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La solitudine del primo episodio #8

Homeland 2

Che cos’è (potrebbe contenere spoiler)
La serie rivelazione della passata stagione, con due attori pluripremiati come Damien Lewis e Claire Danes. Avevamo lasciato il primo alle prese con la carriera politica e sicuro di aver eliminato la rivale che, la seconda, al termine dell’ultima puntata delle prima serie ha l’illuminazione decisiva su Lewis/Brody proprio un attimo prima che i dottori le friggessero il cervello con l’elettroshock.

Come è?
Ha stupito tutti e trattenuto milioni di americani e il sottoscritto inchiodati alla tv con un thriller cospirazionista, spionista, azionista. Ora viene il difficile: riuscire a tirarla per le lunghe con la storia del traditore/terrorista/islamista che si insinua sempre di più nei gangli vitali del sistema americano.

Il primo episodio?
È stato uno shock: vedere Carrie alle prese con il giardinaggio, la lasagna vegetariana da preparare il martedì e correggere compiti di inglese; è stato un trauma da cui potrei non riprendermi. Mi è anche sembrato fiacco l’espediente scelto per riportarla al centro dell’azione, con Saul, l’unico vero amico che ha mai avuto nonché mentore, che la coinvolge su una sua vecchia fonte che, stranamente, si fida solo di lei.
Brody d’altra parte è preso tra i dovere di padre e marito e quelli di terrorista. Tutti gli danno ordini e la cosa potrebbe non stare più bene all’ex marines. La moglie si incazza quando scopre che Brody è diventato seguace di Maometto, mostrandosi ben più interessata alla vita patinata da possibile moglie-di-un-vicepresidente mentre Nicolas si avvicina alla figlia e qui ci manca che pure la ragazzina abbracci il Corano. Dall’altra parte, il suo “vero” capo, il terrorista Abu Nazir lo richiama alla sua fedeltà

C’è la fica?
Purtroppo no, a meno che non vi piaccia Claire Danes, il che può essere una posizione rispettabile ma per me è troppo secca. Morena Baccarin sembra peggiorata da un giorno all’altro. Però Israele bombarda l’Iran: non è esattamente la stessa cosa ma da qualche parte dovremmo pure cominciare.

Continuerò a vederlo?
Be’, c’è tanto da scoprire.

Boardwalk empire 3

Che cos’è (potrebbe contenere spoiler)
“Atlantic City, 1920. Quando l’alcool fu messo fuorilegge, i fuorilegge divennero i re”. È la serie tv prodotta da Scorsese e Wahlberg. Lo stesso regista di … (vabbè, lo sapete, è inutile che sto a elencare questo o quel titolo) ha diretto la prima puntata della prima stagione; addirittura fu presentata come un grande evento a un Festival del cinema di Roma di qualche anno fa. Gangster, proibizionismo, un’epoca affascinante e Steve Buscemi, capofila di una schiera sublime di attori come Kelly Macdonald, Michael Shannon e Michael Stuhlbarg.

Come è? (potrebbe contenere spoiler)
Le prime due stagioni splendide, chiuso dal rutilante e sanguinario finale della seconda stagione che ci ha privato di Michael Pitt.

Il primo episodio?
È stata una sinfonia dolce/amara. Se Nucky/Buscemi continua a catalizzare l’attenzione con un personaggio che ora è perseguitato dai fantasmi del passato manco fosse il Tom Kane di Boss (e almeno quest’ultimo ha la scusa delle allucinazioni causate dalla malattia, mentre la scusa di Nucky/Buscemi per quei sogni può essere solo aver mangiato pesante) e allo stesso tempo schiavo della gnocca verso cui sviluppa una certa propensione a intenerirsi, il primo giro di walzer della stagione 3 è preoccupante. Preoccupa la mancanza di uno scatto vitale, ci si affida ai soliti clichè di violenza per cercare di scioccare, come l’ennesimo omicidio casuale che vediamo dopo 24 episodi, delitti maturati per futili motivi. Il personaggio più interessante della passate stagioni, Richard Harrow, è stato limitato a fare il babysitter e a coltivare il ricordo dei genitori – soprattutto della madre – nel piccolo erede di Jim Darmody, prima del colpo di scena finale, la vendetta nei confronti di chi ha assassinato Jimmy, che lo pone comunque come un personaggio chiuso nel passato, come la stessa Gillian Darmody gli ricorda. Invece, i personaggi sono proiettati in una nuova era, il 1923: Nucky esprime il suo disprezzo verso l’alta borghesia di Atlantic City con una faraonica festa di Capodanno, mentre gioca a fare il filantropo grazie alla bigottaggine della moglie che, nel frattempo, sembra aver imparato le sottili armi dell’inganno e della velata minaccia. Mi è sembrato sterile il risvolto narrativo dell’aviatrice Carrie Duncan che sembra rappresentare quell’anelito di libertà che Margharet/ Macdonald prova ma non riesce a seguire completamente. Insomma, sono tutti cattivi, persino i bambini e Shannon/Van Alden prepara una delle più imprevedibili conversioni a U nella storia della lotta al crimine.

C’è la fica?
Grazie a Dio non manca. Io sono pazzo di Gretchen Mol, bona come er pane mentre aspetto con ansia quando mostrerà di nuovo le tette. Persino la moglie del bigotto Nelson Van Alden sembra avere dei numeri.

Continuerò a vederlo?
Non so. Attualmente sto al terzo episodio e i sogni di Nucky mi hanno un po’ stancato. Aspetto le tette di Gretchen, poi vediamo.

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