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Star Wars – L’ascesa di Skywalker – la recensione incazzata (morte) nera

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“Ci hanno tolto il lieto fine” è la prima cosa che viene da esclamare al termine di Star Wars – L’ascesa di Skywalker: pensare a un mondo dominato dalla Forza e dalla Giustizia, in cui Han ama Leia, Luke ha riportato ordine nell’universo e “tutti vissero felici e contenti” era obiettivamente troppo per i nostri tempi oscuri, in cui tutto deve essere rovinato, sfruttato, spremuto, inquinato, riproposto, rebootato, rigettato e mangiato di nuovo, come in quella scena di Amici miei – Atto III… quando in aereo Tognazzi dà di stomaco e poi tutti gli amici mangiano il prodotto del suo stomaco, opportunamente preparato prima. Eh sì, la recensione di Star Wars – L’ascesa di Skywalker non può non iniziare con una sensazione di voltastomaco. Così, dopo 4 anni e tre film, abbiamo visto Leia, invecchiata, lasciarci le penne, nella finzione e nella realtà, Han Solo assassinato dal figlio, Luke trasformato in un ectoplasma, mentre Chewbecca è diventato il cagnolino peloso della pubblicità, a laccio corto di Rey, vivendo di ricordi dei tempi che furono.  

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«Li mortacci nostra»

Star Wars – L’ascesa di Skywalker è un film francamente imbarazzante, scritto con i piedi, con una sequenza di atti di fede e di azioni giustificate da “l’istinto”, la “Forza”, il culo, il mestruo femminile, che cuciono i punti sparsi nella galassia lontana lontana restituendoci una trama risibile: il casino era cominciato ben prima e pensare di risolverla in due ore era una pia illusione, ma, ahimè, the show must go on, tanto la gente andrà al cinema, comprerà zerbini con scritto “Il destino di un jedi è affrontare la cacca sotto le scarpe”. La cacca sotto le scarpe sono personaggi che prima tentano di scannarsi a vicenda, poi salvano la vita del rivale, prima si odiano, poi si amano, “perché cazzo sei tornato?” e poi “no ti prego non andare via”, azioni kamikaze giustificate sull’onda di una sensazione, flotte mega galattiche senza un navigatore, incapaci di uscire da un porto spaziale, poi tra 30 anni ci faranno un film spiegando che il motivo fosse l’amore di un padre per la figlia. 

La colpa è nostra o, meglio, di chi ha strizzato l’occhio a Leia-Superman, che vola nello spazio, da lì devono aver pensato che al cinema si sarebbero bevuti qualsiasi cosa, tanto l’importante è comprare il modellino lego del Millenium Falcon, il costume di Rey, il bambolotto bolso e incanutito di Lando, la spada di Kylo o il suo casco nero, che, una voltar messo insieme con lo scotch rosso, dà l’esatta dimensione di un prodotto che, dopo il disastro Ryan Johnson e l’abbandono di Colin Trevorrow, Abrams ha dovuto rimettere insieme, sperando che invocare la Forza avrebbe obnubilato i neuroni degli spettatori. 

Il cartello iniziale scrive “I morti parlano!”. E allora, li mortacci vostra!” Sarà il senso di declino che ci opprime, ma tutti ‘sti morti e i ricordi dei morti… soprattutto perché in fondo l’erba cattiva non muore mai e dopo averci tolto il lieto fine, cosa accadrà ora?

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