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House of cards Recap: Capitoli 46 e 47 

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Che cos’è?
La serie che come certi amori “fa dei giri immensi e poi ritorna”. Così siamo al reboot della seconda stagione. Menomale, è la mia preferita.

Cosa è successo?
La Dunbar si chiama fuori dalla corsa alla candidatura alla presidenza e il grande nemico diventa Will Conway (lo svedese Joel Kinnaman), un figo palestrato che ha vinto le primarie per i repubblicani. Capitolo 46 si apre in maniera esemplare: poche immagini e capiamo quali sono gli eserciti rimasti in campo; vediamo i Conway al mattino, giovani, vitali, che scopano o almeno ci provano finché non arrivano i figli a interromperli, lei è pure bona, non volgare o eccessivamente perfetta di fisico, un giusto compromesso, se stirasse camicie a Tor Pignattara sarebbe messa peggio, i soldi l’hanno aggiustata bene. Lui ha il profilo politico perfetto: governatore dello Stato di New York, si è arruolato il giorno dopo l’attacco alle Torri Gemelle, ma anche lui ha delle magagnette: una certa attitudine all’impiccio (usa un motore di ricerca per mappare gli elettori e impostare la sua campagna) ed è molto bene ammanicato per poter tessere la sua tela contro Underwood. I quali, d’altra parte, vivono ancora quasi separati, con Frank (Kevin Spacey) che si imbottisce di medicine. Due forti e vigorosi contro due anziani e deboli e malati e che manco scopano.

Il presidente non solo deve fronteggiare Conway, ma creare lo spazio politico per trovare lavoro alla moglie (Robin Wright) nell’establishment governativo, manco fossimo in Italia. I due episodi trasmessi da Sky Atlantic mercoledì 30 marzo 2016 snodano i fili della strategia degli Underwood: un fuoco incrociato su qualsiasi candidato scelto per la vicepresidenza dalla leadership del Partito Democratico.

Con un sagace gioco, Frank è riuscito a convincere i vertici del partito a far acclamare il nome del vicepresidente dalla convention, mostrandosi per il momento interessato a proporre il nome di Kathy Durant, il Segretario di Stato.
In tutto ciò, scatenato dall’attentato di Lucas e dalla morte di Meechum, ricominciano le inchieste di Zoe Barnes e la sua morte.
Da segnalare un nuovo schizzato in città: Aidan MacAllan (Damian Young), un analista che presumibilmente aiuterà Frank a taroccare le elezioni. Il suo balletto mezzo nudo a suon di musica house è stata l’apostrofo rosa tra le parole “ti hackero il server brutto comunista”.

La citazione, ep. 46
Non pensare a me e a te, adesso. Tira fuori l’acciaio.

Prima devi saper usare un remo, poi puoi prendere il timone.

La coscienza ha un suo odore inconfondibile, a metà tra la cipolla cruda e l’alito al mattino, ma la menzogna puzza anche di più quando arriva da chi non è abituato a mentire. Sa di uova marce e sterco di cavallo.

Avete indovinato: odio ancora i bambini
(Capitolo 46, scritto da Bill Kennedy, diretto da Tom Shankland)

La citazione, ep. 47
L’unico problema del buon senso è che è così di buon senso.
(House of Cards, capitolo 47, scritto da John Mankiewicz, diretto da Alex Graves)

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