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Cobra Kai, recensione e migliori frasi

Cobra Kai – Season 2 – Episode 205

Cobra Kai ovvero anche i cattivi hanno un’anima o almeno vorrebbero averla. È la serie tv sequel di Karate Kid, che riprende i due antagonisti del primo film, Daniel LaRusso (Ralph Macchio) e Johnny Lawrence (William Zabka)

Trentaquattro anni dopo la finale dell’All Valley e la sconfitta contro Daniel, Johnny Lawrence è un uomo fallito con un divorzio alle spalle, un figlio che non vede mai e lo odia ed è stato appena licenziato da un lavoro da tuttofare. Invece, la città è tappezzata dei manifesti delle concessionarie di auto LaRusso che “prende a calci la concorrenza”, l’ex rivale ha una bella casa, due figli e una moglie davvero sexy. La vita di Johnny è un disastro così decide di usare i soldi che il patrigno gli dona pur di farlo uscire dalla sua vita definitivamente per aprire un nuovo dojo, ma con un nome e una storia vecchia: Cobra Kai. La vecchia rivalità con LaRusso si infiammerà nuovamente. 

Cobra Kai è una serie tv sui cattivi maestri, su un concetto moderno di paternità, sul Lato Chiaro e sul Lato Oscuro che combattono in eterno, ma non siamo più negli anni Settanta e Ottanta, i buoni non sono poi così buoni e fanno un sacco di cazzate e i cattivi ogni tanto ne combinano una giusta, il ragazzino dolce e perseguitato diventa un bullo del Cobra Kai, il giovane farabutto ladro e imbroglione segue le orme di Miyagi e Daniel. Il mondo non è semplice e tutti i personaggi ne riflettono la complessità, ognuno, al suo interno vive il travaglio tra compiere la scelta giusta, quella più difficile, quella onorevole, oppure scegliere la via breve, farsi guidare dall’ira. Insomma diventare un jedi o un sith? Lo sceneggiatore Robert Mark Kamen reinventa i personaggi da lui stessi creati negli anni Ottanta per portarli nel XXI secolo con le loro ferite, i loro fallimenti, i loro successi. La lotta per la redenzione e il camminare sul bordo del precipizio oscuro fanno trepidare per le sorti di ogni personaggio, che sia un quarantenne sfigato o un adolescente ingrifato. 

Ciò che ameranno di Cobra Kai tutti i quarantenni nostalgici degli anni Ottanta è il fortissimo legame con il materiale originario e la cultura pop dell’epoca. I richiami sono tantissimi: la musica, gli oggetti, i film e i riferimenti ai film. Nella prima stagione ci sono un sacco di rimandi ai Karate Kid di Avildsen, non solo nei luoghi o nelle vaghe citazioni, ma intere scene inserite nei punti chiave che ricordano i duelli tra Johnny e Daniel e gli insegnamenti di Miyagi. La struttura stessa degli episodi è intrinsecamente anni Ottanta, nella loro semplicità (soprattutto i primi episodi di Cobra Kai sembrano realizzati davvero con poco, ma non in modo sciatto), nella ripetizione, quasi ossessiva di certi stilemi (ad esempio, come il montaggio alternato dei differenti metodi di allenamento dei due dojo, che fa molto Rocky IV), molto più di altri prodotti patinatissimi e in cui la nostalgia è solo un modo per crearsi un pubblico. Cobra Kai non ha bisogno di crearlo, perché la sua identificazione è completa fin dalla prima puntata, senza essere mai uno sterile tributo, ma inserendo la nostalgia dentro il travaglio dei personaggi, nel ricordo di qualcuno che non c’è più o di uno stato d’animo e di spensieratezza che non ritroveremo mai. I dolori e i demoni e i dolori di Daniel e Johnny sono quelli di tutti coloro che sono arrivati alla soglia dei cinquantenni combattendo una dura battaglia contro la vita ogni giorno. 

Allo stesso tempo, Cobra Kai usa un linguaggio giovane. Non seguiamo solo l’evoluzione di Daniel e Johnny, ma c’è una nuova generazione di studenti combattuti se scegliere la via del pugno del Cobra Kai o quella del kata del Miyagi Do Karate, parlando attraverso i social, la comunicazione digitale, ma stando su problemi reali come il bullismo, l’identità sessuale e quello delle differenze sociali. 

Dopo essere stato distribuito su YouTube, Cobra Kai è stato acquisito da Netflix, presto arriverà la terza stagione.

Le migliori frasi e citazioni delle prime due stagioni di Cobra Kai

«Il karatè è basato sulla forza: se non siete forti dentro non potete esserlo all’esterno». Johnny

«La paura non esiste in questo dojo». Johnny

«Classe imparerete la legge del pugno». Johnny

«È più facile buttare giù qualcosa che tirarla su». Daniel

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