Jurassic World – La rinascita: il ritorno dei dinosauri… con Scarlett Johansson e qualche trauma

Jurassic World – La Rinascita è il primo film della saga in cui i dinosauri non sono solo pupazzi da far schiantare sui jeeponi o mascotte da vendere a Orlando, ma creature in un ecosistema ostile, quello terrestre. Tipo noi in fila alla ASL o in tangenziale a Ferragosto.

Hanno scoperto che la Terra è un ambiente inospitale per i dinosauri. Spoiler: lo è anche per noi umani, solo che noi abbiamo Netflix, i gratta e vinci, gli aperitivi con l’hummus, le ZTL, le bollette e i reel motivazionali, quindi ci siamo abituati. E resistiamo.

Alla regia c’è Gareth Edwards, che ha fatto Monsters (capolavoro), Godzilla (quello bello) e The Creator (quello meh).

Ed è chiaro fin dai primi cinque minuti: l’apertura sembra un film di mostri anni ’50, con musica tesa, dinosauro a collo lungo a spasso per New York e che ti mangia l’autotune. E mentre pensi “Wow”, parte il film. Quello vero.

La sceneggiatura è di David Koepp, cioè quello che scrisse Jurassic Park (quello col bicchiere d’acqua e la capra), e stavolta s’è dato delle regole:

1.Roba scientificamente plausibile

2.Dialoghi non da telegiornale Rai 1

3.Niente copia-incolla dai film precedenti

Risultato? Un film con un respiro nuovo, che assomiglia a un videogame (livelli, boss finale, personaggi con trauma sbloccato) ma almeno non ti sembra di stare a vedere sempre Alan Grant che guarda un Triceratopo e dice “O mio Dio”.

La missione: recuperare il DNA da tre dinosauri viventi – uno di terra, uno d’aria, uno d’acqua. Tipo Pokémon, ma con più disgrazie e meno Pokéball.

Quindi c’è il Titanosaurus (spoiler: non è piccolo), il Quetzalcoatlus (spoiler: vola) e il Mosasaurus (spoiler: morde la barca, ma pure le aspettative).

I personaggi?

Finalmente non sembrano scappati da un tutorial di recitazione con Chris Pratt.

C’è Scarlett Johansson che interpreta Zora Bennett, cioè una spia con i traumi a forma di artiglio.

Mahershala Ali è il tipo taciturno ma con lo sguardo che ti fa confessare anche le bugie dette all’asilo.

Rupert Friend è Martin Krebs, l’uomo che dà le missioni, il Nick Fury con meno occhiate e più briefing.

Jonathan Bailey è il paleontologo serio.

Ed Skrein è Ed Skrein, cioè lo stronzo.

Ma il recuperone dal primo film è la struttura a due gruppi paralleli:

•Il team mercenari & scienziati;

•La famigliola con padre, figlie e fidanzatino speronati dal dinosauro marino mentre fanno i radical chic in barca a vela.

Ma dico io: come te viene di attraversare l’oceano passando in mezzo ai dinosauri malati e incazzati? Come quelli che partono con le scarpe da tennis per scalare la montagna in mezzo alla tempesta e poi bisogna correre a recuperarli con l’elicottero. 

E poi ti godi la tensione in ambiente chiuso, le fughe a bordo di veicoli che si ribaltano, lo stupore davanti ai dinosauri che camminano a rallenti con le luci giuste, ma soprattutto personaggi che fanno cose invece di raccontarti come si sentono.

E il finale?

C’è il boss finale. Sembra Alien o il Rancor di Star Wars, ma gioca a ARK: Survival Evolved. Fa paura. Non parla. È un dinosauro, mica uno sceneggiatore Marvel.

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GIUDIZIO FINALE

Jurassic World – La Rinascita non reinventa la ruota (né il Tirannosauro), ma mette binari nuovi sotto lo stesso treno.

E questa volta, almeno, il treno non deraglia al secondo atto.

Ha ritmo, ha tensione, ha un minimo di dignità, e sembra fatto da gente che ha capito cosa amavamo davvero nel primo Jurassic Park. Ovvero: i dinosauri, la paura e quel senso di meraviglia da museo di scienze naturali misto trauma infantile.

Insomma, forse non sarà il Jurassic Park che volevamo, ma almeno non è quello che temevamo.

**** La vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai cosa ti può capitare

Ecco le migliori frasi e citazioni di Jurassic World – La Rinascita.

Le migliori frasi e citazioni di Jurassic World – La Rinascita

È mutualismo!. Loomis

-Che facciamo ora?
-Cerchiamo di non morire. 

Il 99% delle specie sull aTerra si sono estinte. La sopravvivenza è un’impresa difficile. 

Si tratta di tutti noi, non solo di alcuni di noi.