Serial&Co(cci) – Mad Men
Column spiritual guidance: Renè Ferretti
Tagline: perchè a noi la qualità c’ha rotto il cazzo
Mi piace Mad Men. Il primo motivo poggia le sue basi nella sua origine: gli anticorpi generati dalla rivoluzione Lost abbattutasi sulla televisione e sulle serie in genere. Probabilmente la strada era già stata aperta – penso a 24, ad esempio – e l’era del telefilm “lineare” era in crisi da tempo. Con Lost, i viaggi nel tempo e nello spazio, i continui “flash forward” e “flash back” diventano la pietra angolare per l’intrattenimento del piccolo schermo.
Mad Men è completamente agli antipodi. Non è solo una serie ambientata nella fine degli anni Cinquanta ma ne ha anche i tempi dilatati e la voglia di prendersi tutti i minuti che ci vogliono per raccontare i personaggi complessi, far assaporare l’ambientazione, e non farlo in quindici secondi ma magari in quindici puntate.
Entriamo lentamente nel labirinto e nel mistero di Don Draper, scoprendo la sua famiglia, la sua casa, il suo luogo di lavoro, i colleghi, le abitudini. Tutto sembra perfettamente normale ma poi…
Un altro dei motivi del fascino di Mad Men è proprio l’ambientazione “storica”. Il decennio che segue la Seconda guerra mondiale, i baby boomers, un’epoca d’oro per i pubblicitari (non a caso i personaggi lavorano in un’importante agenzia pubblicitaria) perchè sigarette e alcool non erano politicamente scorrette, tutti bevono e fumano, continuamente. È un mondo di uomini, pazzi, in cui i rapporti, se pure socialmente codificati, si basano ancora sulla forza e sull’antico tabù della doccia: io ce l’ho più lungo del tuo. È un mondo maschilista: la moglie sta a casa, a badare ai figli, agli uomini è concesso tutto, adulterio incluso. Che pacchia, anche se, sotto la superficie, qualcosa si nasconde. La donna cerca una collocazione nella società che cambia, non più solo madre ma anche essere umano che si realizza nel lavoro e che vive liberamente la propria sessualità, soprattutto le segretarie, particolarmente arrapate; l’uomo, dopo aver combattuto in guerra, vuole godere la vita e la famiglia non basta più, anzi forse neanche il successo lavorativo basta più.
La generazione di Mad Men è quella di Revolutionary Road, il libro di Richard Yates da cui l’anno scorso è uscito un bellissimo adattamento cinematografico di Sam Mendes e di cui echeggiano le storie dei Draper, un uomo il cui bisogno di indipendenza e la voglia di sentirsi un lupo solitario ha inevitabilmente isolato come dimostra la chiusura della prima stagione.
Una nota per il cast di attori e attrici, tra cui menzione speciale per January Jones, perfetta incarnazione di una bellezza ideale che mi sta perseguitando da qualche tempo.
Su play.com con circa 47 euro potete acquistare le tre stagioni di Mad Men, in inglese e sottotitoli in inglese. In Italia è disponibile solo la prima stagione (13 episodi in 4 dischi) e costa un botto, come su bol.it e dvd.it.
La serie intanto sta andando in onda su FX, ogni lunedì due puntate dalle 20e40.
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Vorrei ringraziare gli amici che, nel mio profilo Fbk, hanno suggerito un nome per questa rubrica, come Sabina, Michele, Alessandro, Emanuele, Angelo (a cui devo la frase ispiratrice di questo post), Silvia (cara sorella, fino all'ultimo la tua proposta è stata tra le preferite), Franzy, Do Dò e in particolare Serena i cui suggerimenti mi hanno tenuto in bilico fino all'ultimo. Alla fine ha vinto Francesca che, accidentalmente ma anche magicamente, è la mia dolce metà ma non posso dimenticare Luca-Luchino-Sguincio il quale non è la mia dolce metà ma comunque ce la mette tutta per essere un buon amico e un fedele accolito di questo blog. Poi, cosa cazzo voglia dire accolito lo scopriremo un'altra volta.Grazie a tutti e spero che almeno per voi questo spazio possa diventare un punto di incontro e scambio di idee.
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