La Banda Baader Meinhof – La meglio gioventù
Guerra preventiva, controllo del petrolio, bombardamenti americani, polizia che picchia cittadini inermi dopo che esagitatori prezzolati creano scompiglio ad una democratica manifestazione. La banda Baader Meinhof si apre così, con un sanguinoso specchio degli anni Sessanta che sembra riflettere una pagina dei quotidiani dei nostri giorni. Se volete guardare nelle viscere di un maiale o studiare il volo degli uccelli per sapere il futuro alla maniera degli antichi romani fate pure, ma il film di Uli Edel ci aiuta a capire i nodi della nostra storia contemporanea cercando si dissolvere quelli del nostro passato.
Si parla di RAF, siamo in Germania, ma i vincoli che ci avviluppano sono molti e francamente mortificanti. Guardando la parabola di questi terroristi che hanno sconvolto l’Europa e una nazione spezzata in due dalla Guerra Fredda e ancora con le ferite aperte della Seconda guerra mondiale, molti episodi ci ricordano la nostra contemporaneità. Se non fosse che questi terroristi, pur di non finire nelle grinfie dello Stato “democratico”, hanno preferito uccidersi. I nostri, tra pentimenti e lavori socialmente utili, snocciolano il rosario delle rivelazioni su quegli anni in cambio di un gettone di presenza. Così scopriamo che alla prima manifestazione ci vai equipaggiato di cartelli e voce, alla seconda partecipi armato; che la Bild è Il Giornale degli anni Sessanta; che i rivoluzionari adorano la birra, la musica rock e la gnocca, e che quella tedesca è di gran classe, che oltre ad aver partorito kaiser e nazisti ad un certo punto della Storia hanno preso in mano pistole, bombe ed anche la penna per sollevarsi contro quello che, a loro modo vedere, non era un mondo ed una nazione democratica. E bisogna aggiungere che detto con tutto quello che si sono fumati in due ore e mezzo di proiezione avrebbero potuto francamente comprare più bombe e pallottole, forse per fortuna, forse no.
Detto questo, e cercando di parlare di cinema, c’è da dire che La banda Baader Meinhof è un grande film: ha ritmo, una trama essenziale ma complessa che non tralascia nulla nel sottotesto, scavando nelle motivazioni, approfondendo i piccoli egoismi, toccando nervi scoperti. E sebbene possa sembrare vagamente parteggiare per quelli che la prosa e la retorica democratica definirebbe i Cattivi, in verità Edel li tiene chiusi in se stessi, incapaci di superare le sbarre delle loro anime logorate dalla violenza, dalla ideologia, prigionieri del loro destino. Il dolore è raffigurato dietro ogni morte, in solitudine in un carcere di massima sicurezza o in bosco, come quello che chiude il film.


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D’accordissimo. Gran bel film con un ritmo non indifferente e girato davvero molto bene, oltre che ottimamente recitato.
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Abbiamo scovato una perla, quindi?
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