Ant-Man di Peyton Reed con Paul Rudd
C’è una cosa che non riuscivo a smettere di pensare mentre guardavo Ant-Man, il film sul piccolo supereroe Marvel interpretato da Paul Rudd: questo attore è stato Mike, il fidanzato-succube di Phoebe Buffet nonchè il collega amico di Ron Burghundy che aveva dato un nome alle sue palle.
In effetti sono le due cose che non riuscivo a smettere di pensare durante la visione di Ant-Man e direi che si tratta del 200% in più delle cose che ho pensato nel corso della visione di quasi tutti i film Marvel, da Iron Man 2 in poi. Eccezion fatta per “Che cazzo!” che è più un’imprecazione che un pensiero.
Il tono di Ant-Man è definito da qui, dell’essere stato scritto e pensato in prima battuta da quel cazzone di Edgar Wright e – dopo che il regista de L’alba dei morti dementi e Scott Pilgrim si è suicidato chiedendo che il suo film non fosse inserito nell’universo cinematografico Marvel – riadattato dallo stesso Rudd, con Adam McKay e chissà chi altro ancora.
Il risultato è quello che potete pensare esca fuori da una pellicola in cui l’attore che deve interpretare un uomo che può restringersi fino a essere grande come una formica e che può comandare telepaticamente un esercito di insetti, dichiari di aver comprato un allevamento di formiche per studiare il loro comportamento. Pensate all’inserviente spagnolo di Rudd che deve accudire le cugine di Ant-man, mentre Paul Rudd è in giro per il mondo a lavorare.
Però la forza di Ant-Man è proprio in questo: dopo le abbuffate di battaglie ed effetti speciali di Age of Ultron o Captain America: The Winter Soldier molti, moltissimi si sarebbero infilati le dita in gola pur di non essere sottoposti a due ore e mezza di città che volano o distruzioni planetarie. Invece Ant-Man è essenzialmente una commedia che fa molto molto ridere su un supereroe che prova a salvare il mondo da un’angolazione molto molto particolare. Così, Ant-Man scivola via veloce e gradevole in tutti i dialoghi, grazie alla libertà che è stata data agli attori di intervenire sullo script (la stessa Evangeline Lilly ha rivelato che ha portato le sue idee nel personaggio di Hope, il mio unico rammarico è non averla potuta vedere di più in leggies) e con alcune trovate anche registiche rivelano uno spirito quasi indipendente, è nella parte più puramente action che Ant-Man mostra dei limiti e gli effetti rivelano una fattura grezza dovuta al lavoro affrettato dovuto al cambio al timone. Anche se, il duello sul trenino Thomas merita una citazione, anche qui praticamente ed esclusivamente per l’ironia dimostrata. Come del resto le scene riguardanti gli Avengers: il duello con Falcon sembra appiccicata con lo sputo e messa lì tanto perché andava buttata dentro.
Così Ant-Man diventa ‘na cosetta scema e divertente, proprio come aveva pronosticato il figlio novenne di Rudd, con Michael Douglas che interpreta Hank Pym e per una scena appare sullo schermo così come era trent’anni fa ai tempi de All’inseguimento della pietra verde e con Paul Rudd che entra prepotentemente nella classifica dei modi in cui vorrei morire: stretto tra le cosce di Evangeline Lilly mentre mi insegna il ju jitsu.
La battuta
Penso che la nostra prima mossa debba essere chiamare gli Avengers
***½ Non hai mai sentito nominare il Millenium Falcon?
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Il Miglior Marvel dal primo Iron Man. Non che fosse difficile, ma è davvero godibile, in effetti.
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