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Prima Visione – La bellezza di Laura Morante

locandina

Bionde, guance levigate e ben truccate, aroma D&G fruttato, quello che pervade l’aria intorno a Ponte Milvio all’ora degli aperitivi. Sono sedute ma posso vedere gli stivali tacco dieci, tutto velluto fino al ginocchio, la fragranza degli olii da massaggio, terapie ayurvediche per superare lo stress da troppi pranzi di beneficenza e cavalcate al tramonto nel Parco di Veio.
«Ma che bella giacca che hai» disse la Casalinga Annoiata Numero Uno alla Casalinga Annoiata Numero Due, ex comica che ora fa la giornalista – come se non fossero già abbastanza i wannabee giornalisti a queste  matinee.
«Si vede che hai l'occhio lungo. L'ho presa l'anno scorso all'Outlet ma è di Cavalli. Questa stampa animalier va tantissimo. Come stai?».
«Mariolino mi fa uscire matta. Adesso ha deciso che vuole dedicarsi all’arrampicata come Alemanno e devo trovare una casa al coccodrillo Kurt. Si è stancato».
«Il mio di figlio è un miracolo che non mi mena, ma io devo accettare, accettare tutto. Non voglio mica che entri a scuola armato con una semiautomatica e faccia una strage. Non li voglio quei figli degli altri sulla coscienza».

Marcello e Marina hanno i soldi che gli escono dalle orecchie, dal pizzetto e dalle giacche firmate che indossano alle feste con amici come loro. Con loro non condividono solo la ricchezza da intellighenzia de noantri ma anche rapporti familiari complicati. Famiglie spezzate e ricomposte alla bene e meglio, figli abbandonati a loro stessi. Genitori che si voglio sentire amici dei loro figli, gli comprano cose, vedono gente, soprattutto non vogliono invecchiare, si impasticcano, si botulinano, fanno esercizio, pur di sembra giovani, o almeno apparirlo.
Durante un weekend lungo dei morti trascorso nella dacia di campagna di Marcello e Marina, tutte le contraddizioni delle famiglie felici e anche di quelle riappiccicate con lo scotch esploderanno in faccia alle generazioni che si odiano.
L’enzima che porterà tutti questi elementi chimici scombinati è il somaro, l’elemento distonico, rappresentato proprio dal quadruopede che compare qua e là nell’inquadratura e dal personaggio di Armando, un settantenne orgoglioso di esserlo, che non nasconde i suoi anni e i suoi capelli bianchi, una vita avventurosa alle spalle e che dispensa frasi fatte terribili come “io sono un conoscitore del cuore, non come muscolo ma come pianeta”.
In fondo, il problema de La bellezza del somaro è proprio qui: nella necessità di dover tirare fuori per forza la battuta piena di sarcasmo e ironia sui vizi di certa borghesia e della società così come è o come è marcita; una regia confusa, che mescola metodo e bischerata, senza farti capire se la tal cosa è stata fatta per superficialità o per precisa scelta estetica, i mozziconi di sigaretta che all’improvviso spariscono dalle mani dei personaggi, frasi e parole mangiucchiate qua e là che bruciano l’effetto delle battute, un poster in cui campeggia gigantesco il bel volto di Nina Torresi ma il cui nome sembra dimenticato tra quelli in grassetto a fianco (tra i quali c’è quello di Gianfelice Imparato la cui foto, però, manca, guardate qui a fianco se non ci credete), il pietismo e il patetismo, in un conflitto tra padri e figli che sembra uscito fuori pari pari da un musicarello con Nino Taranto e Gianni Morandi.
E come se non bastasse il perenne dubbio: ma quando gira questi film, Castellitto parla di sé o degli amici suoi? È critica, cronaca o vita vissuta? No perchè i personaggi e i loro vizi sembrano ritagliati su misura dell’attore e di sua moglie (upper upper class, appartenenza a un’elite culturale non meglio riconosciuta e riconoscibile ma facciamo finta di crederci). Ma si sta raccontando la vita, l’amore e pure le vacche di Sergio Castellitto? No, perchè allora mi viene voglia di chiedergli come si guarda, se con indulgenza come i suoi personaggi che si perdonano sempre perchè sono simpatici come Marco Giallini e che la vita una seconda opportunità gliela dà sempre e ci sono sempre dei figli da comprarsi con un viaggio in moto in Corsica,  o se pellicole come La bellezza del somaro servono a lui e alla moglie come seduta di auto-coscienza, per guarire dalle ferite dei personaggi come dalle loro. Allorché mi domando perchè cazzo gliela devo pagare io la seduta psicanalitica, visto che ai due, i soldi, non mancano certo.

 
Casalinga Annoiata Numero Uno e Due si guardano disorientate alla fine del film. Percepisco in quello sguardo la paura che qualcosa di loro sia finito sullo schermo. In quello sguardo c’è la supplica reciproca di pronunciare una frase che scacci via quel momento, quel dubbio, quell’incubo. Nessuna parla. E allora decido di farmi avanti e dico: «Benvenute nella vostra vita. E il brutto è che ha anche una pessima regia».

2**
Ragazzi, state commettendo un grosso sbaglio.

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