Sport e cinema: Zona d’ombra… Ma che fate satira su Will Smith? Occhio che si incazza
Zona d’ombra con Will Smith appartiene al fecondo, fecondissimo, filone del cinema amerigano in cui gli States celebrano se stessi e il loro sistema, la capacità di autopulirsi e rigenerarsi espellendo le mele marce, le tossine grazie ai valori di democrazia, verità, bellezza, onestà e amore.
In Zona d’ombra, Will Smith interpreta un personaggio realmente esistito e tutt’ora in vita, il dottore Bennet Omalu, neuropatologo nigeriano che scoprì la CTE (encefalopatia cronica traumatica), una malattia degenerativa che colpisce il cervello dopo i ripetuti colpi subiti alla testa; la scoperta lo mette in rotta di collisione con la NFL, la potente lega americana del football americano, accusata di aver nascosto i dati realativi a questa patologie e non aver fatto abbastanza per tutelare la salute dei propri atleti.
Da qui il film si muove su canoni che conosciamo: il sistema cerca di rigettare l’organismo esterno, sembra riuscirci, ma nuovi fatti proporranno “il virus” come lo strumento con cui il sistema potrà adattarsi a una realtà cambiata.
E se volevano dimostrare che gli USA sono la terra delle opportunità, be ci sono riusciti con la storia di un neuropatologo nigeriano che in Ameriga parla coi morti, il prete gli manda a casa una profuga africana molto gnocca e malgrado sia un immigrato fa più carriera di Stephen Moyer con la barba posticcia.
Si può fare ironia sul titolo, ma qui Mr. Smith va a Washington con un film prodotto dalla Scott Free per mano di Giannina Facio (sì proprio lei) con un prodotto eccessivamente televisivo, semplice e semplicistico, ma in fondo niente male, un film per appassionati che vogliono scoprire qualcosa sugli sport superprofessionistici americani e ascoltare Flavio Tranquillo che fa una telecronaca al cinema.
La citazione
L’importante è finire la partita. Se la finiamo, la vinciamo.
** Ragazzi, state commettendo un grosso sbaglio.
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