Cocciquote: l Cavaliere Oscuro è un po’ Il Padrino del mio tempo, di questo mio 2008, un film in cui si è andati al di là del concetto di sequel, prequel, dopoquel e doppioquel: lascia senza respiro, ti trasporta in lande desolate dove il caos regna sovrano e in cui l’unica alternativa all’arrendersi al male è una continua escalation dell’azione, del delitto, della perversione, della tragedia, del terrorismo e della sete di giustizia – in bilico con quella di vendetta – che si accompagna ad esse. Come il film di Coppola raccontava il lato oscuro dell’America per far cadere la maschera alla “versione ufficiale” del sogno americano, in una misura che non mi è ancora possibile metabolizzare c’è più sui nostri tempi in 5 minuti de Il Cavaliere Oscuro di quanto si possa trovare in un telegiornale (Dio ce ne scampi e liberi), in un quotidiano, in un periodico patinato che vorrebbe fare inchiesta ma sotto – sotto sogna di tornare a mettere le tette in copertina e ancor di più di tanta arte, cinematografica e non, che incontriamo in giro. C’è l’Iraq, c’è Obama, c’è oggi e c’è forse il domani.