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Visioni successive – Fin qui tutto bene

louisemichelChe cosa è Louise Michel? Non è una commedia e tanto meno una black comedy. È un film di lotta e di ideologia – e scrivo qui ideologia nella sua accezione più alta. Tutto quello che si potrebbe considerare “commedia”, è vissuto, interpretato e reso assolutamente fuori tempo e fuori fase, la voglia di far ridere è accidentale rispetto alla volontà di provocare un’Europa che piano piano scivola verso un mondo in cui le multinazionali sono delle caselle postali, la responsabilità non esiste più ma esistono solo le eccezioni, la violazione dei diritti, la spoliazione, e tutto è ridotto ad una morra cinese senza senso tra dipendente e imprenditore.
Mentre nella realtà gli operai “rapiscono”i manager per chiedergli il conto della crisi aziendale e, in senso più ampio, globale che stiamo attraversando, Benoît Delépine e Gustave de Kervern mettono in scena delle lavoratrici che sono private, prima, degli elementari diritti sindacali, e, poi, licenziate nel giro di una notte. In mano non gli resta che un pugno di mosche e una misera liquidazione. Quando si riuniscono per capire come investire il loro piccolo gruzzolo, ogni ipotesi imprenditoriale è scartata fino al momento in cui una di loro alza la mano e propone di uccidere il padrone. Tutte approvano entusiasticamente.
Inizia così un delirante viaggio nella crisi di ideali, di diritti, di etica del mondo del nostro tempo. Non è solo il lavoro ad essere sotto accusa, tutto ha fondamenta fragili. L’Occidente è in stato di evacuazione, i malati terminali diventano i Lee Harvey Oswald del nostro tempo, in una degenerazione e annichilimento in cui non è più certa neanche la sessualità (i due protagonisti cambiano sesso per trovare lavoro, lavori miseri e meschini, lontani anni luce da quelli su cui ha sorriso ben altra commedia francese, in cui conveniva dichiararsi gay per non essere licenziati).
C’è tanto simbolismo, “visto” con mano esperta, consapevole dell’effetto che può provocare nello spettatore. Quello che manca è l’innovazione. Mentre riflettevo su questo post mi è tornato in mente “L’Odio” di Mathieu Kassovitz (che tra l’altro figura tra i produttori di Louise Michel). Quel film, quando apparve, fu davvero innovativo ed anticipatorio della crisi delle società occidentali. Lì Kassovitz snidò il germe radicale della rivolta che nasceva dall’esclusione di fasce sempre più ampie di popolazione dalla “società opulenta”. Qui a quattordici anni di distanza, Delépine e de Kervern ancora si crogiolano con l’Internazionale suonata da un mangianastri durante il funerale di un sindacalista, recriminando sul vuoto che ha lasciato la scomparsa del muro di Berlino, del degrado civile, etico e anche architettonico nel cuore dell’Europa. Francamente non sentivo la mancanza di un film così ma forse sento la mancanza de L’Odio. Stasera corro a noleggiarlo.
 
2**
Ragazzi, state commettendo un grosso sbaglio.

4 pensieri riguardo “Visioni successive – Fin qui tutto bene Lascia un commento

  1. sì, guarda ha delle cose molto, molto valide, ed è per questo che ho ispirato questa tua impressione. ma sono sincero ma mi sembra un film vecchio, che si propone obiettivi vecchi e senza speranza. eppoi non c’è niente da ridere… in sala nessuno ha mai fatto neanche mezzo sorriso, neanche nei momenti che sembrerebbero pensati per la commedia. gli mancano completamente i tempi.

    e come ho scritto preferisco l’odio. anzi ho voglia di rivederlo

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