Mommy di Xavier Dolan
Girato in 4:3 molto stretto, più alto che largo, Mommy di Xavier Dolan sembra un film ripreso con un cellulare, ma non lo è.
È la storia di un rapporto madre figlio quasi edipico: lei è una vedova allegra, nevrotica, disoccupata; lui è un adolescente isterico, sboccato, violento, pipparolo, incendiario e vandalo. I due litigano, si riappacificano, litigano di nuovo, lui quasi strozza lei. Vivono in un sobborgo di Quebec, sono poveri e dicono un sacco di parolacce. Confesso: così tante parolacce che mi ha messo in difficoltà e dato un po’ ai nervi, e come sapete questo blog non è certo un collegio per educande.
Il rapporto tra i due prosegue così, fino a quando non entra in scena la vicina, una maestrina balbuziente e delicata che incredibilmente riesce a prendere per il verso giusto il ragazzo. Tutto sembra filare liscio fino a quando…
Dirò le cose che mi sono piaciute di Mommy: a dispetto dell’effetto claustrofobico che la scelta del formato impone, Dolan riesce a mettere su tre o quattro scene che aprono il cuore. Avete presente quando Elliot vola in bicicletta con E. T.? Avete presente quella sensazione di gioiosa idiozia che ci pervade quando un’immagine raggiunge corde del nostro cuore che da troppo tempo non ci risuonavano dentro? Be’ mi è capitato con Mommy, una spregiudicata libertà di stupire, un’innocente voglia di semplicità ed emozioni.
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Ho adorato la colonna sonora: Craig Armstrong, Dido, Counting Crows, Lana Del Rey, Oasis e Ludovico Einaudi assolutamente appropriata anche se sputtanata. Ho amato le interpretazioni: la madre, Diane (Anne Dorval), è una stronza mangia uomini che farebbe volentieri un pompino al vicino pur di non pagare le spese legali per la difesa del figlio; Steve (Antoine-Oliver Pilon), il ragazzo problematico, sarebbe un nazista dell’Illinois perfetto se non fosse nato in Canada; Kyla (Suzanne Clement), bellissima culona che ha nelle sue debolezze la sua forza
La cosa che non ho sopportato è la premessa. Come ci annuncia un cartello a inizio film, siamo nel 2015 ma in un Canada distopico in cui è stata approvata una legge con cui i genitori possono far rinchiudere in un ospedale psichiatrico i figli problematici, senza ricorrere a un giudice.
È da quando ho visto Mommy che mi chiedo “perché? Perché questo trucco narrativo?”, è come barare, come mettere il pecorino sulla pasta coi broccoli solo perché non ti senti sicuro che nella sua semplicità il piatto sia abbastanza saporito! Anche perché in fondo, per risolvere i problemi di quella testa di cazzo di Steve, sarebbe bastata una sberla assestata bene, sai di quelle che prendono bene tutta la faccia?
Ps: incredibilmente, in questo post ci sono meno parolacce che nei primi 5 minuti di Mommy.
Le battute
-Ci amiamo ancora io e te?
-Certo, è l’unica cosa che ci riesce bene
**** La vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai cosa ti può capitare
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