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M – Il figlio del secolo: recensione, migliori frasi e citazioni

Al termine delle sue otto puntate M – Il Figlio del Secolo pone lo spettatore di fronte alla considerazione di aver assistito a un’esperienza visiva, un’installazione di arte contemporanea, un attacco a tutti i nostri sensi per stimolare la reazione che solo la violenza, la disumanità, la prepotenza del forte sul debole deve suscitare: il rigetto. 

M – Il Figlio del Secolo racconta l’ascesa del fascismo fino alla sua presa del potere e il culmine con l’omicidio di Matteotti. Tutto è raccontato attraverso la prospettiva di Mussolini, interpretato da Luca Marinelli; lui, M, si rivolge a noi continuamente, abbattendo la quarta parete, raccontando i suoi pensieri, le intenzioni, le pulsioni, i dubbi, l’ira. Un Frank Underwood ante litteram del secolo scorso.  

All’inizio ho pensato “ce la farò a reggere 8 ore di Mussolini che mi parla guardandomi in faccia?”, otto ore in cui glorifica la sua visione violenta e ferina della politica e della vita («Io sono come le bestie: sento il tempo che viene» dice). La risposta è sì, perché il regista Joe Wright abbandona l’idea di realismo, non mostra l’ennesimo documentario storico da History Channel, ma sceglie il surreale, il grottesco, a tratti anche l’ironia da commediola a mostrare anche l’incompetenza e la goffaggine dei protagonisti, un’opera tecno-industriale, fredda, affilata, muri che prendono fuoco, vetri e specchi su cui scorrono immagini d’epoca o pensieri o illuminazioni, musiche metalliche, estranianti, taglienti, aliene. Nessuna location reale, tutto è ricostruito in set, per edificare un mondo “finto” che sprigioni solo la violenza, l’assurdità, l’oblio dell’umanità. 

«Ho visto cose che voi umani manco a Orio al Serio»

M – Il figlio del secolo è una serie tv sospesa sopra il tempo, una narrazione di orrore, vigliaccheria, ambizione, assassini, imbranati e assassini imbranati. Sequenze allucinate come la festa di Facta, in cui opulenza da Ancien Régime dà la forma solida della sua decadenza, un mondo al capolinea, convinto di tirare a campare coi soliti trucchetti; e ancora la sequenza del pranzo sul treno, quando il generale Giraldi spiega a Facta come sarebbe facile fermare i fascisti mentre il presidente del consiglio non riesce nemmeno a tagliare la carne. 

M – Il figlio del secolo è magnetico e inquietante per come sia riuscito a trasporre sentimenti di un tempo in un contesto tanto grottesco in cui è tattile la sensazione di assistere a una ricostruzione fedele di un tempo morente. Ogni parola, ogni frase è estrapolata da comprovate fonti storiche e ciò che Wright, gli sceneggiatori Stefano Bises, Davide Serino e Antonio Scurati (autore del romanzo da cui è tratto M) edificano è una ricostruzione storica in cui al centro c’è, sì, Mussolini, ma in cui emergono vigorose le inettitudini, le complicità, le vigliaccherie che hanno permesso che ciò accadesse: re, regina, il papa, Giolitti, il parlamento fino al momento finale in cui in una escalation inquietante tutte le facce scorrono davanti ai nostri occhi sovrapponendosi nell’identikit di élite, classe politica, mondo imprenditoriale e un popolo che per simpatie, convenienze, connivenze e forse stremato non ha avuto la forza di fermare il fascismo mentre le istituzioni sono rimaste semplicemente a guardare senza avere la forza di reagire.

«Conosci il mio amico Harvey Weinstein?»

Mussolini e le donne è un altro aspetto che si muove trasversale attraverso il racconto di questi anni del fascismo. Ci sono gli stupri – la segretaria del giornale – e in generale i rapporti sessuali del duce non sembrano mai consenzienti; Margarita Sarfatti, ispiratrice di Mussolini, è forse l’unica donna che sembra avere dei rapporti sessualmente soddisfacenti con Mussolini, ma con cui ha un rapporto spesso conflittuale perché Sarfatti tende a dire quello che pensa, dice dei “no” o spiega “al capo” quando sbaglia; Rachele è la classica moglie dell’Italia di quel tempo, strumento per la procreazione, messa dal parte ma anche l’unica capace di un autentico gesto di ribellione; c’è anche Ida Dalser e suo figlio Benito Albino, la donna che Mussolini fece rinchiudere in manicomio (entrambi morti in manicomio, definiti dagli storici “delitti di regime”); escludendo il repertorio di donne mordi e fuggi, c’è infine Velia Titti Matteotti, che abita le ultime due puntate di M – Il Figlio del Secolo, la moglie dell’agnello sacrificale del fascismo, Giacomo Matteotti, apparsa spesso come allucinazione al Duce, mentre l’incontro in cui la donna chiede la restituzione delle spoglie del marito è uno dei tanti in cui Mussolini mente spudoratamente.

A cercare il pelo nell’uovo, l’onnipresenza di M ha penalizzato gli altri personaggi, ridotti a comparse o meri strumenti narrativi: Cesarino Rossi spicca sopra gli altri, esaltato dalla prova attoriale di Francesco Russo; lo stesso Matteotti poteva essere sfruttato e raccontato meglio, il libro gli dà uno spazio importante; personalmente non ho amato  l’interpretazione del pur bravissimo Gaetano Bruno,  sembrato sempre sul baratro della macchietta, forse penalizzato dal poco tempo in scena per dare spessore a un personaggio chiave della nostra storia nazionale. Forse anche il D’Annunzio simil Enrico Ruggeri poteva essere sfruttato meglio, completamente dimenticato dalla quarta puntata in poi.

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«Polvere, gran confusione, un grigio salone
In quale direzione io caccerò la Polvere»

Chiudiamo con Marinelli. Sono sincero e faccio coming out: averlo visto e ascoltato lamentarsi dappertutto di quanto fosse stato pesante per lui interpretare Mussolini mi ero francamente spazientito. Ma ciò è accaduto prima di vedere quando sia stato totalizzante la sua interpretazione, una completa immersione e adesione interpretativa al male, la violenza, la spregiudicatezza. Non posso non pensare a quanto debba essere stato difficile per lui, non in quanto anti-fascista ma in quanto essere umano.

Ecco le migliori frasi, citazioni e aforismi di M – Il Figlio del Secolo.

Le migliori frasi, citazioni e aforismi di M – Il Figlio del Secolo

Guardatevi intorno. Siamo ancora tra voi. 

C’è sempre un tempo in cui i popoli smarriti vanno verso le idee semplici.

La sapiente brutalità degli uomini forti.

In noi trovano lo sfogo dai loro rancori, l’evasione dal senso mortificante della propria impotenza, la speranza, come per miracolo, di capovolgere il proprio insoddisfacente destino. Bastano le parole giuste: parole semplici, dirette, gli sguardi, il tono giusto. E allora ci amate. Ci venerate. Mi avete amato follemente. Per vent’anni mi avete adorato e temuto come una divinità. E poi m’avete odiato, follemente odiato perché mi amavate ancora. Mi avete ridicolizzato, scempiato i miei resti, perché di quel folle amore avevate paura… anche da morto.
Ma ditemi, a cosa è servito? Guardatevi attorno: siamo ancora tra voi.

Io sono come le bestie: sento il tempo che viene. 

Non contano le tessere, contano i cuori. 

Feroce, plastica e necessaria, come dovrebbe essere sempre la violenza. 

Soltanto i muli e i paracarri non cambiano idea.

Sventurato l’uomo che non conosce i propri limiti. 

Mutiamo la paura in odio.

Io sono uno stratega non un cagnaccio. 

Un contadino istruito, i peggiori, non li freghi mai. 

Provate anche voi a casa. E facilissimo. Balbo

Entra in scena l’addestratore.

Io amo la violenza, lo sapete, è parte di me. 

Io dico no a una violenza gratuita, dico sì a una violenza calcolata. 

L’Italia ha bisogno di pace e noi gliela daremo. Con la guerra. Questo fa di un fascista un fascista ragionevole e rispettabile. 

Vittorio Emanuele III: Lei intende impegnarsi?
Mussolini: Se me lo chiedete voi…
Vittorio Emanuele III: Allora intendo affidare l’incarico di formare un governo a…
Mussolini: Sarebbe un onore Maestà.
Vittorio Emanuele III: All’Onorevole Facta.
Mussolini: Come Facta? 

Siamo riusciti nel miracolo di unire il paese più litigioso del mondo. 

Ricorda Benito, il meglio è nemico del bene. Rachele

La Svizzera è così crepuscolare, così poco Futurista. Sarfatti

L’ombrello è un cimelio borghese, l’arma dei soldati del Papa. Un popolo che usa l’ombrello non può fare la rivoluzione.

Noi siamo il nuovo, ogni epoca nei ha uno, uno che pensa che i suoi sogni possano avverarsi. 

Il bello delle rivoluzioni è che sono belle liberatorie ma poi restano i rivoluzionari. 

La rivoluzione l’abbiamo fatta ma resta da capire per chi l’abbiamo fatta. 

-L’Italia ti ama.
-L’amore viene, l’amore va. 


-La seduta è tolta.
-E l’autostrada?
-La faremo quando potremo andare dritti. 

Chi è con me tende a non amare chi è contro di me. 

La democrazia è bellissima, ti dà tantissime libertà, anche quella di distruggerla. 

-Te ciai quella cosa brutta che succede a un certo punto della nostra esistenza quando cominciamo a mettere i numeri alle cose… quando cominciamo a mettere i numeri alle cose: quanti anni mi restano, quante estati, quanto natali e non c’è numero abbastanza grande da poterci rassicurare è vero? Perché proprio a questo punto della vita i numeri diventano irrimediabilmente piccoli. 15… 20… niente. Per questo te odi chi si diverte, chi non ci pensa, ma non c’è altro modo Benito perché proprio perché la vita è breve noi bisogna dimenticarsi la fine.
-La smetti di dire cazzate? 

L’umanità è disgustosa, è disgustosa Cesarino. 

-Mica sono tutti come te
-Intelligenti?
-Puttane.
-Benito, le persone intelligenti sono tutte puttane. 

È più facile tenere pulito che pulire. Forni

Quando ti assale il pessimismo sei più insopportabile di quando ti senti dio. Sarfatti

Questa è l’ultima volta che si fanno le elezioni. La prossima volta voterò io per tutti. 

Memento mori… io intanto il momento me lo godo. 

Se non ci muoviamo sarà il morto a seppellire noi.

L’imperativo ora è cloroformizzare. 

Che cosa è qualche mese di fronte all’immensità del nostro avvenire insieme. 

Ebbene io dichiaro qui al cospetto di questa assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che assumo io solo la responsabilità politica, morale e storica di tutto quanto è avvenuto. Se il fascismo non è stato altro che olio di ricino e manganello e non invece la superba passione della migliore gioventù italiana a me la colpa; se il fascismo è stato un’associazione a delinquere io sono il capo di questa associazione a delinquere; sue tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima politico, storico e morale a me la responsabilità di tutto questo perchè questo clima politico, storico e morale io, io l’ho creato. Quando due elementi sono in lotta e sono irriducibili l’unica soluzione è nella forza non c’è mai stata altra soluzione nella storia e non ci sarà mai. Se una centesima parte dell’energia messa a contenere la violenza la mettessi a scatenarla e vedreste allora. Quel che dovevo dire l’ho detto. Ora tocca a voi (lancia il libro dello Statuto). L’articolo 47 dello Statuto dice: “La Camera dei Deputati ha il diritto di accusa i ministri del re e di tradurli dinanzi all’Alta Corte di Giustizia”. domando formalmente se in questa camera o al di fuori di questa camera c’è qualcuno che si voglia avvalere dell’articolo 47. Avete la facoltà di trasformare questa mi autoaccusa in un atto formale, di trascinarmi dinanzi all’Alta Corte di Giustizia. Basta che uno di voi ne faccia richiesta, ne basta uno, solo uno ed il sottoscritto sarà finito per sempre. Avanti… Avanti!

Silenzio. 

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