Serial&Co(cci)/Sense 8
I due riferimenti più vicini a Sense8 – la serie tv di Lana e Andy Wachowski – scritta insieme a J. M. Straczynski, diretta con James McTeigue (regista di V per Vendetta), Tom Tykwer e Dan Glass e la fotografia di John Toll, vincitore di due premi Oscar, tra cui quello per Braveheart di Mel Gibson – sono Cloud Atlas e Il Trono di spade. Il primo perché il tema più importante della serie è l’interconnesssione tra gli esseri umani; se nel film tratto dal libro di David Mitchell ciò avveniva a livello temporale attraverso la reincarnazione e la forza centripeta del destino a cui cerchiamo di sottrarci, in Sense8 si sviluppa a livello geografico: nella stessa epoca, nello stesso istante, 8 senzienti “attivati” da Angelica (Daryl Hannah) entrano in contatto emotivo e celebrale tra loro: Capheus, Kala, Lito, Nomi, Riley, Sun, Will e Wolfgang (aiutati da Jonas, il Naveen Andrews, Sayid in Lost) possono vedersi, parlarsi, sfruttare ognuno le capacità dell’altro per tirarsi fuori da situazioni scabrose: come quando in Africa, Capheus usa le arti marziali della coreana Sun per sgominare una banda di criminali che lo perseguita. Le loro capacità sono normalissime: c’è chi sa mentire, chi conosce la chimica, chi è bravo a far botte e così via. Il potere da “X-Men” è quello senziente ovvero di poter entrare in contatto con gli altri membri del cluster, derivato da impercettibili modifiche biologiche. Ovviamente ci sono i cattivi che tentano di catturarli: è la multinazionale BPO guidata dal senziente Whispers.
Perché Il Trono di spade? Perché come nell’opera letteraria di Martin abbiamo tante trame tanti quanti sono i personaggi: ognuno ha la sua storia che si svolge in altrettante città (si gira in nove location diverse: Chicago, San Francisco, Londra, Berlino, Seoul, Reyvkjavik, Città del Messico, Nairobi e Mumbai; chissà perché i senzienti non possono stare nella stessa metropoli) ed entrano in contatto tra di loro per il sostegno morale, i consigli o intervenire direttamente nelle vite degli altri.
Come è stato?
Una gran noia. Le storiellina sulla ragazzetta indiana che non ama il suo promesso sposo, ma è ormai incastrata da un male interpretato senso del dovere. Lito, icona sexy del cinema popolare messicano che in verità è gay e non può più vivere nell’ombra e sceglie di mettere a rischio tutto per aiutare un’amica e riconquistare il suo amore (una storia insipida come i filmetti di cui Lito è protagonista). Lo scassinatore di Berlino che ruba dei preziosissimi diamanti allo zio boss della mala e la dj che fugge da un passato drammatico. Francamente anche solo a raccontarli mi calano le palle.
Che poi ai Wachowski interessa rivendicare la loro assoluta libertà stilistica, in cui le scene, senza nemmeno uno stacco di montaggio, passano tra Berlino e Londra, Mumbai e Città del Messico, e così via tra continui salti e incroci, in cui i generi sono usati come scusa e mezzo per affermare un uso politico della serie tv che cambi il senso comune su temi come l’identità sessuale e quella di genere, la libertà e la preminenza dell’uomo e della sua umanità su un mondo che vuole schiacciare l’individuo. In ciò, le ripetute scene di sesso omosessuale oppure l’orgiastica sequenza in cui i senzienti fanno l’amore ciascuno con il proprio partner, ma allo stesso tempo con tutti gli altri, sono volute per lasciare una traccia nella cultura popolare, rivendicare una “normalità” che altri e certa tv ancora negano.
Aldilà di questi obiettivi nobili, il clima predicatorio ha appesantito tutti e dodici gli episodi di Sense8, troppo tesi a rivendicare le scelte politiche e stilistiche, come la sequenza sulla nascita dei senzienti con la decisa e reiterata ripresa frontale della vagina che si allarga a lasciar uscire la testa del neonato; l’abuso del rallenti (c’è un episodio, mi sembra il 10, in cui i senzienti guardano i fuochi d’artificio e ascoltano musica classica sempre al rallentatore); la violenza, chiave per la liberazione dei senzienti o quanto meno per riuscire a proteggersi dai cattivi capitanati da Whispers, senza pensare che a uno dei loro personaggi i Wachowski fanno dire che gli umani uccidono perché non sentono niente (“killing is easy if you feel nothing”), lasciando intendere che i senzienti non lo fanno perché “sentono” le emozioni e il valore di ogni vita, salvo poi far compiere una strage al senziente tedesco, Wolfgang, negando così la loro presunta differenza. Oppure Wolfgang era molto nervoso quel giorno? Anche nel loro piccolo, i senzienti si incazzano. Un’altra cosa che manca è il villain: a parte rapidi flash, Whispers si vede giusto un po’ nell’episodio 12 e io credo che Lana ed Andy Wachowski sappiano quanto Bene e Male debbano andare a braccetto.
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Per quanto questa voglia essere una stroncatura, hai comunque messo ben in chiaro il motivo principale di interesse dell’intera serie, tanto che, con un po’ di immaginazione, se non avessi visto la serie mi avresti comunque incuriosito. Quindi complimenti e onore a te.
In generale tutto quello che dici è condividibilissimo comprensibile, anche se come sai io la vedo diversamente. Se dovessimo andare a vedere le varie storie nel dettaglio, effettivamente non sono tutte dei gran capolavori. Io però ho preferito vedere la serie più nel suo complesso, per quello che fa e per quello che dice, e allora non ho avuto alcun problema a sorvolare su certi dettagli.
L’unica cosa che mi sembra un po’ fuori luogo è l’accostamento a Game of thrones, che non è la prima né l’unica altra serie ad avere tante storyline quanti sono i personaggi. Insomma ci può stare ma mi sembra un po’ forzata come cosa.
Comunque ancora complimenti!
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Grazie a te!!! Tornerò a leggerti molto volentieri
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