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Serial&Co(cci)/1992 Season and Final Recap 

09_1992_nono_episodio-1000x500Che cos’è?
#DaUnIdeaDiStefanoAccorsi ovvero fassene almeno una ogni puntata, senza ritegno pe vecchie, minorenni o morte, dimostrandosi lo strappa mutande più veloce della fiction e che se porta al lavoro la fidanzatina.

Cosa è successo?
Dopo 10 ore trascorse nel 1992 siamo giunti a un punto di svolta nelle vite dei protagonisti:tutti capiscono che dopo il 1992 arriva il 1993. Notte continua a pianificare un partito basato su Pubblitalia, utilizzando come ideologo ufficiale addirittura Pasolini e gira dei provini per realizzare una presentazione da consegnare a Dell’Utri. A disposizione ha un conto a “nove zeri”. Per sua sfortuna, Venturi lo sta intercettando e, siccome è braccato da Di Pietro per la storia degli spifferi che uscivano dalla procura, ricatta Notte: chiede ottocento milioni di lire ed è cosi carino da lasciargli 200 milioni  per potersi dare anche lui alla macchia. Notte è tentato, prenota un volo per Cuba e si presenta in banca con una distinta di prelievo da un miliardo, ma ci ripensa perché troppo innamorato del suo progetto, ovvero salvare la Repubblica delle Banane. Gente così dedita al lavoro ha meritato di governare il nostro Paese e portarlo alla gloria. Gente fedele a un’idea, ‘sti cazzi se è sbagliata. Sti cazzi se deve compiere un omicidio. Così, Notte gioca le sue carte: ammazza Venturi nel cantiere dove Bibi Mainaghi sta costruendo una clinica di chirurgia estetica. Lo ammazza e lo seppellisce, sperando che presto arrivi una colata di cemento a nascondere tutto. Purtroppo gli sforzi non sono apprezzati da Dell’Utri – che in effetti è proprio una brava persona: regala libri interessanti, dispensa consigli di vita e di politica, vorrei proprio cenare una sera con lui e parlare della vita, dell’amore e pure delle vacche, ma soprattutto di libri. Il boss lo caccia perché Notte si è presentato in banca chiedendo un miliardo, ma se ne è andato senza il bottino e Dell’Utri ci è rimasto malissimo: minchia, che i soldi miei ti fanno schifo? Notte la prende male, si droga e si sbatte il cadavere della sua amica morta a Bologna, ma poi ha l’illuminazione, una visione in una notte milanese.

Pietro Bosco è nei guai perché ha votato per salvare i finanziamenti all’amico venditore di armi del vicino democristiano, Nobile. Scopre che il tipo è un camorrista e alla Lega so’ ‘ncazzati. “Ci hai sputtanato, hai legato il nome della Lega alla Camorra”, pensa come se so incazzati dopo, quando so usciti i finanziamenti illegali, la banca fallita, i cazzi de Bossi senior e junior. Vabbè, ma questa è un’altra storia, questo è il futuro… It’s a murder. Per fortuna, la Procura di Milano ha chiesto l’autorizzazione a procedere per Nobile e ora Bosco ha la possibilità di redimersi votando a favore dell’arresto del democristiano. Intanto, il leghista scopre che Miriam Leone/Veronica Castello è incinta, perché balla non coreografata e beve il vino direttamente della bottiglia. Lui vuole il bambino e costruire una famigliola da Mulino Bianco. Lei è combattuta e non vuole perdere l’unica opportunità di carriera che ha mai avuto. Lui addirittura le racconta la storia del fratello Mirco, morto in un incidente automobilistico quando lui era alla guida. Sarà però il successo professionale della sorella a cambiare qualcosa in Veronica. Infatti, la giornalista del Corriere della sera è stata invitata da Lorella Cuccarini a diventare la finestra seria di Buona Domenica. In un dialogo avvenuto nei camerini di Canale 5, la giornalista-Castello truccata come una zoccola (meno male che avrebbe dovuto essere il momento serio di Buona Domenica conciata come una sciantosa) parla con la Castello-Zoccola e quando arriva la Cuccarini la soubrette rosica e decide di abortire. “Siamo donne… Oltre le gambe c’è di più”. Quando lo dice a Bosco, il rugbista vuole il terzo tempo, zompa de qua zompa de là, tra na biretta e un’altra cerca di strangolare la donna, ma rinsavisce, si mette a piangere come una donnetta del popolo e la grande soubrette lo molla.

-Bibi, te puzzano le ascelle e nun sai parlà -Benvenuto nell'Aids
-Bibi, te puzzano le ascelle e nun sai parlà
-Benvenuto nell’Aids

Pastore continua la caccia ai Mainaghi e segue una partita di sangue infetto grazie a una cimice che ha nascosto nell’ufficio di Bibi: sappiatelo, non è una cimice ma un airone, il microfono è talmente grosso che lo ha fotografato e postato su Twitter perfino la Cristoforetti dalla Stasione Spaziale Internazionale. Bibi è talmente fatta che non si è accorta di niente, però arriva ancora una volta prima e fa bruciare il lotto di sangue infetto. Capito la tossica? Riesce a fare la scelta giusta senza far incazzare gli amici malavitosi. Però Pastore riesce a tornare nel Pool Mani Pulite e in una giornata di metà dicembre può dare la notizia: “Siamo arrivati a Craxi”, al suo fianco uno sfigato pelato fa il pugnetto tipo Murray dopo un punto importante. Come i vecchi fratelli Duke, Pastore aveva scommesso mille lire con Di Pietro che beccavano il segretario del Psi. L’attacco al potere” (o podere? Chiedetelo alla Falco) è finalmente riuscito.

Un grande risultato: mille lire da Di Pietro
Un grande risultato: mille lire da Di Pietro

Notte milanese ed epilogo
La chiosa della serie è affidata al racconto di un evento che l’età mi offre il privilegio di ricordare: l’apparizione dei cartelloni 6×3 con l’effige di un neonato sorridente e lo slogan “Fozza Itaja”. Quando Notte porta Bibi ad ammirarlo davanti al Duomo, riceve una telefonata. Non dice chi fosse dall’altra parte della cornetta, ma dal sorriso che Notte sfoggia si capisce che è Silvio. Alla fine Notte, che in dieci puntate di 1992 se ne è trombate una decina mal contate, esclama “Sarà un 1993 meraviglioso”. Peccato che polizia e carabinieri arrivano al cantiere dove Venturi ha trovato degna sepoltura e sequestrano tutto: in carcere, l’idea meravigliosa di Stefano Accorsi sarà praticare sesso anale. Speriamo di non vedere la scena in cui Accorsi/Notte si tromba Venturi/Roja.

In difesa di Tea Falco
Tanti l’hanno attaccata, alcuni hanno provato a difenderla, altri hanno detto che è stata brava. In una serie con alcune pecche storiche indifendibili (la figurina di Nocerino che gioca nel Palermo, in anticipo di circa 16 anni, la fotografia di Scalfaro presidente della Repubblica quando non era stato ancora eletto), sono presenti anche difetti tecnici imperdonabili. La sequenza con Boldi alla convention Pubblitalia in cui non si sente niente è uno di questi. Su Tea Falco mi limito a dire: semplicemente, confrontate la differenza di dizione tra lei e gli altri. Antonio Gerardi fa Di Pietro, parla mezzo napoletano e mezzo molisano, ma si capisce ogni sillaba. Caprino che interpreta il leghista Bosco è siciliano come la Falco e scandisce ogni singola sillaba. Non si può far passare il biascicare inconsulto della Falco come recitazione. Non si può dire che è stata brava. L’unica che non si capisce quando parla è la  Falco/Mainaghi. Ciò è imperdonabile.

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