque, è il miglior film visto al cinema. A prescindere conosciamo il talento di Anderson, ma è vero che con questo stop motion è andato veramente oltre. Delicato, leggero ma dissacrante. Bellissimo.
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Questo film è semplicemente una sorprendente parabola. C’è un Mister Fox in ognuno di noi e un Ash in ogni pianerottolo. Da vedere e rivedere fino a fusione del dvd. Stop
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