Gran Torino – Clint val bene una messa (occhio: spoiler!)
Che cosa dire di Gran Torino che non sia stato già scritto e detto? Personalmente vorrei aggiungere poco altro. È un gran film, girato con la solita precisione e capacità di emozionare di Clint. Senza orpelli e virtuosismi. Recitato come solo Eastwood poteva: giocato tutto sulle pieghe del viso e della gola, con la voce che assume i toni del sibilo di un serpente e con la rara capacità di saper impugnare un fucile, o una pistola, come se nessuno prima di lui lo abbia mai fatto.
Il quartiere è l’ultima frontiera americana, è dove il sogno di interazzialità di una nazione si sta spezzando sotto il peso della disperazione, dei sogni infranti di integrazione, di giustizia sociale, di redenzione.
Gran Torino è un film senza redenzione e quasi senza speranza. L’unico modo per lo sceriffo per mantenere l’ordine è sacrificare se stesso, ormai certo del sopraggiungere della morte. Gran Torino è il modello di automobile su cui Kowalski/Eastwood ha montato il volante quando lavorava alla Ford, pietra angolare di un’epoca in cui quello che ti costruivi dava la misura di quello che valevi mentre oggi le scorciatoie sono a portata di mano e si perde facilmente la strada maestra.
Kowalski/Eastwood non è poi così antipatico, forse è solo un poco burbero. Del resto, tutte le persone che non gli piacciono meritano di essere disprezzate: i nipoti che si presentano al funerale della nonna con il piercing all’ombelico e la maglietta di una squadra di football; figli maleducati come la progenie a cui hanno dato vita; un prete imberbe con la pretesa di conoscere la vita. Poi, andando avanti nel film, scopriamo che gran parte dell’abbaiare di Kowalski/Eastwood fa parte di un codice tutto suo, che si svela in una delle scene più belle degli ultimi anni: l’iniziazione di Tao ai misteri della vita e della conversazione tra maschi adulti che avviene dal barbiere. È come vedere i giovani leoni che giocano ad azzannarsi per scoprire così i segreti dei duelli che dovranno sostenere da adulti. Semplicemente meraviglioso.

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Walt è un personaggio cinematografico che ramarrà sicuramente nella storia, ne sono sicura.
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vedi che ho fatto bene a metterti come link al mio post sul tema?
🙂
ebbravococci
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Penso anch’io. Penso che in effetti, Clint/Walt sia sempre uguale a se stesso, come i faraoni, ma credo che sia una parte fondamentale della sua leggenda. Eppoi che regista! Minimalismo allo stato puro
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il film dell’anno, senza dubbi. stasera lo vado a rivedere in lingua orginale, se lo merita.
PS: bel blog, ti linko
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tutto ciò che penso di questo film è che merita tutta la nostra stima.
l’interpretazione di clint è sublime, odiosa e terribilmente carismatica..
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Come al solito gran bella recensione e oltretutto ci troviamo d’accordo sul film. 😉
“È come vedere i giovani leoni che giocano ad azzannarsi per scoprire così i segreti dei duelli che dovranno sostenere da adulti.” Per questa frase-metafora ti meriti un applauso.
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bellissimo post, per un bellissimo film. ho apprezzato molto l’accostamento western/Walt è lo sceriffo, è molto indicato.
ciao
Andrea
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“Senza orpelli e virtuosismi”…qui sta la vera essenza del cinema di Eastwood secondo me:un cinema scarno ed essenziale (come anche il viso segnato dalle rughe del protagonista), un cinema tradizionalista sia nella morale che nell’estetica. Grand Torino è davvero l’ennesimo capolavoro di un cineasta tra i più grandi di sempre!
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