Prima Visione/A Django, piace come muori
“Mi piace come muori”. È una delle cose che ricordo della visione di Django Unchained. Poi, “La D è muta”, ma non conta: l’avevo già sentita nel trailer. La sequenza iniziale, con King Schultz che trova Django e liquida gli scagnozzi che portavano lui e altri 5 schiavi dal nuovo proprietario, una meravigliosa scena alla luce delle lanterne ma anche un grande dialogo per lunghi tratti divertente; il Ku Klux Klan che decide se usare o meno i cappucci; il duello tra i mandingo, sanguinolenta scazzottata senza filtri, così violenta da costringermi a girare la testa per non vedere; la cena a Candyland con un bel piano sequenza; DiCaprio; Christoph Waltz.
Io ricordo poco altro. Va bene, ho la memoria di un pesce rosso. Va bene, Tarantino è Dio e non si discute però alcune cose io le dico perchè questo blog è mio e qui decido io perchè questa è casa mia.
E non è neanche qualcosa di troppo originale. Nel senso che, se avete speso del tempo in giro nel web a leggere recensioni, un po’ tutti concordano su questa cosa: quando si tratta di mettere due o più persone intorno a un tavolo e riprenderli mentre parlano, Tarantino non ha eguali. È vero. Però posso aggiungere una cosa? La forza di quelle scene è nella sceneggiatura, nei dialoghi, non nella macchina da presa. Intendiamoci, dentro una stanza Tarantino non si batte (e a vederlo nel cameo dentro al film e alla conferenza stampa, anche con la forchetta e il coltello in mano non si batte) ma la sua vera forza sono i dialoghi, è come è scritto il film, non come è girato, nè nella trama.
Tant’è che spesso, quando durante le 2 ore e 45 minuti di proiezione, porta i suoi personaggi in esterni, sembra perduto e anche gli showdown perdono forza e vigore.
Un’altra cosa si ricorda usciti dalla sala: le risate. Si ride continuamente, soprattutto per i voli dialettici del personaggio di Christoph Waltz e per alcune sequenze che chiaramente cercano di mettere in ridicolo questo o quel personaggio, spesso il cattivo di turno. Forse, però, Tarantino la fa un po’ fuori dal vasetto: se ridicolizzi il tuo cattivo – l’altra essenziale gamba per far funzionare un film – il rischio è che ridicolizzi tutta la pellicola. Un’ultima cosa: io capisco le esigenze viscerali dell’artista, ma non è un po’ infantile il bisogno di far saltare in aria una sala di un cinema piena di gerarchi nazisti e poi una villa palladiana di schiavisti del sud degli Stati Uniti? Siete brutti e cattivi e vi faccio saltare in aria… Tuo film tue le regole… però, forse un tredicenne la metterebbe giù così semplice.
Non vi voglio lasciare con una sensazione negativa: sebbene lontano dai miei massimi tarantiniani (che sono Pulp Fiction, Jackie Brown e il primo Kill Bill) Django Unchained è comunque un passo avanti rispetto a Bastardi senza gloria; infine, voglio sottolineare le interpretazioni: detto che di Christoph Waltz non si dovrebbe neanche più parlare – solo il suo accento è un godimento e andrebbe sentito solo in lingua originale – DiCaprio propone l’ennesima sostanziosa prova di una carriera sottostimata da troppi. Eccessivo, lievemente pazzo, con Tarantino mostra ancora un talento che ha bisogno solo di essere plasmato. Il ritorno vicino a Tarantino fa bene anche a Samuel Jackson, uno dei personaggi che restano più addosso, in cui ironia e dramma e crudeltà si sono sposati in un equilibrio che manca in tanti altri momenti del film.
Categorie
a me i Basterds erano piaciuti parecchio, terzi nella mia personale classifica dopo Pulp fiction e Jackie Brown. Quindi forse Django mi piacerà ancora di più? anche se leggo ormai da più parti recensioni come la tua, che non bocciano certo ma che muovono qualche dubbio.
"Mi piace""Mi piace"
ricordo che ti era piaciuto… almeno sui primi due siamo d’accordo (anche se ho sempre voluto indagare sull’apporto di Avary a Pulp Fiction)
"Mi piace""Mi piace"
Ciò che ho apprezzato di più di Django é il fatto che Tarantino abbia fatto un film western senza snaturare il genere: infatti ci sono tutti gli elementi tradizionali (l’ amicizia virile, la vendetta, l’ eroe con una missione, eccetera) con in più l’ ironia e la qualità di scrittura tipiche dei film di Tarantino. C’é sia il rispetto per il passato che la voglia e l’ ambizione di dire qualcosa di nuovo. E quest’ obiettivo é stato brillantemente raggiunto.
P.S.: L’ apporto di Avary a Pulp Fiction consiste nell’ aver scritto la storia con protagonista Bruce Willis, che inizialmente doveva essere un film a sé stante: Quentin Tarantino acquistò quella sceneggiatura e poi fece tutto da sé.
Non ricordo dove ho letto o sentito tutto questo, forse nei contenuti extra del dvd di Pulp Fiction.
"Mi piace""Mi piace"