Visioni (di molto) successive – Carnegie delicatessen restaurant

Finite le divagazioni.
Danny Rose è un manager sfigato che gestisce artisti sfigati e per una serie di sfigatissimi eventi rischia di restarci secco per colpa di Mia Farrow. Più o meno quello che gli è capitato nella realtà (scusate, avevo promesso, la faccio finita). Broadway Danny Rose è il tributo di Allen al cinema italiano – un po’ come Interiors fu per quello svedese e Io & Annie una nemesi per tutta la costa occidentale degli States ed il cibo macrobiotico – una commedia che cerca di travalicare i confini di genere, incastonandola dentro un tributo voluto a un particolare tipo di cinema: il nostro, le nostre commedie anni ‘50 e ‘60, quelle insomma che io odio, quasi tutte. Tutto nel film trasuda italianità: dai gangster alle facce fino ai nomi visti sui titoli di coda. Però non manca New York, ancora angoli da scoprire della Capitale dell’Impero, con la parata, i ristorantini dove gli attori si ritrovano a notte fonda a mangiare, bere e chiacchierare, e tante esistenze ai margini, dei quasi falliti, ma di successo. Su questo tono è uno dei lavori meglio riusciti di Allen anche se io, appassionato alleniano della prima ora, preferirei rivedermi Zelig, Io & Annie o Stardust Memories, piuttosto che pensarlo a crescere un futuro Christian De Sica.

la vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai cosa ti può capitare
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