A House of Dynamite – Kathryn Bigelow e i 17 minuti prima della fine: recensione, migliori frasi e citazioni
C’è un momento, in A House of Dynamite, in cui il tempo smette di essere una misura e diventa un’arma. Kathryn Bigelow prende i 17 minuti che precedono l’impatto di un missile intercontinentale su Chicago e li dilata come una gomma da masticare nucleare: tre punti di vista, tre versioni, zero possibilità di fuga.
Un thriller procedurale disponibile su Netflix che pare scritto da Kubrick dopo una maratona di Black Mirror, girato come un prequel di The Day After e ritmato come se Wargames fosse diventato adulto, si fosse comprato un mutuo e avesse scoperto che la deterrenza è solo un modo elegante per dire “ci stiamo fottendo da soli”.
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Bigelow costruisce la tensione come un countdown da incubo: c’è il generale che scherza sulla partita di baseball (la calma dell’abisso), la responsabile dell’unità di crisi (Rebecca Ferguson, troppo poco presente, ed è un crimine di guerra cinematografico) che cerca di parlare col marito dal pediatra per il figlio influenzato, e il suo vice, pronto a una proposta di matrimonio interrotta dal missile più ansioso della storia del cinema.
Ecco la chiave: Bigelow non fa esplodere il mondo – lo disintegra proceduralmente. Mostra come ogni protocollo, ogni norma nata per evitare la catastrofe, finisca per generarla. Un meccanismo perverso, burocratico, dove nessuno ha davvero torto ma tutti hanno una checklist da rispettare. È Il giorno dopo in formato Excel.

Nel terzo atto, entra in scena il Presidente (un Idris Elba stanco come un lunedì di novembre) costretto a rispondere con altri missili “per non sembrare debole”. Non sa da dove sia partito l’attacco, non sa chi colpire, ma deve colpire. Perché il mondo non è più contro una nazione: è un mondo di ombre, di droni senza bandiera, di responsabilità evaporate.
Bigelow semplifica la complessità — e non per banalizzare, ma per rendere la paura leggibile. Mostra il cortocircuito tra macchina e umano, tra decisione e automatismo. Siamo stati compromessi, dice tra le righe. E il paradosso è che proprio la deterrenza — quell’architettura nata per impedire l’apocalisse — diventa il detonatore perfetto.
A House of Dynamite non è solo un film: è un manuale d’istruzioni per il collasso morale del XXI secolo, girato con la freddezza chirurgica di chi sa che il vero orrore non è la bomba, ma la riunione Zoom che la precede.
In fondo, non serve un missile per distruggere il mondo: bastano 17 minuti di procedure ben eseguite.
****½ Fa un po’ di tutto, anche se tutto quello che fa è bello ma inutile, un po’ come la matematica pura: magari non serve, ma è sublime.
Ecco le migliori frasi e citazioni di A House of Dynamite
Le migliori frasi e citazioni di A House of Dynamite
Clangore di spade o silenzio? Non so cosa mi preoccupa di più
November, Delta, Oscar, 1117
Ho sentito un podcast. L’autore diceva è come aver costruito una casa imbottita di dinamite. Facciamo tante bombe e tanti piani e le mura sono pronte a esplodere, ma continuiamo a viverci.
Quindi ha accettato questi termini: se non ci muoviamo si ritirano.
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