Visioni (di molto) successive/Lei e quegli attimi che vale la pena vivere tra cui Amy Adams
Her in italiano diventa Lei e la voce di Scarlett Johansson si trasforma in Micaela Ramazzotti. Proprio come in un classico di fantascienza di Philip K. Dick in cui il presente è una versione peggiorata del passato, così la versione doppiata di Lei è quella peggiorata di Her, la Ramazzotti non è la Johansson, cosi come Her/Lei altro non sembra che una mega puntata di Black Mirror. Tutti sono dimessi in Her, Amy Adams è struccata, avvizzita e molto Annie Hall, Joaquin Phoenix sembra il Patch Adams di Robin Williams, Chris Pratt ha delle orribili pieghe sulla camicia e se rimorchia una cozza, sembra bolso e appesantito da troppo hamburger. Her, in fondo, è una riflessione sull’Uomo, mortali, esseri finiti che cercano disperatamente di amare e tutti indossano ‘sti orribili pantaloni ascellari alla Fantozzi. Il protagonista scrive lettere, ma certo non divertenti come quelle di Totò o Troisi-Benigni ed è talmente noioso che lo molla pure il suo sistema operativo. Ci pensate? Il computer che vi molla perché non le avete fatto due coccole dopo essere stati su YouPorn. O perché il pc vicino ha una conversazione più stimolante. E a quel punto, quando un uomo e il suo sistema operativo si separano, a chi vanno le email? I videogame chi li tiene? So’ problemi. Alla fine il nostro eroe fa la mejo cosa: se ricorda che Amy Adams è un pezzo de fica ed è mejo tocca du tette vere anche se piccole piuttosto che masturbarsi col computer, così se la prende e la porta a vedere l’alba. Perche la vita è fatta di una serie infinita di attimi che durano e sono delicati come un respiro. E dentro Her ci sono.
Non ci è dato sapere se dopo l’ha pasturata a dovere prima di chiavarla a sangue. Mi piace pensare che sia così. Lo sapete, sono un romanticone.
*** È stata la cosa più divertente che ho fatto senza ridere
Categorie