Barry Lyndon è bellissimo e non ti consola
Barry Lyndon è il film più spietato di Stanley Kubrick: luce a candela, zoom lentissimi e destino già scritto. Un capolavoro che usa la bellezza come condanna.
Barry Lyndon di Stanley Kubrick, uscito nel 1975, è spesso ricordato come uno dei capisaldi della cinematografia: luce naturale, composizioni pittoriche, eleganza formale portata all’estremo. In realtà è uno dei film più crudeli mai realizzati sull’ascesa sociale e sul destino umano. Dietro ogni inquadratura perfetta si nasconde un giudizio implacabile: la bellezza non consola, il successo non salva, il tempo presenta sempre il conto. Kubrick usa il cinema storico non per raccontare il passato, ma per mostrare come lo sguardo costruisce — e distrugge — il senso della Storia. Ma soprattutto, mostrare il triste destino dell’essere umano, sballottolato da forze più grandi e potenti di lui.
Dopo 2001 e Arancia Meccanica: Kubrick entra nella Storia
Dopo l’utopia metastorica di 2001: Odissea nello spazio e la violenza vitalistica di Arancia Meccanica, Kubrick decide di affrontare la Storia. Ma lo fa a modo suo. Come scriveva Enrico Ghezzi, entra nella camera rococò di 2001 e precipita lo spettatore in una nuova avventura visiva.
Barry Lyndon non è un film storico tradizionale. È un film sulla visione della Storia. Kubrick prende il romanzo di William Makepeace Thackeray e compie un’enorme operazione di sottrazione: elimina la soggettiva, rallenta il ritmo, sostituisce l’io narrante con una voce onnisciente che anticipa gli eventi e nega qualsiasi suspense.
Il destino del protagonista è inciso fin dal primo fotogramma. Non c’è redenzione. Non c’è illusione.
La voce narrante e il rifiuto dell’identificazione
Kubrick rifiuta il narratore in prima persona del romanzo perché il cinema, dice, è per forza realtà oggettiva. Un Barry che racconta se stesso avrebbe funzionato solo in una commedia, mostrando le differenze tra realtà e percezione di se stesso. Barry Lyndon, invece, non è una commedia.
Ogni ascesa è già una caduta annunciata. Ogni successo è temporaneo. Kubrick non chiede empatia, chiede distanza. E in quella distanza costruisce la sua forma di crudeltà.
La luce a candela: quando la bellezza diventa una trappola
Uno degli elementi più celebri di Barry Lyndon è l’uso della luce naturale. Kubrick scopre che la Zeiss ha sviluppato per il programma Apollo un obiettivo straordinario: lo Zeiss Planar 50mm f/0.7, uno degli obiettivi più luminosi mai realizzati. Se lo fa adattare da Ed DiGiulio alle cineprese Panavision, rendendo possibile girare scene davvero a lume di candela.
Non è una scelta estetica. È una scelta ideologica. Kubrick rifiuta le luci artificiali per evitare la patina dei film in costume. Vuole un XVIII secolo reale, non idealizzato. La luce delle candele, combinata con architetture autentiche, crea un’immagine pura, quasi documentaristica.
La bellezza di Barry Lyndon non serve a rendere il mondo migliore. Serve a renderlo implacabile.
Pittura, tableaux vivants e realismo storico
L’influenza della pittura del Settecento è evidente: Watteau, Zoffany, Gainsborough, Reynolds, Hogarth. Ma Kubrick non cita: assorbe. Le inquadrature diventano tableaux vivants in movimento, immagini che respirano lentamente e imprigionano i personaggi dentro una composizione che li sovrasta.
Tutto è girato in ambienti reali: castelli, tenute, edifici storici in Irlanda, Inghilterra e Germania. Barry Lyndon è il primo film di Kubrick realizzato interamente in location autentiche. Tre anni di lavoro, 300 giorni di riprese, 11 milioni di dollari di budget.
Lo zoom kubrickiano: ridimensionare l’Uomo
All’epoca lo zoom era considerato uno strumento televisivo, una scorciatoia. Kubrick lo trasforma in scrittura cinematografica. Gli zoom di Barry Lyndon sono lentissimi, fluidi, ottenuti con un joystick che elimina ogni scatto.
La macchina parte dal dettaglio e arretra fino a inglobare il personaggio nello spazio. Non è un movimento spettacolare: è un giudizio. L’uomo viene progressivamente ridotto, assorbito dal mondo che credeva di dominare.
Accanto agli zoom, carrellate lunghissime accentuano la grandiosità dell’impianto visivo. Ma non glorificano i personaggi: li schiacciano.
Ryan O’Neal e il volto giusto
Ryan O’Neal è spesso considerato un protagonista “freddo”. È esattamente il motivo per cui Kubrick lo scelse. Barry Lyndon aveva bisogno di un volto bello e opaco, privo di conflitto apparente. Attori come Pacino, Nicholson o Hoffman avrebbero portato un carisma sbagliato.
Barry non è un eroe tragico. È un uomo che occupa spazi sociali senza comprenderli. E quando li perde, il film non gli concede alcuna indulgenza.
La colonna sonora come destino
Kubrick rinuncia a una colonna sonora originale e utilizza musica di Händel, Bach, Schubert, Vivaldi. La Sarabanda di Händel, riorchestrata da Leonard Rosenman, diventa il battito del film: solenne, ripetitiva, inevitabile.
La musica non commenta le immagini. Le giudica. Avanza come il tempo, senza possibilità di deviazione.
Perché Barry Lyndon è il film più cattivo di Kubrick
Barry Lyndon non è lento. È impassibile. Usa la bellezza per togliere conforto, la luce per negare redenzione, la Storia per smontare il mito dell’ascesa sociale.
Kubrick non racconta una storia: insegna come guardarla.
E una volta imparato quello sguardo, non è più possibile tornare indietro.
Ecco le migliori frasi e citazioni di Barry Lyndon.
Le migliori frasi e citazioni di Barry Lyndon
Barry era una di quelle persone abbastanza furbe da impadronirsi di una fortuna ma incapaci di conservarla. Infatti, le qualità e le energie che portano un uomo a conquistare una fortuna sono spesso le stesse che lo portano poi a perderla.
Ho tolto il nastro che avevo intorno al collo e l’ho nascosto sulla mia persona. Se lo trovi, puoi tenerlo. Ti permetto di cercarlo dovunque tu voglia: sarò molto delusa di te se non lo troverai.
Buonasera, signor Barry, ve la siete fatta la mia signora?
Mi scusi, ma non capisco. Suvvia, signore, preferisco di gran lunga aver fama di cornuto che di imbecille!
Una donna che ha un debole per le uniformi deve essere preparata a cambiare amante molto alla svelta o la sua sarà una vita molto triste. La voce narrante (Michael Hordern)
Furono chiamati i dottori. Ma cosa può fare un dottore contro lo spietato e invincibile nemico. Tutti coloro che lo visitarono dovettero constatare che le condizioni del ragazzo erano disperate. Rimase ancora con i suoi genitori per due giorni e fu ben triste conforto il sapere che non soffriva. La voce narrante
Non sono pentito! E non chiedo affatto scusa! E inoltre piuttosto che Dublino vado all’ inferno…Barry Lyndon
Egli ama come un uccello canta o come una rosa sboccia dalla natura. Barry Lyndon (Ryan O’Neal)
I gentiluomini possono parlare dell’era della cavalleria. Ma pensate ai contadini, ai ladri di bestiame, ai furfanti che essi comandavano… È con questi strumenti che i grandi guerrieri e i re hanno fatto il loro feroce lavoro nel mondo. (Redmond Barry)
Mi rimane da darti solo un centinaio di ghinee…Perché ho perso il resto a carte ieri sera. Baciami, ragazzo mio, perché non ci rivedremo più… (Capitano Grogan) [ultime parole]
Mi dispiace, papà…Non mi frusterai, vero? Bryan Patrick Lyndon
Mi racconti di nuovo…La storia del forte…? (Bryan Patrick Lyndon)[ultime parole]
Redmon Barry: Ritengo, sir Charles Lyndon, che voi abbiate bevuto troppo!
Sir Charles Reginald Lyndon: Uh uh, cosa?
Redmond Barry: Si dà il caso che il vostro cappellano, il signor Rant, mi abbia introdotto nella compagnia di vostra moglie perché mi consigliasse in una questione religiosa di cui lei è notevolmente esperta.
Sir Charles Reginald Lyndon: Ah ah ah! Si vuole…Infilare nelle mie scarpe! Ah ah ah! Si vuole infilare nelle mie scarpe! È un piacere per me, signori, proprio quando mi sto avvicinando alla fine scoprire che a casa si preoccupano tanto di me: mia moglie mi vuole così bene che sta pensando di nominarmi un successore! È invero un conforto vederla da accorta donna di casa preparare il necessario in vista della mia dipartita!
Redmond Barry:…Spero non pensiate di lasciarci presto, Sir Charles.
Sir Charles Reginald Lyndon[ultime parole]: Non così in fretta, mio caro, come a voi forse penso piacerebbe! Mi hanno dato tante volte per spacciato, ultimamente, e c’era sempre un candidato, o anche più di uno, in attesa di farsi avanti per la successione! Mi dispiace per voi, signor Barry: ci soffro a fare aspettare voi o qualsiasi altro signore! Non fareste meglio ad accordarvi col mio dottore, o a dire al cuoco di condire la mia minestra con l’arsenico, eh? Non è detto ancora che io non viva tanto da vedere il signor Barry impiccato! Ah ah ah!
Reginald Barry: Signore…Lasciate che rida chi vince. Signori. [Esce dalla stanza, e in quel momento Sir Reginald ha un infarto]
Fu durante il regno di Giorgio III che i suddetti personaggi vissero e disputarono. Buoni o cattivi, belli o brutti, ricchi o poveri, ora sono tutti uguali. (Didascalia a schermo)
Categorie




