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Spider-Man: Across the Spider-Verse: il canone di un capolavoro

spider-man-across-the-spider-verseSpider-Man: Across the Spider-Verse è un capolavoro con un unico limite. Il film di di Joaquim Dos Santos, Kemp Powers e Justin K. Thompson paga la sua natura di film “di mezzo”.


In una fase di stanca del pubblico del cinecomic e nell’assenza ingiustificata di creatività e di  qualità di scrittura, il genere supereroistico può essere salvato tornando alle origini: l’animazione. Sequel di Spider-Man – Un nuovo universo, Spider-Man: Across the Spider-Verse sfrutta appieno le potenzialità e le libertà espressive del disegno, mettendo su grande schermo azione e spettacolo impossibili in live action – senza spendere l’equivalente del PIL di una nazione in effetti visivi per un risultato che potrebbe essere mediocre come quello degli ultimi film Marvel – ma riuscendo ad unire le evoluzioni dei personaggi con una forza espressiva davvero unica.

Spider-Man: Across the Spider-Verse apre con un cambio punto di vista. Se nel primo film vedevamo tutto attraverso gli occhi di Miles Morales, all’inizio la storia è raccontata dalla voce e vista con gli occhi di Gwen Stacy/Spider-Girl (Hailee Steinfeld). Notiamo subito la prima scelta impattante. Diretto da Joaquim Dos Santos, Kemp Powers e Justin K. Thompson, ma sempre con la produzione di Lord e Miller, Spider-Man: Across the Spider-Verse amplia a dismisura il Ragno-Verso, mostrandoci 204 personaggi nuovi rispetto al primo capitolo, ognuno con caratteristiche proprie e sfaccettature caratteriali e di racconto che influenzano il modo in cui è disegnato il mondo intorno a lui.

Spider-Punk-Spider-Verse

L’universo di Gwen/Spider-Girl è dipinto con degli acquarelli impressionisti, quello di Mumbattan ha uno stile più secco e fumettistico e Spider-Punk è trasgressivo e ispirato alla New London abitata da carta, ritagli di cartoncini e post-it colorati.

Gwen ha un pessimo rapporto con il padre, il capitano Stacy, o meglio ce l’ha la sua alter-ego, Spider-Girl, e la frattura diventa insanabile quando il cattivo di turno – un Avvoltoio uscito direttamente dal Rinascimento e assomigliante a una delle macchine volanti di Leonardo da Vinci – uccide Peter Parker. Il Capitano-Papà Stacy pensa che la responsabile sia Spider-Girl. In un momento carico di tensione la supereroina rivela la sua identità al genitore il quale prova lo stesso di arrestarla. A questo punto Gwen fugge, accettando la proposta di entrare nella Spider-Society, un super team che unisce le ‘spider-persone’ del multiverso per proteggerlo da ogni anomalia. Sarà durante una di queste missioni che Gwen approfitta per tornare nel mondo di Miles e, trascurando i suoi doveri, andare a trovare il vecchio amico, mentre emerge un nuovo super-villain, capace di spostarsi nel multiverso. No, non è Kang, si tratta di Macchia e no, non è il nome di un cane.

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Il film ha già messo in chiaro le sue carte: libertà espressiva, scene di azione altamente spettacolari che sfruttano in pieno le possibilità data proprio da questa libertà; Spider-Man: Across the Spider-Verse affronta la difficoltà del supereroe adolescente di poter vivere una vita normale, portare avanti le proprie amicizie: Gwen e Miles sono soli a combattere il Male, ma soprattutto nel vivere le proprie esistenze, senza una guida, bisognosi di un mentore. Il rapporto con i genitori, le aspettative, la capacità di bilanciare la proprio libertà espressiva con i limiti del mondo dei grandi è un tema nel tema in quanto sembra di riprodurre il rapporto tra gli Spider-Man della Sony nei confronti del grande mainstream dei cinecomics Marvel: un rapporto genitoriale, in cui i primi cercano di ritagliarsi un loro spazio e affermare se stessi, alla ricerca di una propria strada.

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L’affare si ingrossa quando il quadro generale del Multiverso è esposto di fronte ai nostri occhi in maniera più precisa: la Spider Society supervisiona che la vita di ogni Spider-Man segua i canonici momenti fondanti della sua personalità: il morso del ragno, la morte delle persone amate, quei momenti che trasformeranno un adolescente morso da un ragno in Spider-Man. Spider-Man 2099 (Oscar Isaac) e la sua squadra presidiano che la vita di ogni “Peter Parker” del Ragno-Verso proceda come previsto, bloccando ogni anomalia. E con la sua storia Miles Morales è l’anomalia suprema: è stato lui, “rubando” il morso a Peter Parker, ad aver messo in pericolo tutto il Multiverso, violando il “canone”. Ed ecco la parola spauracchio a presidio della tradizione fumetto-cinecomics: il rispetto di quei passaggi fondamentali nella storia di un supereroe e di cui taluni oltranzisti si fanno protettori senza che nessuno glielo abbia chiesto.

E tutto è raccontato, esposto, fatto progredire senza dimenticare mai di far sorridere e ironizzare sull’algoritmo o sul mitico meme di Spider-Man, senza riproporci un Maguire o un Garfield, discretamente e sempre all’interno della storia, senza forzature.

Insomma, Spider-Man: Across the Spider-Verse è un miracolo a cui riesce quasi tutto: dispiega davanti ai nostri occhi le migliori scene d’azione di un cinecomics da almeno quattro anni a questa parte; riflette su se stesso e il rapporto con il grande multiverso del cinema dei fumetti; non dimentica i temi più cari agli adolescenti come la ricerca della propria identità, la difficoltà dei rapporti con i genitori e con gli amici, le responsabilità che aumentano; diverte, fa sorridere, prende in giro se stesso (ma il T-Rex Spider-Man vogliamo parlarne?). Tutto cucinato in una forma espressiva vicina alle installazioni artistiche, con una complessiva visiva elevatissima, frutto del lavoro di un team di animazione di circa 1000 persone, combinando, stili, 3D e 2D, unendo tecniche di ieri, di oggi e probabilmente di domani, restituendo un caleidoscopio espressivo che rappresenta lo stato dell’arte.

L’unico autentico limite di Spider-Man: Across the Spider-Verse è nella sua natura di film mezzano, una tappa interlocutoria: il finale è un enorme cliffhanger, che sarà risolto solo nel marzo 2024 quando uscirà Spider-Man: Beyond The Spider-Verse. Una sorta di Compagnia dell’Anello e dello SpiderVerse che esige ancora pazienza per rivelarsi completamente.

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