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A Different Man ovvero “e se un giorno vi svegliaste e foste fighi come Sebastian Stan?”

A Different Man è un film che si basa sull’assunto “pensate un po’ cosa potrebbe accadere se foste brutti e una mattina vi svegliate e siete Sebastian Stan“. Esclamereste “oh mio dio dove è il mio braccio in vibranio?”… “Pamela-Anderson-anni-Novanta non è compresa nel desiderio?”. E così via. 

Oswald è brutto. Non nel senso un simpatico alla Steve Buscemi o un iconico alla Ron Perlman. No, Oswald è brutto in modo clinico, scientificamente dimostrabile. La neurofibromatosi ha fatto di lui un uomo chiuso, insicuro e decisamente fuori dai radar della società dell’immagine. Ma New York è una città generosa, almeno quando si tratta di riversare sul prossimo il proprio egocentrismo, e per Oswald le cose cambiano quando la sua nuova vicina, Ingrid (Renate Reinsve, sempre perfida come ne La persona peggiore del mondo), lo spinge ad aprirsi un po’ al mondo. Peccato che l’industria farmaceutica gli rovini il character arc.

Sì, perché un bel giorno arriva la cura miracolosa e Oswald si sveglia con la faccia e il fisico di Sebastian Stan. Il Soldato d’Inverno, il giovane Donald Trump, il Tommy Lee della Gen Z. Una mutazione che più Marvel di così non si può. A questo punto, il nostro ex-brutto decide che la sua vita precedente era da buttare e abbraccia la sua nuova identità: Guy. Più Guy di così si muore.

«Me la dai?»

Guy diventa un uomo di successo: un agente immobiliare, la sua faccia è nelle metropolitane mentre cerca di convincerti a lasciargli vendere la tua casa, il sorriso magico ma poi accade qualcosa. Per puro caso scopre che Ingrid ha scritto davvero quella piece teatrale ispirata alla sua amicizia con Oswald e ora cerca un attore con la stessa patologia – neurofibromatosi -. Ora Guy vorrebbe riavere la sua vecchia faccia. Se vi state chiedendo cosa potrebbe mai andare storto in questa farsa newyorkese a base di lifting e sogni off-Broadway, la risposta arriva quando compare Edward: affetto dalla stessa malattia di Oswald, ma incredibilmente realizzato e soddisfatto della propria esistenza. Edward sta sempre in giro: bighellona, fa yoga nel parco, va a tutti i ristoranti alla moda e, come se New York fosse un paesotto di provincia, incontra continuamente Guy e Ingrid. 

Ed è qui che il film decolla: perché Guy, che ha lasciato indietro la sua vecchia identità, si trova improvvisamente di fronte a quello che avrebbe potuto essere Oswald, se solo avesse accettato se stesso. La casa malandata di Oswald contro l’appartamento da catalogo Ikea di Guy, un contrasto che non è solo visivo ma anche psicologico. La società dell’apparenza ha vinto ancora? O è solo un’altra illusione?

Vibranio o non vibranio, questo è il dilemma

Adam Schimberg, regista e sceneggiatore di A Different Man, conosce bene il tema delle deformità e delle insicurezze sociali: nato con labbro leporino e palatoschisi bilaterale, il suo cinema è un viaggio nelle vite di chi è costretto a fare i conti con l’essere “diverso”. Ma qui non si limita a un pamphlet sulla disabilità, ci regala un gioco psicologico tra identità, accettazione e autoinganno.

E Sebastian Stan? Beh, A Different Man gli è valso un Golden Globe,  Pam & Tommy un Emmy e un Golden Globe e The Apprentice la nomination all’Oscar e ora sembra proprio che il bel Sebastian abbia trovato il modo di interpretare ruoli sempre più complessi. E in fondo, chi non vorrebbe svegliarsi una mattina e avere la sua faccia? (Tranne forse lui, a giudicare dalla sua carriera fatta di ruoli che giocano proprio con il concetto di identità).

Morale della favola: la bellezza non è tutto, ma nel dubbio, se vi svegliate Sebastian Stan, prendetevela bene.

**** La vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai cosa ti può capitare

Ecco le migliori frasi e citazioni di A Different Man

Le migliori frasi e citazioni di A Different Man 

-Tutto il male della vita deriva dal non accettare quel che è. Sai chi me lo ha detto?
-Lo psicologo. 

Lei è entrato nella storia della medicina. 

-Lavori per Facebook?
-No, ma me lo chiedono spesso. 

La paura è una reazione. Il coraggio è una decisione

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