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Alien: Romulus, il peggiore Alien della saga

 

Alien: Romulus è il settimo film della saga dello xenomorfo e si colloca temporalmente tra i primi due film…. Lo chiamano Interquel… Vabbé lasciamo perdere. Un gruppo di ragazzi vuole fuggire da Jackson’s Star, la colonia mineraria dove sono sostanzialmente degli schiavi costretti a lavorare per la compagnia mineraria Weyland-Yutani. Jackson’s Star è un posto allegro dove non c’è mai un giorno di sole, i nostri personaggi vivono in una notte perenne. Manco in Svezia è così. Almeno in Scandinavia hai l’assistenza sanitaria gratuita. E ci sono le bionde. Gli Abba. Vabbè andiamo avanti. Rain è rimasta sola con suo fratello Andy, un androide un po’ scassato, programmato dal padre di Rain per dire in continuazione freddure, quelle che probabilmente lui stesso usava per far sorridere la figlia.

L’ex fidanzato di Rain, Tyler, ha un piano per fuggire da Jackson’s Star: recuperare le capsule di stasi criogeniche da una stazione spaziale della Weyland-Yutani, abbandonata ed entrata in orbita attorno al pianeta da 365 giorni di buio, per poi viaggiare in criosonno su Yvaga, un pianeta dove avrebbero condizioni di vita migliori.

Ho volutamente omesso un’informazione preziosa: all’inizio di Alien: Romulus una sonda della Weyland-Yutani recupera un bozzolo di xenomorfo tra i rottami della Nostromo (per chi non lo sapesse, la Nostromo è l’astronave del primo Alien) e indovinate dove viene portato lo xenomorfo congelato? Proprio dove Tyler, Rain e il loro gruppo di Gen Z vogliono rubare le capsule e iniziare la loro nuova vita. A bordo del trasportatore minerario Corbelan (la Nostromo era una raffineria e un trasporto minerario), i due, insieme ad Andy, Kay (sorella di Tyler), Bjorn (cugino di Tyler e Kay) e Navarro (compagna di Bjorn) abbordano la stazione spaziale, composta di due sezioni identiche: Romulus e Remus. C’è pure il logo della Lupa capitolina, cosa che mi ha acceso particolarmente. La chiave di tutto è proprio Andy: l’androide ha le chiavi di accesso al computer centrale – Mother – ed è indispensabile per completare la missione.

Io tralascerò i dettagli di quanto accade nel momento in cui i ragazzi attraccano sulla Romulus e combinano un casino dopo altro: sono attaccati dai facehugger, c’è un chestburster e poi gli xenomorfi escono dalle fottute pareti, finché ci ritroviamo in Alien: La clonazione, quando una donna incinta è infettata dal dna dello xenomorfo, partorendo una forma di vita molto simile agli Ingegneri di Prometheus.

Che è successo? Succede che Alien: Romulus fin dai titoli di testa segue pedissequamente l’Alien del 1979, non sono riproducendone senza fantasia i passaggi – tipo la pelle dello xenomorfo ritrovata da un membro dell’equipaggio – ma riprodotti addirittura peggio: il chestburster è realizzato con pessimi effetti speciali in cui è evidente il manichino da cui esplode l’alieno e inframezzando la sequenza, con un montaggio parallelo della Corbelan senza controllo che va a sbattere contro la Romulus.

Dopo aver rifatto Alien, si passa ad Aliens, con una sequenza piuttosto lunga di inseguimento dei superstiti da parte di un branco di xenomorfi, finché si arriva alla parte più interessante dell’incrocio uomo-xenomorfo, avvenuto grazie a una sostanza sintetizzata dagli scienziati della Weyland-Yutani direttamente dal dna del primo Alien, il segreto del “perfetto organismo. La sua perfezione strutturale è pari solo alla sua ostilità”. A proposito, ma vi ho detto che torna pure Ash, fatto malissimo in CGI, solo che lo hanno chiamato Rook. Insomma, la donna infettata con l’agente dello xenomorfo era incinta e partorisce un ingegnere, sviluppo interessantissimo, quasi a rivelare che gli aspetti ostili e spietati, coniugati con una struttura fisica da macchina per uccidere fossero connaturati agli Ingegneri. Se ricordate bene, in Prometheus erano stati gli Ingegneri a sintetizzare per primi “l’agente di Alien”. Questo passaggio è l’unico in cui la saga fa un passo avanti. Fino ad allora – e anche dopo questo momento – Fede Alvarez e Alien: Romulus si limitano a copiare i vecchi film, compreso il secondo finale nella navicella di salvataggio.

 

Alien: Romulus è figlio degno del momento il cinema sta vivendo: replicare il passato, senza prendersi la bega di portare qualcosa di nuovo o addirittura far fare dei passi avanti alla storia, probabilmente spaventati dal fandome tossico di chi pretende, da spettatore, di avere il diritto di sapere cosa è coerente con la saga e cosa no. Quelli che poi invadono Imdb e altre piattaforme che raccolgono recensioni, ricoprendo di votacci solo perché secondo loro “non doveva andare così”. Alien: Romulus è un fallimento non solo perché si limita a riproporre il già visto, a piazzare qualche jump scare, a rifare male scene epiche, ma perché non ha coraggio, ambizione. Ecco perché è di molto inferiore a Prometheus e anche al bistrattato Covenant.   

5 pensieri riguardo “Alien: Romulus, il peggiore Alien della saga Lascia un commento

  1. Hai perfettamente ragione sul fatto che il cinema moderno consiste quasi interamente nel rimasticare roba già fatta in precedenza. Cambia il nome (sequel, prequel, remake, reboot eccetera), ma non la sostanza. Per fortuna il pubblico si sta ribellando: l’odio ricevuto dal remake del Corvo (e da tutti gli altri remake che hanno fatto flop in precedenza, da Robocop a Point Break) lo prova in maniera molto chiara.

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