Visioni successive – Non guardare ora
La contro – copertina di Don’t look now, comprato su ebay da un negozio online inglese, recita trattasi di un “classico dell’horror” che ha ispirato maestri come “Steven Soderbergh”. A me l’horror fa quasi schifo ma questo non mi sembra horror, però, andiamo con ordine.
Don’t look now è probabilmente uno dei pochi casi al mondo di titolo italiano moooooolto ma di moooooolto meglio di quello inglese (“A Venezia un dicembre rosso shocking”); probabilmente questo esoterico film di Nicolas Roeg è la causa del declino della carriera di Donald Sutherland in tanti filmetti finto horror che hanno incastrato il suo talento.
Però, questa ingarbugliata opera che ho potuto vedere solo in una gracchiante versione in lingua originale e senza sottotitoli, si segnala per dei momenti alquanto “shocking” e per una potente ispirazione che ha sostenuto alcune scelte. Innanzitutto il senso il perdita, di mancanza ma anche l’inquietante percezione di maleficio che alberga in una Venezia fuori stagione in cui le striature di rosso sui muri, sui vestiti e negli angoli bui presagiscono il sangue che vedremo solo nell’ultima scena. Inquietante per la scelta di una coppia che ha perso la propria figlia per annegamento in uno stagno, di andare a vivere – anche per un breve periodo – in una città che galleggia da secoli cercando di sopravvivere all’acqua stagnate.
Tre o quattro momenti sono grandiosi: l’apertura, con lo stagno presagio di una tragedia, con l’acqua torbida che aspetta solo il tributo umano, che prelude a qualcosa di tragico ed il cavallo bianco che corre, simbolo di un sogno spezzato.
Il suono degli occhi che sbattono pieni d’acqua della bambola che Donald Sutherland ritrova sul ciglio di un canale, un altro infausto presagio.
Grandioso è la percezione di delirio, di flash istantanei ma densi di brividi inquietanti che si incontrano e si intrecciano con il labirintico girovagare tra le calle veneziane.
L’incidente dentro la chiesa, un vero capolavoro di maestria, può anche essere considerato come la personale critica di Roeg alle morti bianche in Italia (ma puoi lavorare su una impalcatura che dondola? E meno male che John Baxter/Donald Sutherland arriva dall’Inghilterra dove c’è tutta un’altra cultura del lavoro).
La chiusura, questa sì degna di un horror, per il volto mostruoso di Adelina Poerio che soddisfa la sua fame e la bramosia di sacrifico umano, compiendo la profezia malefica che aleggia su di noi fin dall’apertura.
Ps: Julie Christie era bona come il pane

Non hai mai sentito nominare il Millenium Falcon?
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Nicolas Roeg è forse uno dei filmaker più discontinui e inclassificabile della storia del cinema… momenti di puro miracolo visivo all’interno di film spesso inguardabili… penso che gli sia sempre mancata la collaborazione di uno sceneggiatore che sapesse capitalizzare al meglio le sue invenzioni all’interno di una truttura narrativa decorosa… è vero lui ha spesso "sfiorato" i territori dell’horror, e anche lì, guarda caso, sempre scatenando una sorta di fastidio nei cultori del cinema di paura per il suo modo "sbilenco" di affrontare il genere…
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