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Visioni successive – Adrien Brody, re del porno

spliceUn film così si sarebbe potuto evitare con una seconda visione di Jurassic Park. Ormai anche mio nipote di 7 anni – manco quello di 12, basta uno che fa la seconda elementare – sa che non si incrocia mai il DNA di un umano o di un dinosauro con quello di un anfibio o di qualche animale strano che cambia sesso o si autofeconda, secondo le necessità.

Eppure le premesse c’erano. Un regista canadese dal nome vagamente italiano – Vincenzo Natali, sembra uno nato a Casoria – e che in passato ha regalato The Cube, e non i sequel malati. Una casa di produzione – Copperhead – dallo spot interessante. Adrien Brody. Un laboratorio pieno di scienziati che amano la musica metallara che si chiama NERD. Una co-protagonista a cui non avrei dato due lire e invece una botta gliela darei – Sarah Polley, con uno sguardo assassino e sì, sto parlando di sesso. Un intreccio tra bioetica, poteri e limiti dell’Uomo nei confronti del creatore e, allo stesso tempo, limiti, ansie e turbe rispetto ai nostri di creatori, tipo una madre-padrona che ti tiene chissà quanti anni in una stanzetta con un pitale e un materasso sudicio appoggiato in terra.

Così, dopo che per i primi quaranta minuti di Splice sono rimasto a cazzo duro, il tutto si è ridotto a una scena di sesso trans-specie che lancerà di diritto Adrien Brody nell’Olimpo di coloro che hanno spostato un po’ più in là i limiti del cinema che possiamo andare a vedere nelle multisala alla periferia delle grandi città con un biglietto da 8 euro senza invece dover scaricare un pornazzo su Hot Tube. Sì, vi vedo urlare nel tentativo di ricordarmi l’Oscar per Il pianista ma, credetemi, questa è roba forte. Anche perchè, vestendosi da magnaccia russo uscito da Little Odessa di James Gray, Brody avrebbe veramente poche possibilità, nella vita reale e senza i superpoteri di un Oscar e dei soldi di Hollywood, di beccare una come la Polley e soprattutto una appena uscita dalla provetta colla coda e assatanata come Dren. Senza contare che ci vuole un gran coraggio a infilare il proprio coso in un orifizio di un essere di genere femminile appartenete a una specie che non esiste, frutto di un incrocio genetico di una decina di animali e insetti differenti. E se aveva gli aculei nella vagina? Questa è roba da premio Oscar.

Però ad Adrien dice sempre bene. Il film resta così, un po’ sospeso, come se avesse creato tanta atmosfera, l’abbia sostituita con un po’ di fumo e alla fine, quando si dirada, non resta niente. Solo Sarah Polley che ha giocato ad Adamo ed Eva e, come capita anche nella vita reale, è sopravvissuta a suo marito con un bel assegno da andarsi a godere nei Caraibi. Chiamala stupida.

2 e mezzo buono**½
Non sei andato malissimo ma neanche troppo bene… come il Tottenham

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