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Prima visione – Solo Mark Wahlberg poteva usare come suoneria del cellulare della propria ragazza il tema di Darth Vader e non farsi mollare

Ted è un interessante esperimento sociologico. Prendete un orsacchiotto, dategli un’anima, una voce e un amico. Poi, schiaffatelo 27 anni davanti alla televisione, portatelo al cinema, insomma, mettetelo a stretto contato con tutti gli elementi della pop culture di cui siamo tutti malati. Quale è il risultato? Be, secondo Seth McFarlane, otterremo un pupazzo di nome Ted che dice parolacce, fa battute sugli ebrei e l’11 settembre, rimorchia le escort, si droga. Il suo amico è poco meglio: si droga con lui, fa battutacce, a lavoro è pigro ma rimorchia alla grande. Sarà grazie alla sua enorme cultura cinematografica e televisiva (ve la ricordata la scena di Altà fedeltà al pub con John Cusak che spiega la sua teoria su come una vasta cultura pop contribuisca a rimorchiare delle belle tipe?) che rimedia Mila Kunis. Un rimorchio facile visto che Mila lavora con Seth da una vita ma tant’è John Bennett alias Mark Wahlberg se la porta a letto tutte le sere. Ma se sul cellulare di John, la suoneria di Ted è la sigla di Supercar, quella di Mila è il tema di Darth Vader. Insomma, John è il classico 35enne che convive con un orsacchiotto dissociato, è spesso fatto e non prende troppo sul serio le sue responsabilità da vita adulta. Ma quale è il problema? A me sembra una vita più che dignitosa. Però a quanto pare, qualcuno mette in testa a John che la sua vera vita ancora non è iniziata, e non lo sarà fino a quando risponderà sempre presente quando Ted lo chiama per farsi una canna o per partecipare a una festa a cui è arrivato Sam Jones, alias Flash Gordon alias il mito dell’esistenza di entrambi.

Ma andate a farvi fottere.

L’esperimento di Seth McFarlane si risolve in una dicotomia. Come spesso accade, la scorrettezza delle gag è incastrata dentro una struttura del racconto classicissima (il desiderio che si trasforma in realtà, fa così Da Grande con Pozzetto), quasi infantile e francamente deludente. Qua e là la noia traspare ma comunque le risate sono tante e abbondanti; come sempre suggerisco una visione in lingua originale, così anche da apprezzare la versione comica di un attore come Mark Wahlberg il quale, nonostante le nomination all’Oscar e i successi anche da produttore, accetta di prendersi poco sul serio e di mostrarsi mentre fuma erba o picchia un bambino.

**** La vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai cosa ti può capitare

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