Serial&Co(cci) – Glee 2.0
La prima stagione di Glee mi aveva colpito per la freschezza dei personaggi e del plot, e per la vivacità, originalità e altissima qualità dei numeri musicali.
La seconda stagione mi ha fatto semplicemente cagare. Viaggiare attraverso i 22 lunghissimi episodi mi è pesato tantissimo. I personaggi hanno mostrato la corda della loro monodimensionalità senza rimedio, condannati a girare come un pesce rosso nella boccia con poca acqua di battute pressoché scontate, senza possibilitá di salvezza, trasformando l'intreccio narrativo in qualcosa di assolutamente superfluo mentre l'attenzione alle vicende personali degli stessi raggiungeva il picco delle turbe psichiche di una Brooke Forrester. L'unica attenzione a un'evoluzione è stata riservata a Sue Sylvester che sulla conclusione della stagione è andata cambiando il suo atteggiamento verso il Glee Club, ricalcando, a pensarci meglio, le svolte della prima stagione. Tra tutti ha spiccatto l'eccezionale Chris Colfer (premiato ai Golden Globes), vera stella della serie, per carica interpretativa. Tutti gli altri personaggi sono fermi: Quinn vuole essere la più bella e la più popolare, Finn non sa ciò che vuole, anche se è evidente che è Rachel. Lei è puntata verso il successo e pensa solo a costruire la sua strada verso Broadway.
I numeri musicali? Be' quelli sono sempre di qualità ma, lo posso confessare, mi hanno spesso annoiato, frequentemente incentrati su successi del momento. Probabilmente Lea Michele da qui a vent'anni potrebbe essere costretta a pentirsi di aver accettato di cantare certa roba.
Così, il mix quasi letale di un canovaccio ripetitivo, personaggi monodimensionali e senza sfumature, numeri musicale freddamente speculativi mi sta facendo riflettere se sia il caso di investire una preziosa ora a settimana per Glee 3.0.
PS: Dianna Agron i love you.
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