Perché Dept. Q è la serie poliziesca migliore su Netflix anche se l’hai già vista mille volte
Avete presente quel momento in cui vi dicono: “Guarda questa serie scandinava bellissima, si chiama Dept. Q”? E voi subito: “Ah, una roba da Festival con la neve, la vodka e la gente morta malissimo”. E invece vi ritrovate a Edimburgo, con la pioggia a spingere orizzontale e Matthew Goode appena uscito da Downton Abbey ma si è perso per strada una camomilla e un abbraccio.
Dept. Q – Sezione Casi Irrisolti è il murder procedural che Netflix ha tirato fuori dal suo cilindro nordico-anglosassone per farci dimenticare per un attimo che abbiamo visto 857 serie su detective disturbati e che, nonostante tutto, le vogliamo ancora. Perché se il poliziotto non ha un trauma, non ha senso. E se non lo mandano nel seminterrato, nemmeno.

La trama
Carl Morck (Goode) è l’ennesimo eroe del disagio: brillante, cinico, tossico relazionale, probabilmente allergico al concetto di team building. Dopo un’incursione a caso su una scena del crimine – che neanche Jessica Fletcher in vacanza – finisce con un proiettile in gola, un collega paralizzato e un morto giovane sulla coscienza. La capa della polizia di Edimburgo, che già non lo sopportava, lo parcheggia nel sottoscala insieme ai faldoni, alle ragnatele ma soprattutto agli orinatoi: nasce così il glorioso Dipartimento Q, nome che sa di spy story ma è solo una scusa per tenerlo lontano dai guai. Peccato che lui i guai li prenda contropelo la mattina quando si rade.
Morck, però, non è solo. Con lui una squadra di reietti usciti da un casting parallelo di Slow Horses: Akram, rifugiato siriano con un passato torbido, probabile passato da torturatore nelle prigioni di Assad e uno sguardo che fa tremare anche i criminali più incalliti; Rose, segretaria neurodivergente dedita allo sbrocco che capisce gli schemi come se avesse visto la serie già due volte. Insieme riaprono il caso di un donna scomparsa anni prima (Chloe Pirrie, faccia da “non vi fidate, ma vi attira lo stesso”), pubblico ministero impegnato in un caso di femminicidio, mentre tutto intorno a loro l’universo si stringe per farli esplodere.

Il bello è che, nonostante tutto, funziona.
Funziona la dinamica da “Tre uomini e un cold case”. Funziona la città di Edimburgo, gotica e lurida quanto basta per sembrare una Copenaghen con l’accento sbagliato. Funziona soprattutto Matthew Goode, che riesce a essere odioso, irresistibile, sarcastico, tenero, e tutto questo nello stesso episodio. A volte nella stessa scena. A volte nello stesso sguardo. È una specie di Hugh Grant con più bile e meno giacche di velluto.
La direzione produttiva di Scott Frank (La regina degli scacchi, Logan, Out of Sight) è precisa come un colpo di snooker scozzese: parte lenta, ma costruisce personaggi e tensioni con mestiere. Lui dice che voleva fare “Cin Cin coi morti”. Gli crediamo. Ogni episodio è un bicchiere pieno di drammi passati, segreti sepolti e whiskey emotivo. Alla fine ti prende, ti investe e ti lascia con la voglia di un’altra dose.
Forse nel bel mezzo della prima stagione ci si perde un po’ tra due casi che si sovrappongono, passato e presente che coincidono, si toccano, girano in tondo forse un po’ troppo che sembra si cerchi di allungare la brodaglia. Tutto condito con una sequenza impressionante di inadeguatezze da parte della polizia che sembra una di quelle docuserie tv italiane su Garlasco o la povera Yara.
Dept. Q non è rivoluzionaria, ma è raffinata nella sua deriva, elegante nel marcio. Piace il tono ma soprattutto l’ambientazione scozzese, vissuta, di mille piogge e altrettante lotte per l’indipendenza. Con un cast delizioso che puzza di sogni infranti. È l’ennesima serie su un detective tormentato e una squadra improbabile, ma fatta bene. E quando è fatta bene, ci si frega sempre.
Anche se l’accento non è quello giusto.
Anche se Morck è uno stronzo.
Anche se… vuoi solo vederne un’altra.
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🟢 Giudizio finale in 5 parole:
Sherlock meets Trainspotting con l’asma
Ecco le migliori frasi e citazioni di Dept. Q – Sezione casi irrisolti
Le migliori frasi e citazioni di Dept. Q – Sezione casi irrisolti
Ti fermi mai a domandarti perché la gente ti odia?
-Sei uno stronzo.
-Me lo dicono tutti.
-Ti credevo morto.
-Sono morto dentro.
Carl: A volte bisogna dare una bella smossa alla gabbia per capire come reagisce.
Ferguson: È così che molti addestratori hanno perso un braccio.
-Stai seguendo Graham Finch?
-Sto seguendo tutti.
Che cosa cazzo facevi quando eri in Siria, dimmelo.
La migliore risposta all’ira è il silenzio.
-Ti hanno sparato di nuovo?
-Ironia della sorte.
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