The Burning Plain – Il culo del Martini non c’è più
L’avvenimento fondamentale di The Burning plain si consuma pochi minuti dopo l’inizio del film: il nudo di Charlize Theron, che si mostra in tutta la sua bellezza. Bellezza che non impedisce di notare che il bel sedere che conoscevano dai tempi della pubblicità del Martini, è stato inesorabilmente corrotto dalla forza di gravita. Le cose belle della vita finiscono tutte: sarà bello ricordarlo come era. Quelle curve rotonde sono inesorabilmente scivolate verso il basso. Un po’ come il cinema di Arriaga che confeziona una palla assordante anche un po’ presuntuosa che si poggia sulla teoria che è alle bionde gringos piacciono gli emigranti messicani. Un film che echeggia troppo di Babel e 21 grams mentre Kim Basinger, malgrado il tempo passi anche per lei, non ce la proprio a sembrare una sciatta casalinga del sotto-sotto proletariato urbano americano: troppo glamour, troppo bella, troppo bionda.
Però sono riuscito a trarre due lezioni da questa visione: la prima è che a dare dei passaggi alle sconosciute ci si rimedia sempre qualcosa (come quando la Theron si offre al messicano che l’accompagna a casa); che se i film li sceglie la mia amica Emanuela sono problemi veri: non proponeva un film dai tempi di “Saturno contro” ed un motivo evidentemente c’era.

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Ahah, sempre divertenti le tue recensioni!
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Ancora un recensione negativa per il film di Arriaga. Era una cosa che mi aspettavo. Se in “21 grammi” c’era qualche problema di sceneggiatura la colpa era la sua che era lo sceneggiatore.
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L'ultima piega del passo di Charlize alla Cittadella
di V.S.Gaudio
Il poeta questo qualcosa sta ascoltando:
le dernier pas du désir, la sospensione, o l’esasperazione, dell’ultima posa,
l’ultima piega del passo, l’ultima luce dello splendido pondus della longilinea mesomorfa.
L’allure-tratto che riempie il nulla che c’è attorno,il n’y a persone,là, la voici dans un escalier qui, lui, est dans le soleil. Verticale, au comble du désir.
E’ questo che è venuta a fare Charlize Theron a far vedere il corpo, e “per far vedere un corpo bisogna o spostarlo, rifrangerlo nella metonimia del suo vestire, o ridurlo a una delle sue parti”[i]:
si è spostata, dalla Crocetta alla Cittadella,
dal luogo in cui è avvenuto il kairos al luogo in cui- il poeta se ne avvedrà dopo, con l’esprit de l’escalier, quando lei, au comble della misura sull’escalier, entrando nella scuola, definirà la sua traccia – il kairos può avere una storia poiché è lì che l’identità di quel corpo può, potrà, essere definita.
[i]Roland Barthes, Sade II, in: R.B., Sade, Fourier, Loyola, trad. it. Einaudi. Torino 1977:pag. 115.
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