Prima visione – I can't fly but I can kick your ass
C’è un momento preciso in cui i film sui supereroi hanno smesso di essere una “cosa seria”, ovvero un prodotto che fosse di puro intrattenimento ma con un’ispirazione “alta”, un approccio da film “grande” con la voglia di dare spessore ai personaggi, facendoli muovere secondo pulsioni importanti, riuscite o meno che fossero. Da questo punto di vista, la svolta, a mio parere, è stato Iron Man. Con esso, la pellicola tratta dal fumetto è entrata nella dimensione del cazzeggio: della serie, se c’è una bella improvvisazione basata sul niente ma divertente la inserisco a scapito di una scena di azione o di un dialogo che renda coerenti le azioni del protagonista.
Kick-Ass è un prodotto di questa cultura cinematografica, ma soprattutto qualcosa di più. Inizia come un film demenziale e piano piano cambia chiave di lettura due o tre volte, forse quattro. Sterza verso la commedia romantica sugli adolescenti in crisi ormonale, poi salta verso Spiderman nel momento in cui il protagonista – il ragazzo che vuole essere Kick Ass – decide di “diventare” un supereroe; poi cambia ancora, Watchmen e la crisi filosofica: prende il sopravvento l’amara considerazione sulla società; al culmine di tutto questo, diventa Il Cavaliere Oscuro: il crudo realismo allunga la sua ombra e gli schizzi di sangue e la pazzia sembrano toccarci.
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E la cosa incredibile è che nella percezione del passaggio, tutto è tenuto insieme dalla sottile linea rossa dell’amore per il mondo dei supereroi, l’autentico brodo di cultura di questa operazione, e una leggerezza scanzonata, un approccio quasi lazzarone che riesce a tenere tutto molto digeribile per lo spettatore.
Senza stare a ricamarci sopra, Kick-Ass è uno dei migliori film sui supereroi e sui fumetti che abbia mai visto: è divertentissimo, ma ha dei personaggi veri che non sono macchiette e tanto meno abbozzati, ci sono un paio di scene di azione da lasciare senza fiato. Kick-Ass è una pietra miliare del genere. Se non basta, Kick-Ass è una sfida mediatica perchè mescola YouTube, i videogame, la tv e i video di propaganda di Al Qaeda, cercando qua e là risposte alla domanda su come nasca la celebrità nella nostra epoca… Senza contare, e mi ripeto, che due o tre momenti sono alcune delle sequenze di showdown più belle degli ultimi anni.
È un film che non sarebbe mai stato possibile senza Iron Man, o Il Cavaliere Oscuro, e con essi mantiene un debito e un costante riferimento.
Il merito è anche dei personaggi e degli attori. Dave/Aaron Johnson è il classico geek invisibile ai suoi coetanei che passa il tempo a fare cose da sfigati tipo leggere fumetti con gli amici sfigati come lui. Nella sua vita non c’è niente di eccezionale o straordinario, solo la domanda sul perchè a questo mondo “milioni di persone vogliano essere come Paris Hilton e nessuno come Spiderman”. Così decide di indossare un costume e, senza alcuna preparazione, sfidare il crimine. Rischia di lasciarci le penne. Si risveglierà con delle lame di metallo e nelle ossa e i nervi danneggiati (vi sembra familiare? La parola Wolverine vi dice nulla?). Continua la sua missione e riesce a diventare un fenomeno del web: il video delle sue avventure diventa subito il più cliccato, tanto che il padrino malavitoso della città, interpretato da un Mark Strong in grande spolvero, pensa sia lui a fare fuori i suoi scagnozzi. In questo gioco di equivoci si inserisce Nicolas Cage che interpreta il vero supereroe e con sua figlia sta mettendo alle strette il criminale, in passato responsabile della morte della moglie. E perfino il figlio dello Strong mafioso si mette in testa di fare il supereroe, ma passando al lato oscuro. Ognuno ha il suo doppio, il suo specchio: eroe-antieroe, sfigato dalla parte del bene-sfigato dalla parte del male.
Il regista Matthew Vaughn è il felice (te credo!) marito di Claudia Schiffer. In passato ha diretto Stardust e prodotto un paio di film di Guy Ritchie (Lock&Stock e The Snatch, il primo l’ho interrotto a metà, il secondo mi manca) ed è il perfetto miscelatore che ha messo in scena l’adattamento di questo fumetto che non conoscevo. Il suo autore, Mark Millar, ha cercato di indagare le origini dei supereroi e di metterli alla prova in condizioni estreme, fuori del loro universo di riferimento: in un suo fumetto ha fatto precipitare la navicella di Superman neonato nell’Unione sovietica e non nel Kansas… sicuramente avrebbe avuto una tutina completamente rossa.
Il cast è assolutamente perfetto: perfino Cage, per una volta, è naturale, benché incarni un padre “agli estremi”, una sorta di Bruce Wayne che cerca di allevare una bambina di 11 anni come una supereroina. E per una volta ha dei capelli normali, come non accadeva dal 1986. Ma le autentiche sorprese sono Christopher Mintz Plasse (anche se non può essere considerato una sorpresa dopo il suo strepitoso McLovin in Suxbad) e Chloe Moretz, incredibile nei panni di Hit girl. Proprio grazie a Moretz/Hit Girl il film cambia definitivamente passo, disturba e diventa anche moralmente scomodo.
Insomma, appuntatevi da qualche parte questo titolo, in attesa che arrivi anche in Italia.
Il dialogo
-«Hanno cambiato la faccia dell’ape sulla confezione?»
-«No»


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