Prima visione – This place is perfect for us/ I really fucking hope so

Away we go, l’ultima fatica in ordine di tempo del regista inglese, è un film sulle bugie, le ipocrisie e le illusioni che ci e vi raccontiamo circa la famiglia ma anche sull’ostinata persistenza di un bisogno affettivo ed emotivo circa la famiglia, dopo che, nel nostro tempo, gli hippy hanno detto o fatto di tutto e di più, tutto lo squallore è stato immaginato e ripreso, tutto il dolore è stato provocato ed espiato.
Burt e Verona si amano e sono una coppia normalmente anticonformista. Mentre Burt sta praticando del sesso orale alla sua compagna si accorge che ha un sapore diverso, segno che potrebbe essere incinta. Salto temporale e ritroviamo lei con un pancione enorme e lui completamente preso dal futuro mestiere del padre. Poi accade ancora qualcosa: vanno a trovare i genitori di Burt i quali comunicano la decisione di andare a vivere per due anni ad Amsterdam, esattamente un mese prima la nascita del bambino. Ciò impone a Verona e Burt un ripensamento del centro di gravità della nuova famiglia. Così intraprendono un viaggio per trovare un luogo dove crescere il figlio. Vanno a trovare amici, cugini, fratelli e sorelle, salgono e scendono da aerei, treni e automobili. Si confrontano con tanti modi di crescere i figli, con le ipocrisie che tengono insieme coppie ormai esaurite, con i piccoli indicibili segreti che si nascondono dietro esistenze apparentemente serene. In tutta la follia che incontrano in giro per gli Stati Uniti, passando da Tucson a Madison, da Montreal a Miami, Burt e Verona comprendono che forse non sanno cosa accadrà quando conosceranno il loro bambino ma scoprono cosa non faranno mai. Poi una sera, nell’ultima tappa del loro lungo viaggio in cerca di una casa, si scambiano delle tenere quanto personalissime e anticonvenzionali promesse di matrimonio, sdraiati su un tappeto elastico nel cortile del fratello di Burt. Alla fine di tanto peregrinare, per tutti c’è un posto da chiamare cosa anche per chi non è abbastanza strano o bizzarro o problematico; c’è ancora posto per scambiarsi delle sgangherate promesse per stare insieme, senza tirare in mezzo dio, presti e abiti bianchi, in un mondo che sembra impazzito mentre cerca di restare unito.
Annotazione: Away we go è un piccolo film (ma non un film piccolo, sia chiaro) e forse non del tutto o non completamente originale e, meglio, l’argomento poi non è certo di primo pelo, ma adoro Sam Mendes e proprio mentre riflettevo, riguardo ad altri film e altri registi, che spesso in giro l’adorazione per il personaggio impedisce di guardare la sostanza dell’opera in sé, cosicché si giudica accecati dall’amore per Spike o Quentin piuttosto che sgombri da preconcetti, forse io stesso ci sono caduto, ma forse, in effetti, chi se ne frega.
Penultima annotazione, i protagonisti: John Krasinski (Burt) è volto e voce televisiva molto celebre per aver partecipato ad episodi di Law&Order, American Dad e soprattutto The Office; ha collaborato con Mendes anche in Jarhead; al cinema lo abbiamo visto (e sentito) anche in Dreamgirls, Shrek terzo, Mostri contro alieni, In amore niente regole. Anche Maya Rudolph (Verona) è principalmente un volto (e una voce) televisiva, per le sue partecipazioni al Saturday night live e in un episodio dei Simpson; l’abbiamo vista (ma dimenticata prestissimo) in Duplex.
Ultima considerazione: alla sceneggiatura ha lavorato la coppia di scrittori americani Dave Eggers (autore di L’opera struggente di un formidabile genio e Conoscerete la vostra velocità) e Vendela Vida. I due sono marito e moglie. Per il momento.

la vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai cosa ti può capitare
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