Alien: Earth – Noah Hawley sbarca su Disney+ e porta lo xenomorfo a fare shopping in un grattacielo del Sud-Est asiatico
Prime due puntate promosse: tra citazioni a manetta, un po’ di Blade Runner, cyborg, ricchi annoiati e la solita Alice nel Paese delle Metafore Finite
Avete presente quando un franchise cult torna con una nuova serie e tutti dicono “No, non rovinatelo”?
Ecco, stavolta tocca ad Alien, ma dietro la cloche c’è Noah Hawley, quello che ha preso Fargo e Legion e le ha trasformate in tv di qualità. Solo che qui decide di andare dritto alle origini — e al cuore dei fan — dichiarando subito: “Per me il canone sono Alien di Ridley Scott e Aliens di James Cameron”. Amen.
Le prime due puntate di Alien: Earth, disponibili dal 13 agosto su Disney+, partono con un atto d’amore cinefilo: titoli di testa che si compongono lentamente come nel ’79, carrelli lenti nei corridoi della astronave Maginot, astronauti che si svegliano e colazione che strizza l’occhio alla scena del “chestburster”. Poi: taglio netto e la Maginot precipita… sulla Terra. Un tabù della saga, risolto però alla Hawley: niente campagna aperta, ma l’astronave incastrata in un mega grattacielo del Sud-Est asiatico. Dentro, un’unità di soccorso scopre che la nave era uno zoo interplanetario. Indovinate cosa va storto?
Visivamente si sta nel “così così”, ma tematicamente Hawley pesca anche da Blade Runner: non solo mostri e corporazioni galattiche, ma cyborg, vita sintetica e bambini malati trasferiti in corpi artificiali. Peccato per i rimandi insistenti ad Alice nel Paese delle Meraviglie — più che una citazione, un tic narrativo che a lungo rompe.
Sul tavolo ci sono ricchi onnipotenti che giocano con la vita e la morte, proletari dello spazio, soldati sudati, schiavitù legalizzata, attualità sociale, cattivi alla Jeff Bezos, riferimenti pop, e quel senso di pericolo che fa parte del DNA di Alien. Per ora, promossa. Ma siamo ancora al prologo: lo xenomorfo non è ancora a piede libero, e il gioco vero deve ancora cominciare.
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