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Prima Visione – La banda di Tsui Hark

deeQuelli bravi diranno che il film di Tsui Hark è pieno di metafore, che racconta la Cina di ieri intendendo quella di oggi, che c'è Mao anche se non si nomina mai, la moglie, la sorella e le congiure di palazzo a Pechino almeno dal 1966 ad oggi. Qualcuno potrebbe avere l'ardire di sostenere che film così non se ne fanno più. Qualcuno potrebbe spacciare il soprannome di Tsui Hark, lo “Spielberg d'Oriente”, anche se qualcun altro potrebbe controbattere, mosso da un virulento spirito polemico, che in realtà è “il George Lucas d'Oriente”.

Tutte queste affermazioni sono vere – nel senso che qualcuno sicuramente le propinerà in uno dei tanti panegirici del regista nato a Canton ma vissuto in Vietnam, Hong Kong, Stati Uniti, insomma dappertutto tranne che a casa sua – ma sono anche false perchè funzionali a creare una cortina fumogena e un substrato di verità calata dall'alto per non raccontarsi che Detective Dee, sebbene tecnicamente eccellente, è un film che fa fatica a celare una noia inquietante.

Dal trailer sapete tutto: siamo nel VII secolo dopo Cristo e una donna sta per diventare imperatore. Sarebbe la prima volta. Una serie di misteriosi omicidi avvengono all'ombra della colossale statua del Buddha costruita per celebrare l'incoronazione. La futura sovrana chiama un dissidente che ha rinchiuso in prigione dopo un tentativo di rovesciarla per indagare sulle morti misteriose. Dopo avventure e peripezie, il vecchio nemico (spoiler) riconoscerà la nuova sovrana, ed entrambi avranno compreso qualcosa che farà della Cina quello che, in effetti, è oggi. Una dittatura.

L'ho fatta breve perchè qui, in riva al lago, si sta bene e ho voglia di andarmi a gustare un crodino con qualche bruschettina piccante prima di cena. Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma (sì, amici, il titolo completo è proprio questo, non sembra quello di uno dei film prodotti da Luc Besson che nessuno sano di mente guarderebbe neanche sotto tortura?) si snoda attraverso intrighi di corte, magie, misteri risolti con il classico colpo di genio sherlockholmesiano dal protagonista del titolo, e una serie infinita di duelli a colpi di pugni e pedate, duelli che tutti, dico irrimediabilmente tutti si concludo con un pareggio: i colpi sono tutti schivati, le frecce evitate, quasi nessuno si fa male e fugge fino all'incontro successivo. Tutto intervallato da lunghe disquisizioni su questo o quell'insetto dai poteri misteriosi, la tal pozione o un foglio dove è scritto chissà quale segreto. Intanto, forse in previsione delle future repressioni poliziesche alla Mao, Deng o Ju Jintao, tutti si travestono, cambiano il proprio aspetto, cercando di sembrare quello che non sono ma in un certo senso lo richiamano e lo echeggiano. Anche in questo caso, qualcuno sarà attirato dalla possibilità di scrivere un saggio sull'argomento. Io me ne lavo le mani. È vero che Detective Dee è una giostra quasi ininterrotta e che ormai è difficile trovare nelle pellicole-blockbuster che ci propinano oggi tanta attenzione al divertimento da giostrai, con peripezie tecniche di difficoltà non indifferente: persi dietro i dubbi amletici di Spiderman o la furia improvvisativa di Robert Downey Jr.-Iron Man abbiamo quasi dimenticato come deve essere un film completamente direzionato verso l'intrattenimento, un po' come un Robin Hood con Errol Flynn. Io però confesso che all'ennesimo confronto in cui i pugni sibilano solo vicino all'avversario, l'ennesima freccia che non coglie il bersaglio perchè deviato da una delicata tenda di lino o tutti quei dialoghi su questo o quella magia, la palpebra è calata, prepotentemente.

 

2 e mezzo buono**½
Non sei andato malissimo ma neanche troppo bene… come il Tottenham

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