Prima visione – Zooey (Hall)

Joseph Gordon Levitt si ritrova innamorato perso di Zooey e in (500) giorni insieme (e non) il suo Tom passa dal ballare in mezzo alla strada con degli e delle sconosciute a trascorrere le giornate a bere vokda e mangiare merendine. Noi assaporiamo la storia d’amore tutta attraverso i suoi occhi e le sue emozioni: la magia di quando le cose vanno bene, le visite a Ikea mano nella mano, i cinema, le mostre, la conquista e il dubbio della conquista. Ma poi tutto inizia a sfaldarsi, a perdersi, e non ne capiamo completamente le motivazioni, perché la nostra prospettiva è quella di Joseph/Tom: chi durante una lunga e dolorosa rottura, può dire di aver compreso in pieno le ragioni dell’altro? Persino il volto del rivale, resta sempre fuori fuoco e lontano dalla nostra completa percezione.
Marc Webb è cresciuto girando video musicali. E si percepisce, perchè procede per strappi, in avanti e indietro, dal punto di vista temporale ma anche da quello emotivo. Webb utilizza tutto quello che può per essere sempre frizzante e veloce: spezza lo schermo in due, usa con moderazione la voce fuori campo e mantiene un tono fresco, divertente e divertito per l’intera durata del film.
(500) giorni insieme esce in Italia 11.905 giorni dopo il capolavoro a cui il film di Webb deve tanto e di cui sembra in grado di raccoglierne il testimone nel nostro tempo, Annie Hall. Come nella pietra miliare di Woody Allen, comprendiamo che la catarsi del dolore è essenziale per capire le nostre idiosincrasie, le debolezze, che l’amore deve essere non corrisposto, in fondo, per essere davvero eterno e indimenticabile per chi deve godersi un’opera, letteraria, lirica o cinematografica. Perfino alcuni spunti di sceneggiatura sembrano richiami evidenti. Inoltre, così come Allen disegnò perfettamente la sua New York, dove si innamorò, e la oppose alla Los Angeles dove tutto si spezzò, Webb tiene tutta la vicenda nella città californiana, offrendocene un ritratto nuovo, quasi inusuale, con begli scorci e soprattutto architettonicamente interessante.

la vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai cosa ti può capitare
Categorie
Splendida recensione, che aumenta maggiormente il fomento che da mesi mi porto dietro per questo film…
"Mi piace""Mi piace"
Bello bello bello! Eh si, anche io ho pensato a Diane Keaton ed Annie Hall, con il dovuto distacco dal capolavoro a questo ovviamente. Comunque sono d’accordo su tutti i punti che citi.
"Mi piace""Mi piace"
Se prima ero incuriosita da questo film, adesso mi ha proprio fatto venire voglia di vederlo!
Spero di riuscire ad andare.
Bella recensione!
Valentina
"Mi piace""Mi piace"
Fantastico… altro che le storie raccontate da quel pirla osceno di Moccia!
(500) GIORNI INSIEME
"Mi piace""Mi piace"
E si, anche a me è piaciuto. Una cosa che non avevo notato è che lui mangia le merendine. In questa cosa io mi ci ritrovo moltissimo, nulla come il junk food mi attira dopo la fine di una storia.
Ciao
"Mi piace""Mi piace"
@pilloledicinema: io il junk food lo mangio ogni due ore…
"Mi piace""Mi piace"
a me il parallelo con Allen è venuto in mente solo in negativo. Storie simili ma trattate con ben altro piglio. E’ vero anhe Allen sparigliava il racconto e l’intreccio, usava diversi giochi, anche prospettici, che però nel film di Webb sembrano posticci e non fanno che sottolineare la sua derivazione dal videoclip. Niente di male, per carità, se l’autore però capisse che un film non è un videoclip di 90 minuti.
e per quel che riguarda la Deschanel… mah. neanche l’unghia della classe (anche comica) della Keaton. Ma è anche il suo personaggio a fare acqua, a livello di scrittura. Il punto di vista del narratore sembra volerla giustificare per poi in realtà riversarle addosso senza batter ciglio la veste da stronzetta che cambia idea al minuto.
Annie Hall era un atto d’amore, anche quando le cose ormai erano finite.
SPOILER
Qui, il finale pensa solo a ristabilire le parti, con una strizzata d’occhio al pubblico, come a dire non ti vado? trovo di meglio!
"Mi piace""Mi piace"