Judy, una vita tutta sesso, droga e rock ‘n’ roll
Siamo nel 1968, Judy ha 47 anni ed è quella che noi oggi chiameremmo una MILF. Judy è anche discretamente infoiata, è senza il becco di un quattrino, non ha una casa, ha la prole a carico che trascina tra un albergo e l’altro; la terza figlia si chiama Liza, Liza Minnelli. Ah, Judy è Judy Garland, ex fidanzatina d’America, che gli Studios hanno cresciuto a steroidi e anfetamine, tenendola in piedi come un cavallo da mandare a correre fino a quando non cade a terra stremato. A 47 anni Judy mangia poco e beve troppo, ingoia una pasticca diversa per ogni tipo di nevrosi e ha paura. Paura di non riuscire più a dormire, paura di non riuscire più a vedere i suoi figli, paura di non riuscire a cantare, paura che quella voce che passa dalle orecchie dritta al cuore sia andata perduta dopo una tracheotomia e troppi vizi.
Non è un caso che Judy sia interpretata da Renee Zellweger, donna a cui una serie di pessime scelte di chirurgia estetica hanno deturpato la bellezza, per farla adeguare a un’ideale di gioventù e fascino, che sta al nostro presente come le pasticche e i digiuni di Louis B. Mayer stavano agli anni Trenta.
Se il tema – l’attrice distrutta dal successo – non è nuovo, e il biopic Judy diretto da Rupert Goold è abbastanza ordinario, non lo è per niente l’interpretazione di Zellweger, che fa tutta la differenza tra precedenti Tale e Quale Show insigniti anche con l’Oscar e una recitazione in cui ogni ruga del viso o piega della bocca riesce a comunicare un’emozione, il dubbio di essere all’altezza del proprio nome, il timore stesso del proprio nome, l’amarezza per le occasioni perse e i matrimoni falliti e i rapporti naufragati e in cui, finalmente, la rappresentazione di un momento di un concerto non è solo la messa in scena di una canzone, ma il racconto di qualcos’altro, di un momento della vita di un artista, di uno stato d’animo e psicologico.

Judy si svolge nei mesi antecedenti la morte dell’attrice e cantante, quando lei, come per altri in passato (richiamo diretto a un altro biopic recente, Stanlio & Ollio), la Gran Bretagna era terra di conquista delle stelle del cinema in declino in patria. In questi pochi mesi, Judy trova il tempo di ubriacarsi, sposarsi per la quinta volta (-“Cosa prende contro la depressione?” -“Quattro mariti”), ubriacarsi, abbandonare i figli dopo essersi recata in Inghilterra per tenerli vicini a sé, ubriacarsi e impasticcarsi, non tutto in quest’ordine.
In questo frangente si compie la parabola dell’attrice, della cantante e soprattutto dell’essere umano, seguendo un declino inarrestabile, una forza oscura che corrode, una traiettoria verso l’autodistruzione. È vero, non è originale, ma è pur sempre una vita.
Judy esce in Italia il 16 gennaio 2020. E contateci, Renee si becca una nomination, almeno.
**** La vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai cosa ti può capitare
Categorie
Interessante! Normalmente il biopic non è un genere che mi appassiona, ma mi hai incuriosito non poco con questa tua recensione, grazie!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Fammi sapere cosa ne pensi.
"Mi piace"Piace a 1 persona