Prima visione/Ho visto cose che voi umani – Che il delirio
Ogni anteprima stampa porta con sé degli inevitabili danni collaterali: i giornalisti e coloro i quali con i giornalisti si imbucano. La frase che si sente più spesso é: “mi hai tenuto un posto? Io te lo tengo sempre alle conferenze stampa!”. È il piccolo codice per esercitare il potere tra questi tizi, seguito quasi sempre da “che posto hai?” oppure “sei centrale?”. Poi c’è la tipa bionda di 50 anni colla pancia che crede ancora di essere una gran figa, che chiede a destra e sinistra “sei venuto in macchina? Mi puoi dare un passaggio?”. E io penso: “di che passaggio stiamo parlando? Aho, non mi guardare neppure!”.
C’è la signora venuta all’anteprima che disquisisce sul fatto che “una grande città è dispersiva per un festival”. Immagino, probabilmente al festival di Albenga ci vai direttamente in pigiama se all’anteprima del “Che” di Soderbergh sotto casa del presidente Napolitano ti sei presentata col tutone in acetato che io usavo a nove anni per giocare a basket.
Poi ci sono quelli che vengono per l’occasione mondana e non sanno assolutamente un cazzo di quel che accadrà. “Quanto dura il film?”, risposta “131 minuti ovvero due ore e mezza”. Due ore e mezza?!?!?! Oppure: “ma stasera danno i due film?”. Oppure (leggendo il pressbook): “Che L’Argentino… mmmm… sicuramente racconta gli anni argentini”. Allorchè gli dico: “se non è il periodo argentino ti mangi la penna con la luce così ogni volta che sbadigli ti si accende la gola”.
Poi il tizio in questione – marito di una ex biondona quasi giornalista tv – russa per tutto il film. In effetti, bisogna capirlo, aveva fatto una gran fatica a parcheggiare la macchina e trovare un posto decente in sala.
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